sexta-feira, 3 de abril de 2009

Il nostro pane

Minha avó fazia pão religiosamente uma vez por semana, pelo menos é o que me lembro até meus doze anos. Como ela morava literalmente na roça, distante da civilização pelo menos uns dez quilômetros, fazer o pão era questão de sobrevivência, ainda que meu avô, por exemplo, preferisse logo pela manhã uma mistura (no prato fundo) de polenta cortada e café com leite. O pão, no entanto, acompanhava o almoço e no jantar era dicionado em pedacinhos (de preferência os mais duros) à sopa, quase sempre pasta e fagioli. Vejam abaixo, recortado do blog da Inês, que na Itália ainda há pessoas que preferem fazer o pão. A matéria vai como curiosidade, inclusive no que diz respeito às famílias "allungate", que vão crescendo pela proximidade dos filhos casados.
Saudações,
Lea Beraldo

La nostra famiglia è una famiglia "allungata", come la definisco io. Vi spiego perchè: eravamo in due, io e mio marito nel lontano 1978, quando abbiamo deciso di formare la nostra famiglia. Nel 1980 è arrivata la prima figlia, nel 1982 il maschio e nel 1983 un'altra bambina. A questo punto eravamo in cinque. I figli sono cresciuti e la più piccola cinque anni fa, si è sposata ed ha avuto tre bimbi. Totale, ora siamo in nove, anche se mia figlia non vive più con noi, non si è spostata di tanto, solo al piano superiore. Già da parecchi anni, una quindicina forse di più, abbiamo pensato di farci costruire un forno per poter fare il pane in casa. Visti i prezzi del pane al giorno d'oggi, siamo ogni giorno più convinti di aver fatto la scelta giusta.

L'addetta alla preparazione della pasta sono io, mentre mio marito fa il fuochista, cioè prepara il forno e lo fa scaldare quel tanto che basta a far cuocere il pane.


Io impasto 12 Kg di farina, 6,5 litri di acqua, un litro di olio di semi di mais, 200 grammi di sale, 200 grammi di lievito di birra e ultimamente ho iniziato a mettere 200 grammi di zucchero, sciolto nell'acqua tiepida in cui faccio sciogliere il lievito. Trovo che questo accorgimento dia risultati eccellenti, in quanto aiuta il lievito a far crescere molto di più l'impasto. A questo punto lascio girare il tutto nell'impastatrice per mezz'ora. Rovescio poi l'impasto su una spianatoia e lo copro con una tovaglia e poi con una coperta di lana. Qui rimane per due ore abbondanti.




Ed ecco il pane dentro il forno. Ci rimarrà circa mezz'ora, quaranta minuti a 275 gradi.


Adesso il pane è cotto. Non mi resta che aspettare che si raffreddi per poterlo ritirare nel frezeer, e per una ventina di giorni sono a posto. Peccato non si possa descrivere il profumo che invade la casa mentre il pane si sta raffreddando. L'unico guaio grosso è che ne mangiamo troppo, specialmente quando è ancora un poco caldo.

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