E' morto a San Paolo Socrate Mattoli, presidente onorario della FILEF, grande figura della comunità italo-brasiliana. All'età di ottantacinque anni ci ha lasciati Socrate Mattoli, un uomo di quelli più unici che rari.Nato nel 1924 a Foligno, comandante partigiano delle Brigate Garibaldi sull'appennino umbro-marchigiano, tra i pochi sopravvissuti della sua brigata, alla fine della guerra si laurea in Ingegneria e si trasferisce in Argentina, dova lavora per alcuni anni alla costruzione di centrali idroelettriche.
Ma già agli inizia degli anni '50 è in Brasile. Il suo nome è legato alla monumentale opera di elettrificazione del grande paese in via di sviluppo. In particolare alla realizzazione della diga di Iguazù, tra le prime del mondo, al confine tra Brasile, Paraguay e Argentina, che fornisce buona parte dell'elettricità dei tre paesi latino-americani.
Ma Socrate non è propriamente un imprenditore, piuttosto un tecnico di grandi qualità e totalmente atipico nel panorama dei manager di quegli anni e anche di quelli a venire: la sua è una cultura fondamentalmente francescana, la finalizzazione della sua attività è l'opera in sè ed i suoi positivi effetti, mai il profitto.
Insieme al suo lavoro è un instancabile operatore sociale. Si occupa di tutto ciò che riguarda la comunità emigrata a San Paolo e non solo. E' uno dei fondatori del Circolo Italiano. Del Circolo degli umbri in Brasile. Presidente del Patronato INCA.
Assiema alla moglie Nicoletta è il realizzatore di quel gioiello educativo che è la scuola italo-brasiliana intitolata ad Eugenio Montale.Una scuola realizzata fin dalle fondamenta, in senso letterale, perchè è Socrate a progettarla e a trovare i fondi per la sua costruzione fisica a Morumbì, con l'unico sostegno dall'Italia proveniente dalla Regione Umbria. Chi la ha visitata ha avuto la sensazione di trovarsi in un luogo in cui la forma e la dislocazione degli edifici danno già l'idea del progetto pedagogico: modernissimo ed avanzato, nel tenere insieme positivamente, i bambini dell'asilo, fino ai ragazzi del liceo, una biblioteca ed una mensa dalle cui vetrate si può osservare lo scorrere libero e insieme metodico della giornata educativa tra i colori dei murales realizzati dai bambini della scuola elementare che riepilogano l'essenza e la storia del continente latino-americano fino all'arrivo degli emigrati italiani nelle piantagioni di caffè: la valorizzazione della cultura indigena insieme a quella dei lavoratori europei.L'energia impressionante di Socrate che lo ha accompagnato fino agli ultimi anni, gli ha successivamente consentito di espandere per tutto lo Stato di San Paolo e per l'intera circoscrizione consolare, passando per il Mato Grosso fino alle propaggini meridionali dell'Amazzonia, nello Stato dell'Acre, l'attività di promozione della lingua italiana tra quelle comunità, attraverso la direzione della Fecibesp, una confederazione di oltre 60 associazioni culturali dedicate alla lingua e alla cultura.Assieme alla FILEF inaugura tra la fine tra gli anni '90 fino al 2004 l'esperienza di corsi di formazione professionale fortemente innovativi che mirano a valorizzare le competenze interculturali dei giovani italo-brasiliani in diversi settori: in circa 10 anni vengono formate sotto la sua supervisione e quella di Francesco Berrettini, centinaia di persone nel settore del commercio estero e delle nuove tecnologie informatiche.Un progetto ancor unico nel suo genere è quello che consente ad un centinaio di docenti italo-brasiliani nelle scuole dello Stato di San Paolo, di usufruire di un aggiornamento annuale nella didattica della lingua italiana.Nella loro piccola fattoria nel Paranà, Socrate e Nicoletta realizzano un modello di gestione produttiva della terra che sarebbe utile conoscere da vicino e diffondere: la coltivazione del caffè è biologica; la terra è gestita nell'ottica della autosufficienza alimentare ed energetica delle famiglie che la lavorano.Vengono recuperate la cultura di produzione contadina che i decenni di monocultura estensiva avevano distrutto nella popolazione dell'interno. Per arrivarvi, mi ricordava Nicoletta, si attraversano gli accampamenti dei Sem Terra dislocati lungo le strade statali, alla ricerca di analoghe soluzioni ragionevoli di esistenza che il Brasile di Lula non ha ancora risolto.In un villaggio degli indiani Moawks, nei pressi di Montreal, campeggiava una frase di un antico capo indiano: "noi non siamo persone che fanno un percorso spirituale, ma siamo spiriti che fanno un'esperienza corporale sulla terra". Non so se valga per tutti noi. Ma forse questo si addice a Socrate Mattoli.Qualcuno conservi e raccolga questo spirito, il suo insegnamento.Un grande abbraccio a Nicoletta e ai suoi figli.
Rodolfo Ricci
http://www.emigrazione-notizie.org
Nenhum comentário:
Postar um comentário