quarta-feira, 23 de setembro de 2009

Berlusconi a New York: con Obama


Berlusconi a New York: con Obamaconfronto su ruolo Italia nelle missioni. Paesi Ue potrebbero boicottare Ahmadinejad.

di Marco Conti
Ilmesasagero.it

New York (23 settembre) - Nel variopinto mondo che circonda il Palazzo di Vetro ogni qual volta si avviano i lavori dell'ormai tradizionale assemblea generale, nonpoteva mancare insieme alla protesta dei "Falungong", ad un corposo gruppo ”di monaci tibetani e ad un nutrito gruppo di ebrei super-tradizionalisti, Gheddafi con la sua tenda. Svanito il sogno di poter issare in Central Park il sul quartier generale, il colonnello libico si dovrà "accontentare" dell'ospitalità nella tenuta di Donald Trump a Bedford nello stato di New York. L'organizzazione della prima volta in terra americana del leader libico, non è stata facile per gli addetti al cerimoniale che hanno lavorato sino all'ultimo per trovare una sistemazione alla tenda del leader della rivoluzione libica e per scongiurare nuovi incontri ravvicinati di Gheddafi con il presidente Obama. Troppo recente il ricordo della liberazione del terrorista libico, troppo presto per mettere una pietra sopra decenni di contenziosi e di embarghi. Il Colonnello parlerà oggi e si attende il tutto esaurito nella sala che per la prima volta ascolterà un suo intervento. Trattamento diverso per il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad che potrebbe veder svuotarsi la sala come annunciato ieri da strettissimi collaboratori del presidente francese da Nicolas Sarkozy. E' atteso il pienone anche per il discorso che terrà il presidente degli Stati Uniti Barak Obama che, prima di parlare nel Palazzo di Vetro, incontrerà i leader dei paesi che contribuiscono agli sforzi di peacekeeping dell'Onu nel mondo. L'incontro è particolarmente delicato vista la difficoltà delle democrazie del vecchio continente a giustificare con le rispettive opinioni pubbliche la partecipazioni a missioni militari - Afghanistan in testa - molto costose in termini economici e di vite umane. In prima fila ci sarà Silvio Berlusconi che è arrivato ieri sera al Millennium hotel di New York e che nei giorni scorsi ha più volte accennato alla volontà di voler discutere con l'alleato della possibilità di ridurre l'impegno del nostro Paese sullo scenario internazionale. L'Italia nelle zone calde del globo schiera oltre nove mila soldati. La maggior parte in Aghanistan, in Libano e nei Balcani, ma numerosi sono anche i nostri militari impegnati in missioni delle Nazioni Unite o dell'Unione Europea in Georgia, Sudan, Gaza, India e Pakistan. Esigenze di bilancio impongono all'Italia di rivedere la presenza dei nostri soldati, senza però compromettere il prestigio nazionale o venir meno agli obblighi nei confronti dei nostri alleati. Stati Uniti in testa.

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