Il commissario Barrot annuncia il piano-pilota per il diritto d'asilo
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BRUXELLES — «Fermezza» e «prudenza», dice il commissario europeo alla giustizia Jacques Barrot, «l'Europa sia un modello di fermezza contro l'immigrazione irregolare e di umanità nell'accogliere i perseguitati». Ma non è facile, non sarà facile, tutti lo sanno: lo si capisce bene anche dal progetto-pilota per la ridistribuzione nella Ue dei rifugiati extracomunitari, e la migliore definizione del diritto d'asilo, approvato proprio ieri dalla Commissione Europea, su proposta dello stesso Barrot. Con un corollario, marcato a voce dallo stesso commissario, che riguarda direttamente l'Italia: «Noi non ci opponiamo al respingimento degli immigrati illegali, ma al fatto che possano esserci fra loro dei richiedenti asilo». Perché «il vero problema» è appunto quelli dei «flussi misti», con illegali e profughi a volte quasi indistinguibili sugli stessi barconi. Non solo: i respingimenti, aggiunge Barrot, non devono «mettere a rischio la vita delle persone: sarebbe inaccettabile». Proprio per questo, a metà luglio, Bruxelles ha chiesto a Roma delle spiegazioni su come viene applicato il diritto d'asilo nel Mediterraneo: una risposta non è ancora giunta, il termine rituale di due mesi sta per scadere, ma «non è il caso di entrare in alcuna polemica». Per ora, quindi, la Commissione Europea si concentra sul piano-pilota, considerato l'apripista di altre iniziative future a più ampio raggio, che potrebbero alla fine coinvolgere tutti gli immigrati extracomunitari e non solo quelli in fuga da un regime. «Rifugiati» sono coloro che furono perseguitati nella loro patria d'origine, al di fuori della Ue -come ad esempio 10.000 cristiani iracheni, perlopiù fuggiti in Giordania e in Siria- e che ora, dopo aver chiesto asilo, dovrebbero o potrebbero essere ridistribuiti fra i 27 Stati-membri dell'Unione: niente «quote nazionali», almeno per adesso, ma secondo Bruxelles è già un primo passo di forte significato, perché per la prima volta verrebbe accettato dai 27 il principio della condivisione del «fardello», del peso rappresentato dall'immigrazione extracomunitaria. E i Paesi mediterranei di prima linea, come Italia e Malta, non si troverebbero più soli. Barrot ha annunciato che si recherà in Turchia e in Libia, «grandi Paesi di transito», per ottenere la loro collaborazione e «limitare al massimo l'immigrazione illegale in mano a organizzazioni criminali che mettono a rischio la vita delle persone», e che opererà perché «i richiedenti asilo possano presentare domanda direttamente nei loro Paesi». L'immigrazione illegale, aggiunge il commissario, è comunque «in netta diminuzione», anche del 40%, in Italia, Spagna e Malta (non in Grecia). Ma il punto centrale resta quello della condivisione dei pesi all'interno della Ue: l'Italia aveva chiesto precisamente questa disponibilità di tutti gli Stati (anche se si riferiva a tutta l'immigrazione extracomunitaria) e questa può essere una prima, parziale risposta. Perché il piano-pilota diventi operativo manca però il via libera del Consiglio Europeo, cioè del vertice dei capi di Stato e di governo che si terrà a ottobre. E si sa che vi sono Paesi, come la Germania, per niente favorevoli a spartire il «fardello». La strada è ancora lunga. Ma è stata imboccata. E Barrot, rispondendo indirettamente al ministro degli esteri italiano Franco Frattini e al primo ministro Silvio Berlusconi, dice «di non avere in coscienza niente da rimproverarsi», respinge cioè le accuse più o meno velate di inerzia: «Non accetterò l'accusa di inazione su questo tema, non credo sia la Commissione ad essere in causa ma solo qualche timidezza da parte degli Stati», quegli Stati in cui «si sente una certa resistenza».
L. Off.
Corriere della Sera
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