quarta-feira, 28 de outubro de 2009

All ’Università (1)



Alcuni anni dopo, superai un difficile esame per entrare in una prestigiosa università. Più tardi, mi raggiunse Paty. Aveva scelto fare Legge; io già facevo Economia. Posto che questi due corsi erano geograficamente separati solo da un corridoio, non trovammo grossi problemi per incontrarci tra una lezione e l’altra.Dall’inizio, andai d’accordo con due colleghe di classe: Angela e Lorena. È certo che Paty nemmeno cercava di nascondere la gelosia che provava nei suoi confronti. Anche perché non era, diciamo, una folle gelosia. Era solo quel tanto che ti fa sentire grande.

Angela era troppo bella. Come era alta più di un metro e ottanta, sicuramente poteva fare la modella. Eppure non ne aveva voglia. Tutt’altro. Giacché era difficile trovare un ragazzo alto come lei, se la prendeva con la propria altezza.

Sempre che veniva verso di lei una ragazza troppo alta, Angela provava una sensazione di gioia, supponendo che la tipa fosse più alta di lei. Ma non appena si incrociavano e Angela si accorgeva che erano alte uguali, ecco che quasi crollava dalla delusione. Inutile! Angela era proprio bella e anche molto affettuosa nei miei confronti.

Ogni volta che venivo da lei, mi preparava una torta (dietetica, ovvio!) chiamata Montagna Russa come il giocattolo dei parchi da divertimento. Non so se per la mancanza dello zucchero o se per qualsiasi altro motivo, ma il dolce di Angela mai sembrava una Montagna Russa. Tutto al contrario. Somigliava più al Treno Fantasma: orribile da vedere! Ma, devo essere sincera, delizioso da gustare! Frequentai Angela finché non si procurò un gatto. Pausa per spiegare come c’entrano i gatti nella mia vita. Ho paura di gatto. O meglio, fobia allo stato puro.

I gatti mi fissano. La cosa non mi va. Mi sento a disagio, in imbarazzo. E non posso fare a meno. Se uno sconosciuto ti fissa così a lungo, un po’ di coda di paglia ti viene, vero?

Di solito, le classiche scenette tra me e i gatti succedono quando esco di casa. È da non crederci, ma abito in un palazzo il cui parcheggio è pieno di gatti. I nostri “incontri” si svolgono così: scendo giù in garage e cerco di individuare dove ho parcheggiato la macchina (i posti non sono fissi). Prima di raggiungerla, sempre sempre piomba un gatto davanti a me. Subito mi si congela il sangue. Rimango di sasso. Il gatto mi fissa e io, terrorizzata, non riesco a muovermi. Mi scorrono le lacrime sul viso e prima di svenire, magari per opera divina, riesco a scappare. Con il cuore che ancora mi batte all’impazzata, torno al mio appartamento. Cerco di riprendermi gettando un po’ d’acqua fredda sulla faccia. Mi guardo allo specchio e mi accorgo che il trucco sbavato mi fa due occhi da panda. Maledico tutti i gatti del mondo fin all’ultima generazione. Torno al parcheggio proprio impazzita. Devo lavorare e nessuno mi crederà se ne faccio una colpa ai gatti. La fobia non si spiega, lo so.

Non so perché ce l’ho con i gatti. Ma che essi se ne fregano di tutto e di tutti, ah, questo è cosa risaputa. Camminano di qua e di là come si fossero i padroni dello spazio. Quando arrivo in garage e non ho lo spiacere de vedere un gatto proprio davanti a me, puoi scommettere che ce n’è uno che mi aspetta accanto alla macchina. E, di solito, dal lato dell’autista. Allora, devo fare il giro e entrarci dallo sportello del passeggero. Non esiste nulla al mondo che mi faccia arrabbiare di più! Salire in macchina dal lato del passeggero è faccenda per gli acrobati, mica per le donne che vanno a lavorare.

Cerca di seguirmi: come cazzo mai una donna può passare addosso alla leva del cambio senza rovinarsi le calze? Come cazzo mai una donna può rimanere per tutta la giornata con il perizoma che si è scappato di posto? Sì, perché il perizoma è come gli specchietti retrovisori: se escono dalla posizione giusta, è impossibile rimetterli a posto.

E, allora, danno solo fastidio.

Mi sono spiegata?

Insomma, con i gatti preferisco tenere le distanze.

Tutto qui.

Torniamo ai tempi della Facoltà.

Segue...


Maura Montella

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