sexta-feira, 30 de outubro de 2009

All’Università (3)

Lorena ha sempre avuto la fissa per i fidanzati ebeti. Stava mille passi avanti di loro, tanto fessi che erano.

Ora schiarisco il concetto.

Di solito, le ragazze vergini sono timide ed esitanti poiché in materia di sesso, l’oggetto ancora non lo conoscono. Lorena fu una vergine diversa. Con fare di chi la sapeva lunga, non solo si fece scopare a viva forza dal suo primo ragazzo, come poi rimase chiedendosi se era “per così poco che tutti si agitavano tanto”.

Più tardi, ancora con l’atteggiamento da avanti, Lorena si sposò con un nulla. Non quel primo nullafacente. Un altro idiota uguale.

Qui devi aver già capito che le mie amiche non sono, diciamo, convenzionali.

Infatti.

Per il suo matrimonio, Lorena si fece fare un bellissimo abito da sposa. Il vestito aveva una profonda scollatura lungo la schiena e una fenditura che saliva dall’orlo fino al ginocchio destro. Tutto qui. Niente di più. Tranne dei puntini scintillanti qua e là, il vestito era estremamente semplice. Secondo lo stilista, quello che contava era mettere in risalto le forme. Ebbene. Per arrivare alla chiesa, Lorena aveva preso a noleggio un’auto lussuosissima, tanto per fare colpo sugli invitati.

Era tutto perfetto finché non arrivò l’ora di entrare nell’auto. Il suo abito stra aderente non le permetteva di piegarsi. Nemmeno di un palmo. E allora come faceva a entrarci? Cambiarsi non era mica una buon’idea. Non è che i vestiti da sposa ti aspettano a centinaia dentro l’armadio. La cosa cominciava a diventare brutta. I fratelli, che non sono pochi (tre maschi e tre femmine), ognuno a suo modo, si disperarono. I maschi perché non capiscono un’acca di vestiti stretti, e le femmine... ah, le femmine perché si disperano per qualsiasi cosa. Lorena, in preda al panico, non ce la faceva più. Aveva pure provato una fitta allo sciatico nel secondo tentativo di salire in macchina. Meno male che il vestito si teneva duro, voglio dire, intatto. Anche perché, se si fosse rovinato l’abito da sposa, la festa sarebbe stata finita prima ancora di essere iniziata.

Alla fine, la madre di Lorena (benedette madri!) ebbe un’idea. Non era, diciamo, una gran bell’idea, ma era quella che c’era. Allora, chiese al proprietario della panetteria di fronte di prestare la sua macchina, che era, a dirla tutta, una camionetta usata per trasportare sacchi di farina.

A quel punto, Lorena ebbe quasi una sincope, immaginandosi tesa sulla carrozzeria della camionetta, come se fosse una colonna da tempio. Poi lanciò uno sguardo assassino a sua mamma, che ribatté dicendo:

“Non fare il broncio! C’è pure la rampina mobile.”

Da morire!

Incazzata nera, Lorena vide la sua carrozza trasformarsi in zucca.


E guarda che non era neanche passata la mezzanotte!



Segue ...


Maura Montella


Maura Montella - RJ, tem colaborado com o Blog com contos em italiano de fácil leitura.
http://www.sage.coppe.ufrj.br/mauramontella/

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