quinta-feira, 8 de outubro de 2009

"Sì al dialogo ma il Colle è di sinistra"


Berlusconi: «Il popolo sta con me.Possibile la dialettica con Napolitanoma in Italia nessuno è "super partes"»
Roma, LaStampa.it - Non arretra di un passo, Silvio Berlusconi. Il Quirinale è «di parte», nessuno si può considerare «super partes» e il massimo che il premier riesce a concedere a Giorgio Napolitano è la possibilità di instaurare un rapporto di «reale dialettica» con il Colle più alto. Dopo lo scontro istituzionale seguito alla bocciatura del Lodo Alfano, il Cavaliere rilancia intervenendo al Tg5 e batte soprattutto su un punto: il popolo sta dalla parte del governo. La sfida dell’esecutivo è sintetizzata dalle parole del premier: «Il nostro governo contro tutti», solo il popolo lo sostiene con un consenso che durante la legislatura è aumentato fino a raggiungere quota «68,7%». Contro la sinistra, innanzitutto, che «mette in atto campagne mediatiche e giudiziarie che hanno lo scopo di sovvertire il risultato elettorale e il voto degli italiani». Contro una Consulta composta da undici giudici su quindici «inconfutabilmente di sinistra», «contro una minoranza organizzatissima di magistrati rossi», contro «il 70% della carta stampata», così come contro «tutti i talk show della tv pubblica, pagata con i soldi di tutti» e intenta a organizzare «processi a go-go ogni settimana». Non risparmia neanche la satira, Berlusconi, quando punta il dito contro «spettacoli che sono tutti orientati a sinistra». Poi arriva il nuovo affondo contro Napolitano: «Sapete a quale parte politica appartiene. È un fatto che Napolitano è sempre stato un protagonista della sinistra, e nulla può cambiare la sua storia politica». Per il premier «bisogna sgombrare il campo dalle troppe ipocrisie», «la coabitazione tra due parti politiche non è mai facile, in nessun Paese». Ricorda la «coabitazione difficile anche in Francia», poi prova a fotografare l’attualità: «In Italia c’è una dialettica che è insita nei ruoli diversi che la Costituzione assegna alla presidenza della Repubblica e del Consiglio e non credo che questa dialettica venga modificata da una sentenza politica emessa dalla Consulta». E sempre al Presidente della Repubblica Berlusconi sembra mandare un segnale, un messaggio: «Per il futuro sono convinto che sia possibile una reale dialettica fra il Quirinale e il governo e sono certo che non ci sarà nessun ostacolo al nostro programma di riforme per cambiare l’Italia». L’ultima promessa Berlusconi la riserva direttamente «al popolo»: il governo durerà l’intera legislatura e andrà avanti per cinque anni, «fino al termine del mandato che il popolo italiano mi ha dato: questa è la democrazia, semplicemente questa, dove c’è un solo sovrano che è il popolo». Per questo è «inutile», non serve scendere in piazza per manifestare contro le decisioni della Consulta, né per protestare contro la sinistra che vuole «sovvertire il voto degli italiani» o contro «qualche buontempone che ha il coraggio di sostenere che io dovrei farmi processare e finge di ignorare che Berlusconi è la persona che ha subito più processi nel mondo e in ogni epoca». Il governo, conclude, affiderà la propria risposta all’azione stessa dell’esecutivo, «ci difenderemo in primo luogo con il fare».

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