domingo, 22 de novembro de 2009

Si cerca il secondo cellulare di Brenda L'autopsia conferma: morte per asfissia

Roma, La Repubblica.it - Proseguono a ritmo sostenuto le indagini sulla morte di Brenda. Gli investigatori sono alla ricerca di un telefonino cellulare utilizzato da Brenda. Un altro cellulare le era stato rubato l'8 novembre scorso e l'episodio era stato denunciato ai carabinieri. La Procura di Roma ha disposto l'esame dei tabulati telefonici per chiarire i contatti che ha avuto la transessuale prima di morire.


L'autopsia compiuta oggi sul cadavere di Brenda ha confermato che il decesso è avvenuto per asfissia da ossido di carbonio che si è sprigionato nell'incendio divampato nella sua abitazione. La tac ha anche evidenziato che sul corpo della trans non sono presenti lesioni. Si attende ora l'esito degli altri esami, tra i quali il tossicologico, l'istologico e l'alcol test. Ma per avere un responso da queste verifiche bisognerà attendere quasi certamente ancora qualche giorno.

Oggi in via Due Ponti, il luogo in cui la trans risiedeva, nuovo sopralluogo della polizia scientifica e degli uomini della Squadra mobile della Questura di Roma. L'ipotesi su cui indaga la Procura è quella di omicidio volontario. Gli inquirenti, che già ieri avevano portato via dall'abitazione molto materiale - compreso il personal computer di Brenda, ritrovato nel lavabo sotto lo scrosciare del rubinetto dell'acqua - compiranno ulteriori verifiche.

Nell'appartamento di Brenda gli investigatori hanno sequestrato alcune confezioni di sonnifero, alcune vuote ed altre già aperte, di cui pare che la transessuale facesse uso. Dalle testimonianze finora raccolte dagli inquirenti è emerso che Brenda ha fatto rientro nella sua abitazione di via Due Ponti intorno alle 2-2,30 del mattino.

In questura ieri, fino a tarda sera, sono proseguite le audizioni di persone in qualche modo legate alla vicenda, circa una quindicina. E non si esclude che anche oggi negli uffici di via San Vitale possano continuare ad essere ascoltati amici, vicini di casa e conoscenti della trans. Il cui ruolo chiave, nell'affaire Marrazzo, è ormai evidente: lei stessa, anche se contraddicendo una precedente dichiarazione, ammise di aver girato il famoso secondo video, in cui l'allora governatore del Lazio appariva insieme a lei e a un'altra trans, Michelle, e in cui si documentava anche l'assunzione di droga.

Ecco perché la sua scomparsa - la seconda sospetta legata al caso, dopo quella del pusher Gianguarino Cafasso morto di overdose in settembre - rilancia l'ipotesi di un groviglio di interessi, e di ricatti, attorno al mondo dei trans della capitale, e delle loro frequentazioni vip.

Interpellata oggi dai cronisti, China - una delle trans più vicine a Brenda - esclude che sul pc trovato in acqua potessero esserci dei filmati: "Non so nulla di video, al massimo Brenda poteva avere delle foto che però ha buttato". "Brenda beveva molto - aggiunge - e prendeva medicine per dormire. Per questo penso che si sia trattato di un incidente".

E intanto sul caso si mobilitano le associazioni gay e trans. Oggi pomeriggio alle ore 14 a Roma, a Largo, Sperlonga Imma Battaglia, presidente Di' Gay Project' e Leila Daianis, presidente dell'associazione sull'identità di genere Libellula insieme con le trans amiche di Brenda incontrano la stampa. "Non possiamo lasciarle sole e vogliamo che si crei una rete di supporto in questo tragico momento - dice la Battaglia - quella di Brenda è una vicenda oscura che sta creando paura nella comunità trans".

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