quarta-feira, 29 de setembro de 2010

Premier: niente premi e nessuna compravendita

ROMA - Il governo incassa la fiducia sul discorso programmatico del premier Silvio Berlusconi con 342 si', ma la maggioranza anche solo senza Fli, non arriva a quota 316 e si ferma appena a 310, senza i quattro si' di oggi dell'Mpa a 306. L'esito del voto, nel giorno in cui il presidente della Camera sancisce l'avvio del suo nuovo partito, non potra', dunque, non influenzare il resto della legislatura. Ma ecco i numeri della votazione. Tutti presenti e tutti per il si' i deputati del Pdl (ad eccezione di Giancarlo Pittelli che non fa in tempo a votare e poi lascia a verbale il proprio si'), che sono, dunque 235, ai quali vanno aggiunti i 59 della Lega per un totale di 294 parlamentari. Votano si' anche i finiani, ad eccezione di Mirko Tremaglia e Fabio Granata. Togliendo il presidente della Camera, che per prassi non vota, si tratta, in totale di 31 deputati (Roberto Menia non fa in tempo a votare si') ai quali vanno aggiunti 4 esponenti dell'Mpa (Aurelio Misiti non vota), che fanno 'asse' con Fli per un totale di 36 deputati e arrivando cosi' a quota 329. Votano con il governo anche 4 esponenti di Noi Sud (Antonio Gaglione era assente), i 5 ex Udc che hanno fondato ieri il gruppo 'Popolari per l'Italia di domani', il repubblicano Francesco Nucara, Francesco Pionati dell'Adc, l'ex Api Bruno Cesario e l'ex Idv, ora iscritto al Misto, Americo Porfidia. Ed ecco raggiunta la quota 342 del voto di oggi. Mancano all'appello i tre Liberaldemocratici Italo Tanoni, Daniela Melchiorre e Maurizio Grassano che si dichiarano insoddisfatti del discorso di Berlusconi e votano no. Sempre nel 'ginepraio' del gruppo Misto due esponenti dell'Svp si astengono (Siegfried Brugger e Karl Zeller) e vota no Rolando Nicco. Disco rosso alla maggioranza anche dal Repubblicano Giorgio La Malfa e dal Liberale Paolo Guzzanti. Massimo Calearo, ex Api, indeciso fino all'ultimo tra il si' e l'astensione, sceglie per quest'ultima via. Insomma, tolti i finiani la maggioranza si ferma a 310 voti, sei in meno della fatidica quota di 316, che scendono a quota 305 se si leva tutto l'Mpa. La maggioranza 'tecnica' non viene raggiunta nemmeno aggiungendo i 3 liberaldemocratici e i due astenuti dell'Svp piu' Massimo Calearo. Insomma, l'incubo-Prodi per il premier e' ora piu' che reale. Superato il voto di oggi, tra l'altro, la tenuta della maggioranza sara' sottoposta a diverse prove gia' dai prossimi giorni. Un esempio e' la mozione del Pd per la sfiducia al ministro Bossi dopo l'uscita sui ''porci'' romani. Domani la capigruppo si riunira' per discuterne la calendarizzazione. E si trattera' di un voto comunque a rischio visto che non e' cosi' scontato che gli esponenti dei partiti del sud che hanno sostenuto oggi la maggioranza e i deputati romani del centrodestra votino si'.
di Maria Cristina Ferrulli

OPPOSIZIONI ALL'ATTACCO, SOLO FAVOLE, ANDATEVENE - Alla fine di una lunga giornata il voto della Camera conferma le previsioni dell'opposizioni sulla crisi della maggioranza, agganciata al voto decisivo dei finiani. Nell'aula di Montecitorio, Bersani, Di Pietro e Casini vanno all'attacco, incalzando Berlusconi. ''E' la fiducia del cerino, le elezioni ve le siete rimesse in tasca ma oggi si chiude una pagina vecchia'', sostiene Bersani che torna a chiedere le dimissioni del governo. Senza freni il leader Idv Antonio Di Pietro che, definendo il premier ''stupratore della democrazia'', si fa richiamare all'ordine dal presidente della Camera Gianfranco Fini su pressione del premier Silvio Berlusconi. La ''pagina nuova'' che Bersani spera di aprire, ovvero un'alleanza tra le opposizioni, ancora non c'e' e forse, come anche oggi hanno dimostrato stili e parole diverse, sara' difficile conciliare Casini e Di Pietro. Ma nella denuncia della fine del berlusconismo, ''15 anni di favole'', come in quella di metodi come la ''compravendita'' dei parlamentari, i tre hanno marciato uniti. Il leader democratico, applauditissimo dai suoi, inchioda il governo sulle promesse non mantenute, ''le favole diventate bolle di sapone'' e sulla ''ribollita dei 5 punti'' per rilanciare il governo. ''Presidente, perche' non ha parlato del terremoto dell'Aquila? Perche' domani non viene con me a Napoli a vedere come va con i rifiuti'', incalza Bersani facendo leva sul silenzio del premier rispetto alle due emergenze. Il governo ''non fa e vede sempre un nemico: i magistrati, i comunisti i traditori''. E qui parte una difesa d'ufficio del presidente Fini che sara' applaudito dal finiano Italo Bocchino: ''Berlusconi e' l'impresario del teatrino della politica e il malcapitato che dissente finisce, come quest'estate nella gogna''. La realta', dice Bersani, e' che il governo mette ''la fiducia del cerino ma ci vuole un passaggio elettorale con piu' civili regole democratiche''. L'intervento di Di Pietro e' uno show nel quale l'ex pm da' a Berlusconi dello ''stupratore della democrazia'', del membro della ''massoneria deviata'' e lo definisce un ''pregiudicato illusionista''. Il premier perde l'aplomb e chiede l'intervento di Fini, che per due volte richiama Di Pietro a ''un linguaggio piu' consono''. Berlusconi, che avrebbe voluto qualcosa di piu' di un semplice richiamo, si risiede scettico verso Fini e, piu' tardi, gesticolando da' del matto al leader Idv. Anche per Casini il governo ''si prepara a campare''. Il suo Udc resta fedele, nonostante le tante sirene, al patto con gli elettori e ''a dire no alla 37/ma fiducia'' al governo. Ma il leader Udc non ci sta ad avallare il modo con cui il premier parla del passaggio dei 5 deputati centristi al Pdl: ''Silvio - ironizza - io ti voglio bene, sono buono come te. Ma devo dirti che pensavo fossimo qui per la scissione dei 35 deputati usciti dal Pdl : evidentemente non avevo capito...''.


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