quinta-feira, 10 de março de 2011

Aiuto, la plastica ha soffocato il mare


Migliaia di bottiglie di plastica sul lungomare Caracciolo a Napoli


Roma - Sapevamo del vortice di plastica e rifiuti esistente nel Pacifico, sapevamo di quello - più recente - formatosi nell’Atlantico centrale. Adesso, purtroppo, sappiamo che anche nel nostro Mediterraneo c’è una terribile concentrazione di plastica che sta letteralmente strangolando la vita marina. Plastica che proviene soprattutto dai famigerati sacchetti «usa e getta» che per fortuna sono stati messi al bando dall’inizio dell’anno. È questo uno dei dati del rapporto «L’impatto della plastica e dei sacchetti sull’ambiente marino» realizzato da Arpa Toscana e dalla struttura oceanografica Daphne di Arpa Emilia Romagna su richiesta di Legambiente.Il rapporto, che sintetizza i principali studi scientifici sull’inquinamento da plastica in mare, potrà essere un utile contributo per il Ministero dell’Ambiente che dovrà rispondere alla richiesta di chiarimenti della Commissione europea sul bando italiano degli shopper. Sono queste, infatti, le motivazioni di carattere ambientale che possono consentire all’Italia di giustificare ogni ipotesi di violazione della Direttiva europea sugli imballaggi. «L’Italia è un paese doppiamente esposto al problema della plastica e la dispersione dei sacchetti in mare», spiega Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente. Lo è sia perché è la prima nazione per consumo di sacchetti di plastica «usa e getta», visto che commercializza il 25% del totale degli shopper in tutta Europa, ma anche perché si affaccia sul mar Mediterraneo, coinvolto come i mari del resto del Pianeta dall’inquinamento da plastica. Secondo lo studio, la plastica rappresenta il principale rifiuto rinvenuto nei mari poiché costituisce dal 60% all’80% del totale dell’immondizia trovata nelle acque. Un dato che, in alcune aree, raggiunge persino il 90-95% del totale ma anche nei mari italiani arriva a livelli gravissimi. Basta pensare che secondo il monitoraggio effettuato dall’Arpa Toscana nell’arcipelago toscano in un’ora sono stati prelevati dai pescatori con reti a strascico 4 kg di rifiuti, di cui il 73% costituito da materiale plastico, soprattutto sacchetti. Ma la situazione non è migliore anche nel resto del Mediterraneo dove, in base agli esiti di International Coastal Cleanup, tra il 2002 e il 2006 i sacchetti di plastica sono risultati il quarto rifiuto più abbondante dopo sigarette, mozziconi e bottiglie. Sono invece complessivamente 500 le tonnellate di rifiuti in plastica che complessivamente galleggiano nel Mediterraneo e secondo l’Istituto francese di ricerca sullo sfruttamento del mare e l’Università belga di Liegi nell’estate 2010 la concentrazione più alta nel Mediterraneo era nel nord del Tirreno e a largo dell’Isola d’Elba con 892.000 frammenti plastici per km2, rispetto ad una media di 115.000. Durante tre campagne oceanografiche effettuate nel 1994-1995-1996 sulla costa francese del Mediterraneo, il 70% dei rifiuti rinvenuti in mare erano sacchetti di plastica. Le ingenti quantità di plastica in mare, soprattutto della frazione più leggera costituita dai sacchetti, causano gravi danni alla fauna marina. A farne le spese sono soprattutto i mammiferi marini e le tartarughe che scambiano le parti di sacchetti di plastica per meduse - come testimoniano numerosi studi di università canadesi, brasiliane, spagnole e italiane riportati nel rapporto delle due Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente. Secondo l’Unep e l’Agenzia di protezione ambiente svedese, di 115 specie di mammiferi marini, 49 sono a rischio intrappolamento o ingestione di rifiuti marini. I cetacei e i mammiferi marini vengono attratti da questi materiali spesso di colore acceso. Elefanti marini, delfini, capodogli, lamantini sono tutti stati trovati ingerire sacchetti di plastica. Nelle tartarughe il sacchetto di plastica, scambiato per una medusa, provoca il blocco del tratto digestivo e il conseguente soffocamento. Di 312 specie di uccelli marini, 111 sono note per aver ingerito rifiuti plastici. Tra i 700.000 e un milione di uccelli marini rimangono ogni anno uccisi per soffocamento o intrappola­mento.«Per tutte queste ragioni l’Italia, che solitamente è in ritardo in merito alle normative ambientali, ha scelto di mettere al bando i sacchetti di plastica, ponendosi addirittura all’avanguardia tra i paesi industrializzati – puntualizza Ciafani - Sarebbe davvero incomprensibile, dunque, che la Commissione europea censurasse questa scelta esemplare che ha già ricevuto il plauso da parte degli altri paesi europei». Una scelta a favore degli shoppers biodegradabili difesa dal ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo: «La mia posizione - dice - è che noi non torniamo indietro. La norma è stata accolta molto positivamente dalla gente con grande condivisione e apprezzamento. È mancata la notifica all’Unione Europea, e forse vareremo una nuova norma che dovrà essere prima notificata in sostituzione di questa attuale, che sarà anche più dettagliata e risolverà alcuni dubbi. Ma senza sospendere la norma che è in atto».


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