Alcuni fenomeni di
deformazione della crosta terrestre si sarebbero verificati nei mesi
precedenti il terremoto che ha colpito L'Aquila il 6 aprile 2009. E'
quanto emerge da uno studio dell'Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia (Ingv) che ha rielaborato i dati raccolti dai numerosi
satelliti di osservazione della Terra che acquisiscono regolarmente
immagini radar.
I risultati sono pubblicati sulla rivista Terra Nova.
La ricerca è stata condotta grazie alla tecnica chiamata interferometria radar (InSAR), che permette di individuare con precisione inferiore al centimetro le deformazioni della crosta terrestre che interessano vaste porzioni del territorio. In questo lavoro vengono sfruttate immagini di satelliti radar europei e giapponesi per cercare di individuare anche deboli segnali che possano aver preceduto il terremoto, esplorando un arco temporale anche di molti mesi prima dell'evento.
I ricercatori dell'Ingv hanno cominciato la ricerca analizzando una deformazione di qualche centimetro che ha interessato un'ampia zona a circa 20 chilometri a Sud-Ovest de L'Aquila, giustificabile solo in parte come conseguenza della rottura della faglia del 6 aprile. L'indagine poi si è estesa temporalmente fino a includere le deformazioni dell'area negli anni precedenti: si è così riscontrato che altri fenomeni deformativi sembrerebbero essersi verificati un paio di anni prima dell'evento.
Al momento rimane ancora difficile capire il legame fra queste deformazioni e l'evento principale. Il potenziamento di questo ambito di indagine, però, potrà fornire nuovi elementi per la comprensione dei fenomeni alla base dei terremoti.
I risultati sono pubblicati sulla rivista Terra Nova.
La ricerca è stata condotta grazie alla tecnica chiamata interferometria radar (InSAR), che permette di individuare con precisione inferiore al centimetro le deformazioni della crosta terrestre che interessano vaste porzioni del territorio. In questo lavoro vengono sfruttate immagini di satelliti radar europei e giapponesi per cercare di individuare anche deboli segnali che possano aver preceduto il terremoto, esplorando un arco temporale anche di molti mesi prima dell'evento.
I ricercatori dell'Ingv hanno cominciato la ricerca analizzando una deformazione di qualche centimetro che ha interessato un'ampia zona a circa 20 chilometri a Sud-Ovest de L'Aquila, giustificabile solo in parte come conseguenza della rottura della faglia del 6 aprile. L'indagine poi si è estesa temporalmente fino a includere le deformazioni dell'area negli anni precedenti: si è così riscontrato che altri fenomeni deformativi sembrerebbero essersi verificati un paio di anni prima dell'evento.
Al momento rimane ancora difficile capire il legame fra queste deformazioni e l'evento principale. Il potenziamento di questo ambito di indagine, però, potrà fornire nuovi elementi per la comprensione dei fenomeni alla base dei terremoti.
www.ansa.it
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