quarta-feira, 8 de maio de 2013

Berlusconi condannato 4 anni di reclusione

  Berlusconi in aula a Milano (foto d'archivio)

MILANO - I giudici della seconda Corte d'Appello di Milano hanno confermato la condanna a 4 anni di reclusione, di cui tre coperti da indulto, per Silvio Berlusconi, accusato di frode fiscale nell'ambito del processo sulla compravendita dei diritti tv Mediaset. I giudici della Corte d'appello di Milano confermando la sentenza di primo grado ha condannato Silvio Berlusconi a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici.

I giudici della seconda Corte d'Appello di Milano nel confermare la sentenza di primo grado del processo Mediaset hanno assolto il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e altre due persone. Confermata anche la condanna a tre anni di reclusione per il produttore statunitense Frank Agrama. Confermata anche la provvisionale di 10 milioni di euro a favore dell'Agenzia delle Entrate che dovrà versare Silvio Berlusconi in solido con le altre tre persone condannate.

L'ex capo del Governo, imputato di frode fiscale per 7,3 milioni di imposta evasa al netto degli anni coperti da prescrizione, dopo la sentenza di primo grado del 26 ottobre 2012, è stato ritenuto colpevole anche dai giudici di Appello. Con lui condannati gli allora manager di Mediaset Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi) e Gabriella Galetto (1 anno e 2 mesi) e il produttore statunitense, suo "socio occulto", Frank Agrama (3 anni). In più l'ex presidente del Consiglio si è visto confermare l'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e, tra l'altro, per 3 dagli uffici direttivi delle imprese, una pena accessoria che scatterà casomai la sentenza dovesse diventare definitiva.

ORA ANCHE COPPI IN COLLEGIO DIFESA BERLUSCONI  - La vicenda Mediaset, per la quale Berlusconi è stato condannato a quattro anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici sia in primo, sia in secondo grado, approderà in Cassazione con un collegio di difesa allargato per l'ex premier. Agli storici difensori Niccolò Ghedini e Piero Longo - hanno riferito questi ultimi il 2 maggio scorso - si affiancherà, infatti, anche l'avvocato Franco Coppi. "Nei mesi scorsi - hanno detto sei giorni fa Ghedini e Longo - fummo noi stessi a chiedere al Professor Coppi di volerci affiancare nell'eventuale giudizio avanti la Corte di Cassazione nel processo cosiddetto 'Diritti', ritenendo che le sue indiscusse capacità professionali sarebbero state in quella sede particolarmente utili, valutate anche le numerose questioni procedurali e sostanziali che a nostro parere inficiano la validità del processo stesso. Il professor Coppi, valutati gli atti di causa, ha ritenuto, e di ciò gliene siamo grati, di offrire la propria disponibilità a partecipare al collegio di difesa nell'eventuale giudizio di legittimità ".

GHEDINI, MAGISTRATI MILANO PREVENUTI - "La forza della prevenzione è andata al di là della forza dei fatti". Così l'avvocato Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, ha commentato la conferma in appello della condanna a 4 anni per l'ex premier nel processo sui diritti tv Mediaset. "Avevamo la consapevolezza che sarebbe andata così", ha aggiunto Ghedini.

L'avvocato Ghedini, infatti, ha ricordato ai cronisti che la difesa di Berlusconi aveva chiesto alla Cassazione di trasferire i processi a carico dell'ex premier a Brescia proprio perché, secondo il legale, le toghe milanesi sono prevenute nei confronti del leader del Pdl. Tuttavia, ha proseguito Ghedini, "la Cassazione non ha creduto a queste problematiche che sono reali come è stato dimostrato oggi". Ghedini, che difende Berlusconi assieme al legale Piero Longo, ha chiarito che i giudici della corte d'appello nel confermare la condanna all'ex premier "non hanno tenuto conto della sentenza della Cassazione" sul proscioglimento per il caso Mediatrade e "non hanno voluto nemmeno aspettare la Corte Costituzionale" che deve ancora decidere sul conflitto di attribuzione sollevato per un 'no' a un legittimo impedimento. Ghedini, però, ha detto di confidare nella Cassazione per il caso Mediaset e nella Corte Costituzionale per il conflitto di attribuzioni. "Quella di oggi - ha concluso Ghedini - è una sentenza totalmente al di fuori di ogni logica in qualsiasi altra corte d'appello d'Italia che non sia Milano".

I giudici della Corte d'Appello di Milano hanno respinto la richiesta di sospensione del processo Mediaset avanzata dai legali di Silvio Berlusconi, e hanno disposto ''il procedersi oltre''.

I giudici della Corte d'Appello, nel respingere la richiesta avanzata dai legali del Cavaliere di fermare il processo, in attesa della decisione della Consulta sul conflitto di attribuzione, hanno ritenuto "che non si tratta di sospensione necessaria" e che comunque "la pronuncia della Corte Costituzionale non è decisiva". La Corte in questo modo ha così accolto la tesi del Pg, l'avvocato generale Laura Bertolé Viale, che nell'opporsi all'istanza dei difensori aveva spiegato che se la Consulta "riterrà fondato", il conflitto annullerà solo alcune parti del processo che verranno poi sanate in sede di giudizio davanti alla Cassazione. Ora è in corso l'arringa della difesa dell'ex manager Gabriella Galetto, uno degli imputati. A chiedere la sospensione del dibattimento e anche dei termini di prescrizione era stato l'avvocato Piero Longo, uno dei due difensori di Silvio Berlusconi. Il legale aveva spiegato che secondo notizie di agenzia, la Corte Costituzionale, che aveva trattato la questione in una udienza pubblica lo scorso 23 aprile, è in "riserva" e che "la decisione sarà depositata entro giugno". Pertanto il difensore ha chiesto ancora una volta di fermare il processo già bloccato prima per via delle elezioni, poi in attesa della decisione della Cassazione sull'istanza di rimessione avanzata dal cavaliere, respinta l'altro ieri. L'avvocato Longo, nel chiedere lo stop, ha sottolineato che qualora la Consulta dovesse ritenere fondato il conflitto, "il lavoro di questa corte sarebbe inutile".

BRUNETTA, ACCANIMENTO DISGUSTOSO CONTRO BERLUSCONI - "Accanimento disgustoso. La sentenza contro Silvio Berlusconi è politica, anzi antipolitica, perché colpendo lui si favoriscono i disegni disgregatori del nostro Paese. L'ingiustizia è così ripetuta e palese che per fortuna la grande maggioranza dei cittadini capisce benissimo che una parte della magistratura non ha nessuna credibilità.La condanna non colpisce Berlusconi ma chi l'ha pronunciata". Lo afferma Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera.



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