Berlusconi in aula a Milano (foto d'archivio)
MILANO
- I giudici della seconda Corte d'Appello di Milano hanno confermato la
condanna a 4 anni di reclusione, di cui tre coperti da indulto, per
Silvio Berlusconi, accusato di frode fiscale nell'ambito del processo
sulla compravendita dei diritti tv Mediaset. I giudici della Corte
d'appello di Milano confermando la sentenza di primo grado ha condannato
Silvio Berlusconi a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici.
I giudici della seconda Corte d'Appello di Milano nel confermare la
sentenza di primo grado del processo Mediaset hanno assolto il
presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e altre due persone.
Confermata anche la condanna a tre anni di reclusione per il produttore
statunitense Frank Agrama. Confermata anche la provvisionale di 10
milioni di euro a favore dell'Agenzia delle Entrate che dovrà versare
Silvio Berlusconi in solido con le altre tre persone condannate.
L'ex capo del Governo, imputato di frode fiscale per 7,3 milioni di
imposta evasa al netto degli anni coperti da prescrizione, dopo la
sentenza di primo grado del 26 ottobre 2012, è stato ritenuto colpevole
anche dai giudici di Appello. Con lui condannati gli allora manager di
Mediaset Daniele Lorenzano (3 anni e 8 mesi) e Gabriella Galetto (1 anno
e 2 mesi) e il produttore statunitense, suo "socio occulto", Frank
Agrama (3 anni). In più l'ex presidente del Consiglio si è visto
confermare l'interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e, tra l'altro,
per 3 dagli uffici direttivi delle imprese, una pena accessoria che
scatterà casomai la sentenza dovesse diventare definitiva.
ORA ANCHE COPPI IN COLLEGIO DIFESA BERLUSCONI - La vicenda
Mediaset, per la quale Berlusconi è stato condannato a quattro anni di
reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici sia in
primo, sia in secondo grado, approderà in Cassazione con un collegio di
difesa allargato per l'ex premier. Agli storici difensori Niccolò
Ghedini e Piero Longo - hanno riferito questi ultimi il 2 maggio scorso -
si affiancherà, infatti, anche l'avvocato Franco Coppi. "Nei mesi
scorsi - hanno detto sei giorni fa Ghedini e Longo - fummo noi stessi a
chiedere al Professor Coppi di volerci affiancare nell'eventuale
giudizio avanti la Corte di Cassazione nel processo cosiddetto
'Diritti', ritenendo che le sue indiscusse capacità professionali
sarebbero state in quella sede particolarmente utili, valutate anche le
numerose questioni procedurali e sostanziali che a nostro parere
inficiano la validità del processo stesso. Il professor Coppi, valutati
gli atti di causa, ha ritenuto, e di ciò gliene siamo grati, di offrire
la propria disponibilità a partecipare al collegio di difesa
nell'eventuale giudizio di legittimità ".
GHEDINI, MAGISTRATI MILANO PREVENUTI - "La forza della
prevenzione è andata al di là della forza dei fatti". Così l'avvocato
Niccolò Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, ha commentato la conferma
in appello della condanna a 4 anni per l'ex premier nel processo sui
diritti tv Mediaset. "Avevamo la consapevolezza che sarebbe andata
così", ha aggiunto Ghedini.
L'avvocato Ghedini, infatti, ha ricordato ai cronisti che la difesa
di Berlusconi aveva chiesto alla Cassazione di trasferire i processi a
carico dell'ex premier a Brescia proprio perché, secondo il legale, le
toghe milanesi sono prevenute nei confronti del leader del Pdl.
Tuttavia, ha proseguito Ghedini, "la Cassazione non ha creduto a queste
problematiche che sono reali come è stato dimostrato oggi". Ghedini, che
difende Berlusconi assieme al legale Piero Longo, ha chiarito che i
giudici della corte d'appello nel confermare la condanna all'ex premier
"non hanno tenuto conto della sentenza della Cassazione" sul
proscioglimento per il caso Mediatrade e "non hanno voluto nemmeno
aspettare la Corte Costituzionale" che deve ancora decidere sul
conflitto di attribuzione sollevato per un 'no' a un legittimo
impedimento. Ghedini, però, ha detto di confidare nella Cassazione per
il caso Mediaset e nella Corte Costituzionale per il conflitto di
attribuzioni. "Quella di oggi - ha concluso Ghedini - è una sentenza
totalmente al di fuori di ogni logica in qualsiasi altra corte d'appello
d'Italia che non sia Milano".
I giudici della Corte d'Appello di Milano hanno respinto la richiesta
di sospensione del processo Mediaset avanzata dai legali di Silvio
Berlusconi, e hanno disposto ''il procedersi oltre''.
I giudici della Corte d'Appello, nel respingere la richiesta avanzata
dai legali del Cavaliere di fermare il processo, in attesa della
decisione della Consulta sul conflitto di attribuzione, hanno ritenuto
"che non si tratta di sospensione necessaria" e che comunque "la
pronuncia della Corte Costituzionale non è decisiva". La Corte in questo
modo ha così accolto la tesi del Pg, l'avvocato generale Laura Bertolé
Viale, che nell'opporsi all'istanza dei difensori aveva spiegato che se
la Consulta "riterrà fondato", il conflitto annullerà solo alcune parti
del processo che verranno poi sanate in sede di giudizio davanti alla
Cassazione. Ora è in corso l'arringa della difesa dell'ex manager
Gabriella Galetto, uno degli imputati. A chiedere la sospensione del
dibattimento e anche dei termini di prescrizione era stato l'avvocato
Piero Longo, uno dei due difensori di Silvio Berlusconi. Il legale aveva
spiegato che secondo notizie di agenzia, la Corte Costituzionale, che
aveva trattato la questione in una udienza pubblica lo scorso 23 aprile,
è in "riserva" e che "la decisione sarà depositata entro giugno".
Pertanto il difensore ha chiesto ancora una volta di fermare il processo
già bloccato prima per via delle elezioni, poi in attesa della
decisione della Cassazione sull'istanza di rimessione avanzata dal
cavaliere, respinta l'altro ieri. L'avvocato Longo, nel chiedere lo
stop, ha sottolineato che qualora la Consulta dovesse ritenere fondato
il conflitto, "il lavoro di questa corte sarebbe inutile".
BRUNETTA, ACCANIMENTO DISGUSTOSO CONTRO BERLUSCONI -
"Accanimento disgustoso. La sentenza contro Silvio Berlusconi è
politica, anzi antipolitica, perché colpendo lui si favoriscono i
disegni disgregatori del nostro Paese. L'ingiustizia è così ripetuta e
palese che per fortuna la grande maggioranza dei cittadini capisce
benissimo che una parte della magistratura non ha nessuna credibilità.La
condanna non colpisce Berlusconi ma chi l'ha pronunciata". Lo afferma
Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera.
www.ansa.it
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