sexta-feira, 1 de novembro de 2013

Vietti: la storia del Barolo

CASTIGLIONE FALLETTO (CUNEO) - Il suo nome incute un certo rispetto: Barolo. Per poterlo degustare il disciplinare obbliga ad almeno 38 mesi d’affinamento ma ovviamente l’attesa premierà con gli interessi chi ha avuto pazienza. Tra le colline delle Langhe, nei nove comuni che appartengono alla Denominazione DOCG Barolo, si è fatta la storia di questo nettare austero e le aziende che lo realizzano sono impegnati da generazioni nella coltivazione del Nebbiolo. Carlo Vietti fondò a Castiglione Falletto la sua azienda alla fine del 1800 e ora il suo discendente Luca Corrado prosegue la tradizione, realizzando vini che portano con sé la memoria della tradizione e la giusta sensibilità moderna. “Tanto è importante la Denominazione tanto è piccola la zona geografica a cui è dedicata; – dice Luca Vietti - noi ci troviamo al centro di questo luogo magico, che la mia famiglia ha acquistato in tempi non sospetti con sguardo davvero lungimirante. Oggi un ettaro di vigne di Barolo costa circa un milione e cinquecento mila Euro; è la seconda zona più costosa al mondo dopo la Borgogna, più cara addirittura dello Champagne. Questa per noi rappresenta ovviamente una garanzia d’eccellenza ma anche una limitazione, perché rende impossibile l’espansione. La nostra è una delle aziende più vecchie della zona del Barolo e da sempre il nostro stile è molto tradizionale; i vini fanno una lunga macerazione, hanno un lungo contatto con le bucce, tra i 30 e i 40 giorni, invecchiano prima in piccole botti per la malolattica e poi 3 anni in botti tradizionali di rovere di Slavonia prima di essere imbottigliati. Come per le grandi etichette di tutto il mondo, consigliamo di farli sostare un po’ in cantina, ma quando andremo ad aprirli avremo le nostre soddisfazioni: grandissima eleganza, complessità e finezza. Sono vini tridimensionali: secondo me il Barolo è un vino per il cervello prima ancora che per il palato, perché ti invita sempre a pensare, devi sempre rincorrerlo nel bicchiere, cambia continuamente da quando è stato versato. Un’evoluzione che pochi vini nel mondo hanno, con un finale lunghissimo”. Impossibile raccontare tutte le vicende della famiglia Vietti, un pezzo della storia del Barolo: “Basti pensare che una delle nostre vigne, Lazzarito, è datata 1700 e che la cantina storica appartiene al periodo napoleonico. Proprio qui, tra i cunicoli sotterranei delle nostre cantine, sono state trovate diverse bottiglie di 9 litri del tardo 1700, che per tanto tempo sono state chiamate le ‘Bottiglie di Napoleone’; poi in realtà pochi anni fa è stato scoperto che erano bottiglie che Napoleone dava ai soldati come razione per 5 giorni”. Queste storie hanno affascinato le tre giornaliste cinesi della più importante rivista del settore, la Revue du Vin de France, invitate in Italia dalla società Business Strategies per sondare le eccellenze di casa nostra ai fini della promozione sul mercato orientale. Noto come ‘il re dei vini, il vino dei re’, il Barolo è conosciuto e apprezzato fuori dai nostri confini: “Siamo sempre stati orientati all’export – prosegue Luca Corrado Vietti – e per i nostri vini di punta, che non hanno di certo prezzi economici, il mercato estero è davvero importante. La prima piazza è stata il Nord America, seguita dall’Europa; la nostra azienda è una piccola boutique ma essendo un’eccellenza riusciamo ad essere presenti in tutto il mondo. Il mercato asiatico sta crescendo davvero tantissimo: i vini da collezione, i grandi Crù di Barolo, le etichette-icone sono le più richieste, con numeri che noi non riusciamo neanche ad esaurire completamente. Per nostra fortuna la ‘moda’ dei grandi vini italiani, come Barolo, Barbaresco e Brunello, sta veramente esplodendo”.


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