segunda-feira, 12 de maio de 2014

Sorpresa in mare: a Venezia appare una medusa aliena

Mai vista prima, non si sa come sia arrivata.
Gli studiosi: se la vedete, fatecelo sapere
 
                              

C’è una nuova specie di medusa, in Mediterraneo. Mai vista prima. Quando si trova una specie nuova, è necessario descriverla, e darle un nome. Assieme ai colleghi Piraino, Aglieri, Martell, Mazzoldi, Melli, Milisenda e Scorrano, l’abbiamo battezzata Pelagia benovici. 

È simile a Pelagia noctiluca, la medusa violetta che frequentemente ci punge sulle nostre spiagge. Ma non è lei. È apparsa all’improvviso, l’inverno scorso, nel Golfo di Venezia e poi in quello di Trieste, in numerosissimi esemplari.  
 
Da anni conduciamo la campagna «Occhio alla Medusa» e diversi cittadini ci hanno mandato le foto di queste, poi alcuni colleghi che lavorano in zona le hanno catturate e ci hanno mandato gli esemplari. Le analisi genetiche e morfologiche hanno confermato: una medusa mai vista prima. L’abbiamo dedicata ad Adam Benovic, recentemente scomparso: un amico croato, anche lui specialista di meduse.  

Difficile individuare il tragitto che l’ha condotta nel Nord Adriatico, possibile che non sia stata notata da chi lavora più a Sud? E come è entrata in Mediterraneo? Da Gibilterra? O da Suez? Ma come può una specie così appariscente arrivare fin lassù senza che nessuno si accorga di lei? La spiegazione più plausibile è che sia una specie aliena. No, non marziana.  

Le specie aliene arrivano da altre regioni geografiche e a volte possono stabilirsi in aree per loro nuove, dove sono, appunto, aliene. Sono ben conosciuti i casi di specie che hanno viaggiato come clandestini nelle acque di zavorra delle navi, soprattutto le petroliere, arrivando a stabilirsi in aree molto lontane dal luogo di provenienza. La nostra Pelagia benovici probabilmente ha viaggiato nei serbatoi di qualche nave, proveniente chissà da dove.  

E ha trovato buone condizioni nel Nord Adriatico. Spesso queste invasioni sono passeggere, la specie non ce la fa a stabilirsi in località non abituali. Il ritrovamento dimostra che non abbiamo ancora esplorato a sufficienza la biodiversità marina, e che le sorprese sono ancora molte. 

Dal 2009, con altri colleghi medusologi, appunto coordino una campagna di scienza dei cittadini: «Occhio alla Medusa». Chiediamo ai cittadini di inviarci segnalazioni di meduse attraverso una pagina web (meteomeduse.focus.it) e le segnalazioni arrivano a migliaia. Non pretendiamo di prevedere se ci saranno meduse, però stiamo ricostruendo la loro presenza lungo le nostre coste e, con l’aiuto dei cittadini, stiamo capendo molto di più.  

La Pelagia noctiluca, per esempio, quella «cattiva» che fa male, in inverno scompare, ma torna in primavera, in grossi agglomerati; non pungono esclusivamente perché ancora non facciamo il bagno. Arrivano esemplari abbastanza grandi, che finiscono sulle spiagge. Pelagia probabilmente trascorre l’inverno nel profondo e risale in superficie in primavera sfruttando le correnti ascensionali generate nei canyon sottomarini.  

Gli esemplari «vecchi» si riproducono e muoiono, e i loro figli ci pungono in estate, per poi tornare in profondità in inverno e risalire l’anno seguente. Bene, quest’anno abbiamo ricevuto molte segnalazioni di banchi di Pelagia in primavera. Se la riproduzione andrà a buon fine, la specie sarà molto numerosa nell’estate che sta arrivando. Soprattutto lungo le coste dove il mare antistante è profondo: Mar Ligure, Tirreno, Ionio.  

In questo periodo, il Tirreno, il Mar Ligure e parte dello Ionio sono pieni di Velella velella, la barchetta di San Pietro. Le spiagge si tingono di blu. Anche Velella, come Pelagia, pur vivendo in superficie in una parte del ciclo biologico, trascorre parte della vita nel mare profondo. Sono specie rare in Adriatico, dove il mare non è profondo. Altre meduse, però, si comportano diversamente e la loro distribuzione dipende da altri fattori che non hanno niente a che vedere con il mare profondo. Velella e le due Pelagia sono forse l’antipasto di quel che ci aspetta la prossima estate. Se vedete Pelagia benovici avvertiteci, la descrizione è qui: www.mapress.com/zootaxa/content.html



Ferdinando Boero * 
* Professore di Zoologia, Università del Salento

www.lastampa.it

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