quinta-feira, 5 de março de 2015

8 marzo, festa della donna: la strada per una vera parità è ancora lunga

La donna non è ancora in testa alla scala sociale


Donna, oggi. Un universo così variegato e in tale mutamento, sempre più difficile da fotografare. In ogni caso l'8 marzo ricorda a tutti che c'è ancora molto da fare per una parità tra i sessi che non sia solo a parole. La donna, multitasking per natura e attitudine, in condizioni 'normali' si divide tra famiglia e lavoro, a volte sacrificando i figli per la carriera. Ma nonostante questo le donne non sono in testa alla scala sociale: amministratore delegato in Europa è un uomo nel 97,6% dei casi, donna solo nel 2,4%.
(l'infografica dell'Europarlamento mostra le differenze uomo-donna)
Sono poi ancora troppe, in Italia, in Europa e nel mondo, le donne violentate, ferite, umiliate, sfregiate, mutilate, rapite o vittime di tratta. O, più di recente, reclutate dall'Isis come spose di terroristi. Ma anche quelle comunemente sottomesse a livello psicologico, chiuse nelle case e nel dolore, che non hanno la forza di dire 'basta' e di denunciare un compagno violento. La violenza non è amore, non esistono ''omicidi passionali''.
Il tema della violenza contro le donne è molto sentito nelle sedi europee: le eurodeputate il 4 febbraio scorso hanno danzato insieme all'autrice e attivista Eve Ensler contro la violenza sulle donne(ecco di  seguito il video)
Ma anche Barack Obama ha fatto di recente irruzione ai Grammy con un videomessaggio: 'Basta stupri, vanno fermati'. E rivolgendosi agli artisti ha chiesto il loro sostegno nella campagna 'It's on Us' (Tocca a noi), creata dalla casa Bianca per porre fine agli abusi sessuali. "Tocca a tutti noi - ha detto - creare una cultura dove la violenza non e' tollerata".

Nel variegato mondo femminile, ci sono anche donne che hanno colpito l'attenzione, di recente, per aver scelto di essere guerrigliere e kamikaze o 'spose dell'Isis', ripudiando l'Occidente che le ha viste nascere e crescere. Come le ragazzine adolescenti di origine bengalese fuggite dal Regno Unito per recarsi in Siria come mogli dei combattenti jihadisti. Erano state reclutate da altre spose di terroristi attraverso i social media. 
(Le tre adolescenti fuggite in Siria come 'spose dell'Isis')
Le donne della brigata Al Khansa sono infatti un gruppo solo femminile creato dall'Isis un anno fa, a gestire il 'giro di spose'. Della brigata farebbero parte molte ragazze partite dalla Gran Bretagna. "Non sposate un Harry o un Tom qualunque, scegliete un guerriero della jihad", e' uno degli slogan inquietanti con cui vengono convinte le ragazze a partire. In un tweet si idealizza la vita in Siria ''migliore'' di quella in "Gran Bretagna dove bisogna firmare una petizione per chiedere di poter mangiare halal". Una inquietante e contradditoria visione dell'emancipazione femminile.
www.ansa.it

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