terça-feira, 3 de novembro de 2015

Gli italiani che hanno salvato la Libia…

 miliziani del Daesh distruggono il patrimonio artistico con la stessa furia con la quale sgozzano infedeli. L’obiettivo è un mondo senza memoria, congelato tra passato e futuro, privato della libertà, consegnato a fanatismo e terrore. L’Italia è leader nella salvaguardia della cultura attraverso missioni archeologiche, antropologiche, etnologiche. L’Italia preserva, i fondamentalisti abbattono: come accadde in Afghanistan, nella zona di Bamiyan, passata alla storia per la distruzione dei Buddha giganti a opera dei talebani.


Siamo sempre stati in prima linea, fin dal periodo coloniale. Scovate nei mercatini o nella soffitta dei nonni, le guide del Touring club italiano del ‘29 o della Consociazione turistica italiana del ‘40. Vi troverete percorsi e orari di visita, ad esempio, a Leptis Magna in Libia (arco di Settimio Severo, Ninfeo maggiore e naturalmente museo leptitano che noi italiani realizzammo) come pure alle moschee di Fachr ed-Din e Giama a Mogadiscio.
Un’assunzione di responsabilità che arriva fino a noi per preservare il senso di comunità che lega i popoli del Mediterraneo.
Da lì gli interventi avviati in Egitto sul «Convento rosso», in Giordania per il restauro dei mosaici della montagna (Siyagha, Mukhayyat, Uyun Musa), in Tunisia con la progettazione del parco naturalistico/culturale de «La Maalga» e dei Porti Punici – Cartagine. Difficile affermare se sia vero il detto «Italiani, brava gente», ma quante cose buone facciamo e sistematicamente dimentichiamo.
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