Pasqua cristiana. Ultima cena. Chiesa del convento di Sant’Angelo presso Formis (Capua). Maestro italo-bizantino ca. 1100.
...E la bellezza del mito di Ostara
Il termine Pasqua, sin dai tempi più antichi, definisce nella religione ebraica una delle maggiori festività dell’anno: Pesach, la liberazione degli Israeliti dalla schiavitù. Il cristianesimo, figlio dell’ebraismo e sulla base dei quattro Vangeli canonici, celebra a Pasqua la resurrezione di Gesù Cristo. E poi c’è un’altra Pasqua, quella delle popolazioni indoeuropee che festeggiavano invece la dea della primavera, Ostara. La bellezza del risveglio della natura nel ciclo interminabile di morte e rinascita della Terra.
Pesach. Pani azzimi e sangue dell’agnello
Il contrasto fra le festività religiose ebraica e cristiana e la celebrazione pagana di matrice indoeuropea, è davvero grande. Per capirlo, è necessario soffermarsi su alcune considerazioni che riguardano le origini di queste feste. Innanzitutto il nome della Pasqua ebraica deriva dal vocabolo Pesach che significa pressappoco “andare oltre, passare” e celebra la liberazione degli Israeliti dalla prigionia e dalla schiavitù in Egitto.
Nel libro dell’Esodo, la narrazione degli eventi che interessano il Pesach si estende dai versetti XI, 5-10 ai versetti XII, 29. Il racconto in sintesi: Dopo il rifiuto del faraone di lasciar liberi gli Israeliti e le nove piaghe inviate da Jahve per punire l’Egitto, il dio d’Israele pensa di colpire le Due Terre con una sciagura senza pari: l’uccisione di tutti i maschi primogeniti, sia di uomini che di animali. Jahve passerà durante la notte in tutte le case, per compiere la terribile vendetta.
Affinché questo eccidio colpisca esclusivamente gli Egizi e non gli Israeliti, Jahve istruisce il popolo eletto sul da farsi. Ogni famiglia deve macellare, la sera, un agnello oppure un capretto che non abbia più di un anno di età e sia senza macchia. Il sangue di questo animale dev’essere quindi spalmato sulla porta di casa, la sua carne arrostita e mangiata sino all’ultimo boccone. Grazie a questo stratagemma, Jahve potrà riconoscere subito, durante il suo passaggio notturno, le porte sporche di sangue che segnalano la presenza di una famiglia israelita nelle case, e lì non entrerà. Passerà oltre (Pesach). Soltanto gli Egizi avrebbero subito la punizione divina. Così fu. E il faraone, spaventato da quell’ultima piaga, scacciò gli Israeliti dal regno.Ecco alcuni dei versetti biblici:
“(…) Poiché voglio passare in questa notte attraverso l’Egitto e uccidere tutti i maschi primogeniti di uomini e bestie, e la mia punizione dimostrerà a tutti gli dei d’Egitto che io sono l’unico Signore. (…) Dovete ricordare questo giorno e festeggiare il Signore, e così faranno tutti i vostri discendenti, in eterno.” (Esodo XI, 12-13)
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