Molinette, è morto Nico Orengo
Lutto nel mondo della cultura
Lo scrittore Nico Orengo è morto questa mattina all'ospedale torinese delle Molinette, dove era stato ricoverato per una crisi respiratoria. Nato nel 1945 a Torino, molto legato all'estremo Ponente ligure, ai confini con la Francia, teatro di gran parte dei suoi romanzi, aveva lavorato alla casa editrice Einaudi dal 1964 al 1977, entrando successivamente a La Stampa di cui diresse il settimanale Tuttolibri fino al 2007.Narratore tra i più originali in Italia, ma anche poeta e giornalista culturale che sapeva polemizzare acutamente senza tuttavia ferire, grazie a una ironia soffusa di malinconie e di nostalgia, ha pubblicato i suoi libri da Einaudi: da Ribes a Le rose di Evita, La guerra del basilico, Dogana d'amore, Il salto dell'acciuga, La curva del latte, Di viole e liquirizia (ambientato nelle Langhe), Hotel d'Angletterre, Islabonita (uscito pochi mesi fa). Sapeva raccontare come pochi altri. Del romanziere di razza, che si fa amare dal suo pubblico, aveva la facilità e la limpidezza di scrittura, la capacità di ideare trame avvincenti e mai banali, l'abilità di giostrare tra passato e presente, tra personaggi minori, dimenticati, locali, e protagonisti della Storia (come nel caso di Evita Peròn, all'epoca del suo passaggio a Bordighera). Il paesaggio ligure, i marinai e i mercanti del sale, i pescatori e alcune seducenti figure di donne dal passato misterioso, innervano le sue narrazioni, in cui si fondono bene il registro comico e quello triste. Nel 1992, ne Gli spiccioli di Montale, aveva espresso la sua amarezza e la sua indignazione civile per la speculazione edilizia che stava deturpando la costa rivierasca.Amava i pittori e i colori, il buon cibo e il buon vino, le sigarette eterne come quelle del salgariano Yanez, e il mare della Mortola e dei Balzi Rossi, i caffè di Marina San Giuseppe di Ventimiglia, i racconti per i bambini per i quali aveva scritto delle bellissime filastrocche: da di A-ulì-ulé. Filastrocche, conte, ninnenanne a Canzonette.
La Repubblica
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