La Corte Costituzionale durante una seduta , in una immagine di archivio (Ansa)
Roma, Corriere della Sera — Dopo oltre un anno di attesa, l'udienza pubblica che si celebra oggi nell'aula gialla della Corte Costituzionale è considerata una sorta di esame di riparazione per il Lodo Alfano — la legge ordinaria che blocca i processi per le 4 alte cariche dello Stato — dal cui esito dipende la riapertura dei dibattimenti milanesi bloccati nel 2008 a carico del presidente del Consiglio: corruzione dell'avvocato londinese David Mills e diritti tv Mediaset.
Bocciato nel 2004 il Lodo Schifani (scudo per le 5 alte cariche dello Stato), oggi i 15 giudici della Corte sono chiamati a svolgere l'esame di costituzionalità al Lodo Alfano che da un anno stende lo scudo sul capo dello Stato, sul premier e sui presidenti di Camera e Senato, cercando di correggere (temporaneità dell'immunità, possibilità di rinuncia, salvaguardia dei diritti della parte lesa) i punti censurati dalla Consulta nel 2004. I boatos dicono che il plenum presieduto dal giudice Francesco Amirante sia diviso al punto che la decisione verrebbe presa a maggioranza, 8 contro 7, mentre si fa avanti insistente l'ipotesi di un rinvio della camera di consiglio prevista per oggi alle 16: è possibile se un giudice chiederà tempo per la lettura degli atti. Tra oggi e domani, tuttavia, i ritmi dei giudici sono serrati perché giovedì 5 di loro, compresi il presidente e il relatore, sono in partenza per Lisbona dove parteciperanno a un incontro internazionale.
La decisione, dunque, potrebbe arrivare anche la prossima settimana. Alle 9.30, in udienza pubblica — prima ancora che il relatore Franco Gallo illustri la questione di illegittimità sollevata dal tribunale di Milano e dal gip di Roma — la Corte dovrà stabilire se sia ammissibile la costituzione in giudizio della procura di Milano rappresentata dal professor Alessandro Pace. Poi toccherà agli avvocati di Silvio Berlusconi che sono quattro: tre — Niccolò Ghedini, Piero Longo e Gaetano Pecorella — che lo rappresentano come parte privata e Glauco Nori dell'Avvocatura che lo difende come presidente del Consiglio. La soluzione più favorevole al premier è ovviamente il rigetto dei ricorsi. Quella intermedia prevede l'incostituzionalità parziale del lodo, magari nella parte in cui non estende lo scudo ai ministri e ai parlamentari, rimediabile con un nuovo ddl. C'è infine l'ipotesi della bocciatura sonora ai sensi dell'articolo 138: in questo caso la Corte direbbe che lo scudo avrebbe dovuto imboccare la strada del ddl costituzionale invece che quello ordinario.
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