quinta-feira, 9 de setembro de 2010

Berlusconi: "Avanti tranquilli"

Silvio Berlusconi

Roma - «Si va avanti tranquilli», in Parlamento «ci sono i numeri». A tarda notte il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, risponde così a chi gli chiede se il governo sarà in condizione di andare avanti sul programma dopo lo strappo con Fini. Il premier lascia sorridente la residenza romana dell’ambasciatore israeliano Gideon Meir dove, in un terrazzo affacciato su Villa Balestra ha festeggiato il Rosh Hashanah, il capodanno ebraico. Insieme a lui il sottosegretario alla Presidenza, Gianni Letta, Clemente Mimun, Bruno Vespa e Valentino Valentini.
Silvio Berlusconi tira così il freno a mano sul precipizio della crisi. Il premier cambia strategia e sceglie, piuttosto che lo scontro frontale con Fini e la battaglia per il voto anticipato, la via della "guerriglia". Al mattino di ieri il Cavaliere dà l’input al capogruppo Pdl Fabrizio Cicchitto di chiedere la calendarizzazione solo a fine settembre di un intervento del premier in Aula alla Camera: una tempistica dilatoria che già fa tramontare l’ipotesi del voto in autunno. Berlusconi pensa a un discorso programmatico, senza sconti a Gianfranco Fini ma senza volontà di rottura, per allargare il più possibile i confini della sua maggioranza ad «altri».
Non solo i finiani scettici (sui quali ancora il premier spera) ma anche quelli che, come il leader Mpa Raffaele Lombardo, hanno assicurato il loro voto. «Se ho la maggioranza, ed io conto di averla, ho il dovere di governare - spiega a sera di fronte all’ufficio politico del partito -. Adesso serve senso di responsabilità di fronte ai problemi del Paese, dobbiamo garantire il governo del fare». Se crisi dovrà esserci, perciò, si dovrà aprire in Parlamento. Niente voto anticipato in autunno (come hanno chiesto oggi al premier anche i ministri di Liberamente in un incontro riservato). Ed ecco spento il cerino che Fini aveva rimesso in mano al Cavaliere dopo Mirabello.

Berlusconi stoppa Umberto Bossi, che più di ogni altro in questi giorni ha spinto verso le elezioni sperando nel cappotto della Lega. Il Senatur apprende dalla Capigruppo che le comunicazioni del governo (ed il voto sulla relativa risoluzione) sono previste nella finestra dei lavori d’Aula tra il 28 ed il 30 e si precipita a Montecitorio per rilanciare. «Tutto dipende da quello che vuol fare Berlusconi - dice - ma la vera via d’uscita sono le elezioni». E siccome al voto si va «se ci sono le dimissioni di Berlusconi o un voto contrario», Bossi offre la disponibilità della Lega a votare contro il discorso del premier e aggiunge che il Carroccio è pronto a calare su Roma con 10 milioni di persone contro ipotesi di governi tecnici. «In giro - chiosa - ci sono già tanti cornuti. E siamo noi ad aver vinto le elezioni».

Il leader del Carroccio risponde poi con una pernacchia a Gianfranco Fini, che dice di non voler lasciare la Presidenza di Montecitorio fino a fine legislatura. «Non si dimette? Prrr...». Era stato il presidente dei deputati Pdl Fabrizio Cicchitto a sollevare, nella prima conferenza dei capigruppo dopo la pausa estiva questa mattina , il problema dell’incompatibilità di Gianfranco Fini con il ruolo di Presidente della Camera. «Ne prendo atto - aveva risposto Fini - ma non è una questione relativa a compiti e funzioni della capigruppo, per questo non considero necessario dare alcuna risposta in questa sede».

Ma intanto sul voto il premier frena (anche se domani tutto potrebbe di nuovo cambiare segno) e si propone, salendo al Colle nei prossimi giorni per sottoporre a Giorgio Napolitano il nome di Paolo Romani come ministro dello Sviluppo Economico, di avere modo di spiegarsi con il Capo dello Stato e fare il punto sulla situazione politica. Dopo il vertice notturno di Arcore e la nota congiunta Berlusconi-Bossi nella quale si annunciava di voler salire al Quirinale per chiedere le dimissioni di Fini dalla Presidenza della Camera, da Napolitano si era registrata una certa freddezza. E sull’appello al voto di Bossi il Capo dello Stato aveva preso ieri ancor più le distanze: «È un problema puramente politico su cui non mi pronuncio. È un annuncio, una scelta, non so come definirlo, di cui posso solo prendere atto. Gli incontri li prevedo quando mi vengono richiesti: fino a questo momento non ho ricevuto nessuna richiesta di incontro».

In attesa di sviluppi del quadro , l’ufficio di presidenza del Pdl ha intanto anche "congelato" la questione delle incompatibilità dei parlamentari Fli con incarichi di punta nel partito, che avrebbe dovuto essere affrontata questa sera stessa. Si è deciso, «per un atto di cortesia», di convocare singolarmente i singoli finiani, per sottolineare a ciascuno di loro che i due incarichi sono incompatibili, pur senza alcun atto formale. «Noi andiamo avanti a governare» dice in chiaro a sera il premier confermando la linea. E a chi gli chiede se sia possibile l’intesa con Fini risponde sibillino:«Ho detto che dobbiamo andare avanti e dobbiamo governare».

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