Luca Ferrua - Molti pensano che il torrone perfetto sia quello di Cremona, una delle «T» che hanno reso famosa la città. Ma se su questo tema si interrogano gli chef di tutto il mondo la risposta è sempre la stessa: il migliore, il più adatto per essere usato in cucina, è quello piemontese. In particolare il voto più alto se lo merita quello di tradizione albese e se vogliamo essere più precisi quello che commercializzato con il marchio «Relanghe».
Il piemontese - è questo il tipo di torrone più diffuso nelle pasticcerie di Torino - è fatto con zucchero, miele e soprattutto - ecco la peculiarità - con le nocciole, in particolare con quelle langarole che danno al prodotto l’equilibrio di gusto, sapore e dolcezza che tanto piace ai grandi chef. La nocciola da sola non basta a rendere perfetto il torrone.
La tostatura è fondamentale come pure l’equilibrio tra zucchero e miele e per ultima la cottura che può andare dalle 12 alle due ore. Resta il dubbio se meglio duro o morbido? Ovviamente è solo questione di gusti e il pubblico si divide in due: gli anziani - per questione di denti - preferiscono il morbido i più giovani, soprattutto i bambini, scelgono il duro.
Il piemontese - è questo il tipo di torrone più diffuso nelle pasticcerie di Torino - è fatto con zucchero, miele e soprattutto - ecco la peculiarità - con le nocciole, in particolare con quelle langarole che danno al prodotto l’equilibrio di gusto, sapore e dolcezza che tanto piace ai grandi chef. La nocciola da sola non basta a rendere perfetto il torrone.
La tostatura è fondamentale come pure l’equilibrio tra zucchero e miele e per ultima la cottura che può andare dalle 12 alle due ore. Resta il dubbio se meglio duro o morbido? Ovviamente è solo questione di gusti e il pubblico si divide in due: gli anziani - per questione di denti - preferiscono il morbido i più giovani, soprattutto i bambini, scelgono il duro.
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