segunda-feira, 3 de dezembro de 2012

Primarie: con oltre il 60% dei voti, Bersani è il candidato premier


  Bersani festeggia con il suo team: Roberto Speranza, Tommaso Giuntella e Alessandra Moretti

di Cristina Ferrulli

La battaglia vera comincia ora. Ma stasera Pier Luigi Bersani vince una doppia sfida: il popolo del centrosinistra lo candida, con il 60,8% dei consensi a oltre metà dello spoglio dei voti, a premier della coalizione e il leader Pd, vincendo le resistenze dei big del partito e grazie all'energia incarnata dal rottamatore Matteo Renzi (fermo al 39,1%), è riuscito a rimotivare l'elettorato in tempi in cui, come dimostrano da ultimo le elezioni siciliane, il vento di Beppe Grillo soffia forte. Lo sfidante esce, comunque, a testa alta, accreditato al momento di quasi il 40 per cento e con un pacchetto di voti che ora peseranno sugli equilibri futuri del Pd.

Dopo 45 giorni di campagna elettorale, ci sono voluti meno di 20 minuti per capire che Pier Luigi Bersani aveva vinto le primarie e anche con un risultato tondo che gli permette la piena legittimazione che lui voleva. Alle 20,20 Matteo Renzi, arrivato al ballottaggio superando anche il leader di Sel Nichi Vendola, ammette con un tweet la sconfitta: "Era giusto provarci, è stato bello farlo insieme". Il sindaco di Firenze, come garantito ieri, non ha gridato ai brogli anche se per tutta la giornata i renziani hanno polemizzato per alcune difficoltà ai seggi, in particolare in Toscana e a Roma. Ma il caos ai gazebo, temuto fino all'altro ieri, non c'é stato e già dopo pranzo Bersani ringraziava i 100mila volontari che avevano consentito "la festa della democrazia".

Il segretario Pd, che aveva fortemente voluto le primarie, festeggia e annuncia: da domani "pensiamo tutti insieme all'Italia". Una mano tesa al rivalte dopo una partita giocata all'insegna del fair play. Anche se non sono mancati scontri anche duri, come l'attacco di Bersani a chi "prende consigli da chi ha base alle Cayman" dopo la cena del sindaco con esponenti del mondo della finanza, tra i quali il finanziere Davide Serra.

O, da ultimo, il pesante affondo dei renziani per chiedere la massima apertura ai votanti del secondo turno, con il 'mail bombing' che ha intasato i server dei comitati provinciali e i bersaniani pronti ad accusare i rivali di voler "sabotare" le primarie. Ma, seppur tonici, "una battaglia vera", come dice Romano Prodi, i due mesi di confronto sono trascorsi all'insegna della correttezza al punto che da più parti il sospetto è che Bersani e Renzi fossero d'accordo sin dall'inizio e che ora all'orizzonte ci sia un ticket con Bersani premier e Renzi segretario del Pd o ministro. "Le primarie non sono un congresso, non servono ad aprire tavoli o tavolini", ha sempre negato il segretario Pd così come il sindaco che ha sempre assicurato che, in caso di sconfitta, resta a fare il sindaco di Firenze senza "chiedere premi di consolazione". Ma che Renzi avrà voce in capitolo nella compilazione delle liste elettorali non è un mistero ed è interesse di Bersani attrarre, tramite Renzi, quegli elettori, tra i quali molti delusi che si erano allontanati dalla politica, tornati ai seggi grazie al sindaco di Firenze. "Bersani e Renzi saranno da domani come Obama e Hillary", è l'immagine usata da Dario Franceschini per descrivere come, dopo la battaglie per le primarie, i due marceranno uniti per vincere le elezioni.

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