quinta-feira, 24 de janeiro de 2013

Dopo la retina, verso la prima lente in provetta

Corpo lentoide derivato dall'epitelio della lente isolato dalle cellule staminali embrionali (fonte: F. Mengarelli, T. Barberi, Monash University) 
 Corpo lentoide derivato dall'epitelio della lente isolato dalle cellule staminali embrionali
 (fonte: F. Mengarelli, T. Barberi, Monash University)
 
Dopo la prima retina in provetta, tutto è pronto per coltivare in laboratorio la lente dell'occhio umano. Sono stati infatti isolati per la prima volta i tessuti embrionali dai quali si sviluppa la lente ed il risultato è pubblicato sulla rivista Stem Cell Traslational Medicine, si deve alla ricerca fatta in Australia dall’italiana Isabella Mengarelli, del gruppo dell'università di Monash a Melbourne, coordinato dall'italiano Tiziano Barberi.

''Non siamo i primi a dimostrare la derivazione del tessuto della lente dalle cellule staminali embrionali, ma siamo i primi ad avere isolato e purificato le cellule che danno origine alla lente'', ha detto Barberi.

Contrariamente alle cellule della retina, che si sviluppano direttamente dalle sistema nervoso centrale, quelle della lente hanno origine dalla parte anteriore della struttura dell'embrione nella quale il tessuto di rivestimenti forma degli ispessimenti, con strutture specializzate chiamate placodi, legate alla formazione degli organi di senso.

Da uno di questi ispessimenti le cellule della lente cominciano a svilupparsi esattamente di fronte a quelle che andranno a formare la retina e, dopo essersi scambiate segnali, alla fine di questo processo di sviluppo le due strutture cominciano ad aderire fra loro.

Se i ricercatori giapponesi sono riusciti a coltivare in provetta la retina tridimensionale di topo e di uomo a partire dalle cellule staminali embrionali, per la lente il processo è ancora agli inizi. ''Finora siamo riusciti ad isolare le cellule dell'epitelio della lente e a purificarle'', ha spiegato Barberi.

''Ottenere una lente rudimentale - ha osservato - non è facile perchè non si tratta di costruire un tessuto, ma una secrezione di cellule capace di dare origine ad una struttura trasparente''. In pratica, mentre le cellule muoiono secernono un insieme di proteine destinate a formare lo strato trasparente che protegge l'occhio.

Tra le possibili applicazioni, una delle più promettenti è la cura di malattie come la cataratta congenita, distinta da quella che si manifesta con l'avanzare dell'età. A breve, ha osservato Barberi, si prevede di trasferire le cellule embrionali che formano la lente in animali con un difetto della vista, in modi che si rigenerino dando origine alla lente. Soltanto in futuro, quando ci sarà la tecnologia per coltivare in provetta una lente tridimensionale, si potrà pensare ad un trapianto.

La ricerca, secondo Barberi, è una dimostrazione ulteriore di come ''con le cellule staminali embrionali si possa fare veramente di tutto: è solo una questione di studiare i modi per far sì che le cellule si formino''. In Australia dal 2009 dopo aver lavorato a lungo negli Stati Uniti, il ricercatore e' da sempre impegnato nella ricerca sulle staminali embrionali: '' in Italia - ha concluso - queste ricerche sono impossibili perché lavorare sulle cellule staminali embrionali è vietato''.

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