segunda-feira, 18 de fevereiro de 2013

Terremoto di magnitudo 4,8 nel Frusinate

L'area colpita dal terremoto del 16 febbraio (fonte: INGV)  
L'area colpita dal terremoto del 16 febbraio (fonte: INGV)
 
Il terremoto di magnitudo 4,8 che ha colpito la zona della provincia di Frosinone compresa fra Sora, Isola Liri e Castelliri è avvenuto in un'area nota per essere ad alta pericolosità sismica. E' stata una scossa abbastanza superficiale (la profondità calcolata è di 10,7 chilometri) ed è questo il motivo per cui è stata avvertita in un’ampia area, estesa almeno da Roma a Pescara.

La zona del frusinate colpita dal terremoto è da tempo sotto la sorveglianza di sismologi. Ha infatti cominciato ad attivarsi poco tempo dopo il terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009. ‘’E’ una zona ad al pericolosità sismica che stiamo studiando con attenzione’’, ha detto il direttore del Centro Nazionale Terremoti dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Alessandro Amato. ‘’E’ una zona – ha proseguito - nella quale si trovano faglie attive note e nella quale sono avvenuti terremoti importanti nel passato’’.

A generare il terremoto nel frusinate e' stato il movimento dell’Appennino che progressivamente si estende dal Tirreno verso l’Adriatico. E' questo il meccanismo generale comune al terremoto avvenuto nella notte nella zona di Frosinone, cosi' come al terremoto dell'Aquila del 2009, a quello dell'autunno 2012 nel Pollino e a quello che nel 1997 ha colpito Umbria e Marche.

Possono essere interpretati in questo modo anche i grandi terremoti avvenuti in passato nel frusinate, come quello del 1654. Questo e' stato il piu' recente fra i sismi piu' violenti avvenuti nella stessa zona colpita dal terremoto del 16 febbraio, con danni fino al nono o decimo grado della scala Mercalli ed una magnitudo stimata di 6,2. Un altro terremoto molto distruttivo avvenuto nella stessa zona risale al 1349.

Il movimento di estensione dell'Appenino dal Tirreno all'Adriatico avviene ad una velocita' compresa fra tre e cinque millimetri l'anno: ''vale a dire che ogni mille anni l'Appennino si estende di qualche metro'', osserva Amato. Questa sollecitazione viene distribuita su diversi sistemi di faglie: quello piu' vicino al Tirreno, che comprende i monti nell'area di Sora, poi il sistema piu' interno, del quale fa parte la zona dell’Aquila, e quindi il sistema di faglie piu' vicino all'Adriatico. La deformazione dovuta al movimento dell’Appennino, prosegue il sismologo, ''si accumula nei secoli su queste diverse strutture, provocando terremoti forti, ma anche terremoti meno intensi''.

Non c'e' ancora un pieno accordo fra gli studiosi sulle cause del movimento che fa progressivamente estendere l'Appennino, come fosse un elastico. L'ipotesi piu' accreditata e' quella che vede il motore di questo movimento nella placca Adriatica, sulla quale l’Appenninno e' ''appoggiato''. La placca Adriatica ruoterebbe in senso antiorario rispetto ad un punto localizzato in Italia settentrionale e in questo movimento trascinerebbe con se' la catena montuosa. ''Questo tipo di movimento – spiega Amato - non e' costante lungo tutto l'Appennino ed e' questo il motivo per cui lungo questa catena montuosa avvengono terremoti con meccanismi diversi''

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