segunda-feira, 4 de novembro de 2013

Piemonte: terra di rossi purosangue

Francesco Monchiero, titolare ed enologo della ditta, e sua moglie Lucrezia, Sales Manager, nell'azienda vitivinicola Monchiero Carbone 
 Francesco Monchiero, titolare ed enologo della ditta, e sua moglie Lucrezia, Sales Manager, nell'azienda vitivinicola Monchiero Carbone
 
ROMA - Barbaresco, Barolo, Barbera, Gavi, Arneis, Moscato. Per la seconda tappa del tour ideato dalla società fiorentina Business Strategies, le giornaliste cinesi della rivista Revue du Vin de France, in Italia per sondare le eccellenze di casa nostra ai fini della promozione sul mercato orientale, hanno idealmente navigato il fiume Tanaro per degustare il miglior Piemonte vinicolo. Sei grandissime denominazioni per sei grandissimi vini che hanno fatto, e fanno tuttora, l'immagine dell'Italia nel mondo; rinomati e altisonanti anche i nomi delle aziende visitate che rappresentano il loro territorio con etichette e calici estremamente rappresentativi. Ecco il Barolo, 'il re dei vini e il vino dei re', proveniente dalle colline intorno a Castiglione Falletto (Cuneo) dove Vietti da generazioni fa la storia dei grappoli tra i più importanti del mondo, secondi per importanza solo a quelli della Borgogna. Regina del regno è la Barbera, nata come vitigno rustico e diventato nobile col tempo; grazie al lavoro dell'azienda Braida di Rocchetta Tanaro, è passato da calice dissetante per i contadini della zona, all'essere presente sulle più blasonate tavole internazionali. Altro splendido rosso è il Barbaresco, figlio del Nebbiolo delle Langhe cuneesi; il miglior Crù per questo straordinario vitigno è considerata la Martinenga, dove hanno sede le Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di Grésy. Nel cuore del Roero, tra due colline Renesio e Mombirone, si trova l'azienda Monchiero Carbone, punto di riferimento per quella bacca bianca che anticamente veniva chiamata 'Nebbiolo bianco', oggi Arneis; dai morbidi rilievi a 300 metri sopra il livello del mare, si coltivano le viti per produrre un vino profumato, con una buona struttura acida e grande freschezza. Grande avventura biodinamica poi tra le vigne di La Raia, nella denominazione Gavi, dove si coltivano uve Cortese; metodo naturale di fertilizzazione, lieviti autoctoni, una bassissima quantità di anidride solforosa, per un vino in grado non solo di competere ma anche di superare in qualità le etichette tradizionali. A chiudere il bel viaggio in Piemonte ecco il Moscato dell'azienda Saracco, sita a Castiglione Tinella nelle Langhe cuneesi:un calice in cui la dolcezza del frutto si unisce ad una grandissima espressività aromatica, eleganza e freschezza.


www.ansa.it/terrae gusto

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