Preparazione del formaggio maiorchino; per la gara si utilizzano forme stagionate
(di Ida Bini)
Arroccato su un ripido costone di roccia arenaria tra le suggestive
cime dei monti Nebrodi e Peloritani, nell’entroterra di Messina, Novara
di Sicilia ospita fino al 4 marzo la sagra del formaggio maiorchino,
una curiosa tradizione carnevalesca che coinvolge l’intera popolazione e
i visitatori del delizioso borgo siciliano, a una ventina di chilometri
dal mare.
Protagonisti della festa sono grandi forme di maiorchino, locale
formaggio pecorino, nato nel Seicento e oggi tutelato da Slow Food:
secondo regole ben precise e schemi antichi, le forme di cacio
stagionate vengono fatte rotolare per due chilometri lungo le strette e
tortuose vie del paese fino al traguardo, dove vince chi ha effettuato
il minor numero di lanci. E’ la versione gastronomica del tradizionale e
antichissimo gioco della ruzzola di legno, che ogni sabato di Carnevale
coinvolge l’intera cittadinanza e che termina ogni volta in una sagra a
base di cibo – ricotta, pecorino e maccheronata al sugo di salsiccia - e
vini locali.
Le regole del torneo sono particolarmente rigide, soprattutto per il
mazzacorto, il fissaggio dello spago intorno al formaggio; il lancio
vero e proprio sulle vie acciottolate del borgo, che deve prevedere
salti e curve, e la lazzada, lo spago attorcigliato al maiorchino, che
misura per tutti un metro, consentendo al lancio forza, velocità e
precisione. Le sedici squadre di lancio, composte da tre persone con un
capitano ognuna, partono alle 15.30 da via del Duomo e arrivano a via
Bellini e al piano Don Michele, seguendo le proprie forme che, per la
gara, sono piccole e maneggevoli, anche se alcune possono pesare fino a
18 chili, molte delle quali vengono ripulite e portate in tavola per la
festa di fine giornata.
: un partecipante alla sagra del maiorchino si prepara al lancio della forma di pecorino
La sagra termina il martedì di Carnevale, giorno in cui Novara di
Sicilia si riempie di visitatori e di curiosi, attratti dalla tradizione
ma anche dal fascino del paese, inserito nella celebre associazione dei
“borghi più belli d’Italia”.
Incantevole è il paesaggio che si gode dalla piazza del Duomo, da
dove si lanciano le forme e dove si svolge la festa: qui lo sguardo
spazia dall’Etna fumante e ancora imbiancato alla Rocca Salvatesta,
conosciuto anche come il “Cervino di Sicilia”; dai pascoli ai frutteti e
dai campi già punteggiati di giallo alle lontane Eolie.
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