CINEMA
Ciclo: Tu vuò fa l'Americano…. Quando gli
Oscar parlano italiano.
Dopo 15 anni un film italiano vince di nuovo un
oscar ed un grande dibattito sulla qualità del cinema italiano contemporaneo e
sull’opera di Sorrentino infiamma l’Italia.
Il nostro cineforum propone una selezione di alcuni
dei grandi capolavori che hanno scritto il nome di artisti italiani nella notte
degli Academy Awards.
“AMARCORD
”
Regia: Federico Fellini Anno di
produzione: 1973 Durata: 127
minuti Tipologia: lungometraggio Genere:
drammatico
Amarcord è oggi
una parola che nella lingua italiana che indica il ricordo nostalgico, il
parlare in modo malinconico di momenti ormai lontani nel tempo. E che forse si
potrebbe proporre come l’unica traduzione possibile per il termine portoghese
saudade.
Originariamente, però, il termine viene dal dialetto
romagnolo “a m’arcord” che vuol dire “io mi ricordo“. L’uso a livello nazionale
della parola e il suo nuovo significato è arrivato con l’omonimo film di
Federico Fellini nel 1973. Il film racconta la storia di un borgo di Rimini
negli anni ’30 e dei suoi abitanti ed è, allo stesso tempo, anche la
ricostruzione della Rimini ricordata da Fellini.
La vicenda, ambientata
dall'inizio della primavera del 1932 all'inizio della primavera del 1933
(riferimento certo visto la corsa della VII edizione della Mille Miglia), in una
Rimini onirica ricostruita a Cinecittà, come la ricordava Fellini in sogno,
narra la vita nell'antico borgo (o e' borg, come a Rimini conoscono il quartiere
di San Giuliano) e dei suoi più o meno particolari abitanti: le feste paesane,
le adunate del “sabato fascista”, la scuola, i signori di città, i negozianti,
il suonatore cieco, la donna procace ma un po' attempata alla ricerca di un
marito, il venditore ambulante, il matto, l'avvocato, quella che va con tutti,
la tabaccaia dalle forme giunoniche, i professori di liceo, i fascisti, gli
antifascisti e il magico conte di Lovignano, ma soprattutto i giovani del paese,
adolescenti presi da una prepotente “esplosione sessuale”.
Tra questi è messo in
particolare risalto il personaggio di Titta Biondi (pseudonimo per Luigi "Titta"
Benzi, amico d'infanzia di Fellini) e tutta la sua famiglia: il padre, la madre,
il nonno, il fratello e gli zii, di cui uno matto, chiuso in un manicomio.
Attraverso le vicende della sua adolescenza, il giovane Titta inizierà un
percorso che lo porterà, piano piano, alla maturità.
E’ il film sintesi di
Fellini, un grande capolavoro tra ricordo e sogno che ci restituisce la potenza
creativa del cinema in tutto il suo essere come solamente il grande Federico
sapeva fare. Le stupende musiche di Nino Rota accompagnano tutta la storia e ne
sono parte integrante. Un’opera filmica che danzando sul filo dei ricordi
racconta la nostalgia per un’epoca come nessun altro film ha mai fatto. Una
narrazione che diventa a tratti pura poesia e che invece di avere un
protagonista ha una pluralità di personaggi che costruiscono coralmente la
storia. Come un grande capolavoro del Rinascimento. Un affresco che invece di
mostrare la coralità della volta celeste narra i ricordi felliniani sul
ventennio fascista.
28 maggio 2014, alle ore 19.00
Sottotitoli: in
italiano. Presentazione: Maurizio Russo Ingresso
gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili. Rua Frei
Caneca, 1071 (próx. ao metrô Consolação) /
Tel.: 3285.6933
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