Il profumo dei gerani che "sgorgano" da ogni anfratto colorando gli angoli e i balconi delle case di pietra si disperde solo quando l'aria si riempie del verde del bosco che sale fino a oltre 1.200 metri e che avvolge questo piccolo centro di poco meno di 3mila anime, nel cuore del parco dei Nebrodi dove i grifoni volteggiano in uno scenario mozzafiato: Galati Mamertino. Per due giorni il borgo ha ospitato il primo Festival del giornalismo enogastronomico, organizzato dall'associazione culturale Network e da Slow Food nella più ampia cornice del Gal Nebrodi Plus (il gruppo di azione locale) che ha creato il "Solstizi-Circuito delle feste del sole".
Cibo, natura, storia, tradizioni e opportunità di sviluppo hanno scandito dibattiti e convegni, con una trentina di giornalisti specializzati ed esperti a confronto, nella splendida cornice di villa Allegra, un palazzo settecentesco, nel centro storico del paese. Qui nascerà la scuola del gusto, idea lanciata nel corso del Festival: sarà realizzata in partnership con gli operatori del settore, in particolare con i ristoratori, con l'aiuto degli chef galatesi, dei produttori locali e con la collaborazione di Slow Food Sicilia. Una iniziativa per trasmettere alle nuove generazioni (in pochi anni la popolazione s'è dimezzata) le competenze che questo territorio ha raggiunto negli anni, mettendo a frutto un'antica tradizione legata all'enogastronomia e la continua ricerca della qualità, col suino nero che rappresenta un must in un territorio dove il Consorzio Terre dei Nebrodi ce la sta mettendo tutta per valorizzare le poduzioni locali, a partire dalla realizzazione del Centro servizi, una struttura dove vengono lavorati i salumi esportati anche in Germania, Belgio e Gran Bretagna.
Sfide e speranze che si leggono nei volti dei giovani e dei più anziani che ogni giorno accompagnano i visitatori in un viaggio "magico" tre le stradine del centro storico di Galati con i suoi palazzi signorili settecenteschi e la Chiesa Madre, dedicata a S. Maria Assunta, dove si trovano tele e statue di pregevole bellezza, tra cui una tela raffigurante il Martirio di Sant'Agata di Pietro Novelli e le statue marmoree della Trinità e dell'Annunciazione di Antonio Gagini.
Percorsi che si inerpicano fino al bosco, con le felci lungo i sentieri dove i cacciatori di funghi raccolgono i porcini, mentre l'odore delle piante d'origano si mescola ai profumi dell'agrifoglio, del pungitopo, del biancospino, con lo sguardo, nel punto più alto, che riesce a scorgere, quando il cielo è dipinto d'azzurro intenso, l'arcipelago delle Eolie e la potenza eruttiva dell'Etna. Un parco animato da natura e persone. Smessa la divisa da vigile, Calogero sale questi sentieri a bordo del suo quod accompagnando gli "avventurieri", mentre Toruccio, un signore corpulento dal viso d'angelo intona le canzoni popolari con le note dei zampognari che entrano fin dentro l'anima di chi si spinge fin quassù mano nella mano, immergendosi nel bosco mentre il tempo sembra fermarsi e il silenzio viene rotto dall'acqua cristallina e gelida che sgorga dalla montagna raccolta in fontane di pietra, fin alla cascata del Catafurco, altra quasi 30 metri, che toglie il fiato.
Anziani e giovani. Come i ragazzi dell'associazione 'Creazioni a catena' che da qualche tempo gestiscono il rifugio, offrendo formaggi, pane e olio, ricotta calda, arrosticini di pecora e buon vino a chi si avventura fino a 1.200 metri. Come Calogero Franchina detto "Gerson", baffi e volto da montagna, innamorato del mitico fantasista brasiliano del Mondiali del '70, che pulisce i sentieri del bosco e ne conosce ogni angolo.
Come Attilio, la guida infallibile, come Rosetta, una piccola signora che custodice l'antica tradizione delle nocciole.
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