quarta-feira, 3 de setembro de 2014

"C'è l'oro nelle viscere del Monte Rosa"


ROMA - "Ebbene sì in italia c'è l'oro e nelle viscere del Monte Rosa esiste un giacimento superiore a quelli attualmente più produttivi presenti in sudafrica. Un giacimento di 20 chilometri quadrati che, a causa di problemi ambientali, di sicurezza e di costi, non è attualmente sfruttato". Lo dice Rita Mabel Schiavo dell'associazione didattica museale, ideatrice di 'la febbre dell'oro", un evento straordinario nell'ambito della settimana del pianeta terra. Attenzione, però, non si prospetta nessuna corsa all'oro: cercare va bene, ma "non è pensabile farlo per guadagnare" bensì "solo per collezionare". Ben 60 km di gallerie testimoniano "l'antico lavoro che si svolgeva soprattutto nella valle Anzasca, a Macugnaga- spiega Schiavo- in provincia di Verbania, dove l'ultima miniera fu chiusa nel 1961, a seguito di un incidente in cui persero la vita quattro persone".

La miniera d'oro della Guia, nella frazione di Borca è oggi accessibile alle visite guidate, "durante le quali è possibile scorgere lungo il percorso autentici filoni di pirite aurifera - prosegue l'esperta - durante "La settimana del pianeta Terra", armati di cappellino, barra, setaccio, canalina, tulin, secchi e pala, metteremo i piedi nelle acque del fiume blu, il Ticino a Pombia, per cercare l'oro". 

Il 12 ottobre, insomma, "tutti potranno cimentarsi in questa attività e portare a casa le proprie pagliuzze, seguendo Pierpaolo, un cercatore d'oro dotato di licenza imposta da regio decreto - dice Schiavo - dopo una breve passeggiata in piano, si raggiungeranno delle piccole aree sabbiose in un'ansa del fiume Ticino e, immersi in un magnifico paesaggio naturale, dotati di stivali di gomma, s'inizierà la ricerca. Come succede durante le gare, che avvengono sia a livello nazionale che internazionale, alcune pagliuzze verranno aggiunte in loco, quindi nessuno si preoccupi, tutti potranno soddisfare la propria 'febbre dell'oro".

"Durante le fasi glaciali del quaternario - prosegue Rita Mabel Schiavo dell'associazione didattica museale - i ghiacciai delle Alpi occidentali si sono man mano espansi e ritirati edificando cerchie moreniche formate dai detriti. Successivamente la rete fluviale ha aperto dei varchi in questi depositi che ancor oggi i fiumi erodono e trascinano a valle durante le piene". L'oro contenuto in tali depositi "si presenta sotto forma di lamelle e di granuli: la forma a granulo è indice del basso tasso di trasporto che esso ha subito ad opera dei corsi d'acqua". In genere, infatti, prosegue Schiavo, "i granuli subiscono in acqua corrente continue percussioni tra i ciottoli e per la loro elevata malleabilità si assottigliano assumendo una forma lamellare. Si sono così formati i giacimenti secondari".

Come in tutti i fiumi di origine alpina, soprattutto Po, Dora Baltea, Adda, Serio, Oglio, "il Ticino è un bacino in cui è possibile trovare l'oro - aggiunge Schiavo - esiste una vera e propria documentazione di concessione di cavare oro dai greti del fiume risalente al Barbarossa, anche se già Plinio parla di diverse testimonianze in proposito. Le concessioni passarono di mano in mano tra feudatari ed ecclesiastici, fino a quando tutti i greti dei fiumi italiani passarono sotto il demanio, che iniziò ad assegnare le licenze ai richiedenti". 

"Fino alla Seconda Guerra Mondiale, da Varallo Pombia a Galliate, circa seicento cercatori trascorrevano la loro giornata chini sui setacci - prosegue prosegue Rita Mabel Schiavo dell'associazione didattica museale - il duro lavoro era ripagato dalla raccolta di 10-15 g al giorno del prezioso elemento e, a fine mese, il guadagno era dieci volte superiore a quello di un operaio che lavorava in fabbrica". Alla fine dell'800 una compagnia francese "decise di avviare un'impresa di estrazione estensiva per mezzo di draghe a vapore, ma il tutto si risolse in un fallimento: nessun sistema industriale è infatti in grado di emulare la segreta capacità dei cercatori d'oro, tramandata di generazione in generazione".

Oggi la situazione è cambiata, "le risorse sono nettamente diminuite e la ricerca dell'oro in italia è diventata un hobby per i pochi che hanno un pò di tempo, molta pazienza e una grande resistenza fisica", dice Schiavo. Dopo ore di lavoro, infatti, "è possibile andarsene senza nulla oppure trovare delle vere e proprie pepite fino a 14 grammi". Ma conclude, "non è pensabile farlo per guadagnare, ma solo per collezionare".


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