di Giulia Stok
Una bellezza selvaggia, con le sue spiagge laviche e le formazioni rocciose più impensabili. Un centro abitato minimal con mulattiere al posto delle strade. E lui, il vulcano
Una nuvola rosa spunta da dietro la montagna, ma non è ancora il tramonto. È uno sbuffo amichevole di Iddu, il vulcano di Stromboli, uno dei più attivi al mondo. Se dal mare spunta per oltre 900 metri, si nasconde sott'acqua per ben 2000: una dimensione impressionante, che affascinò persino Jules Verne, tanto che fece riemergere da questa piccola isola delle Eolie i protagonisti del suo Viaggio al centro della Terra.
Oggi, più modestamente, si arriva in aliscafo da Milazzo o da Napoli (3 o 5 ore) e si sbarca a Scari, zona portuale famigliarmente spartana. Un chilometro oltre, sulla costa, si estende la spiaggia di Ficogrande, nera di sabbia lavica e pietre porose. È la più grande e facilmente accessibile dell'isola, anche se non la più suggestiva. Le calette più raccolte, quelle con le formazioni rocciose più sorprendenti, i massi più lisci e i ciottoli più lucenti, sono a Piscità. Ci si arriva con un delizioso sentiero acciottolato che parte da Ficogrande, tra casette bianche e ville con nomi di battesimo su targhe di ceramica, rigogliose bouganville e fichi d'india carichi di frutti, gatti sonnacchiosi e ulivi secolari. I fondali sono rocciosi e vivissimi, si nuota sui gamberi e tra le triglie, sforzandosi di non associarli alla prossima cena, profumata di capperi e melanzane.
Alzando gli occhi, sulle falde del vulcano si disegnano fasce di colore: dai fiori più in basso, al verde intermedio, al brullo della cima. Ci si può salire, adeguatamente attrezzati, in qualche ora di cammino: in genere le partenze sono verso le 18, in modo da arrivare in cima quando è già buio, e godersi lo spettacolo dei lapilli (informazioni da Magma Trek). Si parte dal paese alto, presso la rosa chiesa di san Vincenzo, affacciata su una piazzetta panoramica tra negozietti di design e attrezzature da trekking. Altra meta imperdibile è Ginostra, il borgo sperduto dall'altro lato dell'isola: 30 abitanti più 4 asini, da raggiungere in barca o gommone approdando al
pertuso, in porto più piccolo del mondo. Il paese si sviluppa in verticale fino a una chiesetta di insospettate origini newyorkesi (è stata finanziata dalla comunità stromboliana di Brooklyn), non ci sono strade carrozzabili ma solo mulattiere o scalinate. Tornando a Scari si passa per le cosiddette piscine: le profonde acque blu e calde sotto la sciara del fuoco, ovvero la strada della lava verso il mare. La gita in barca alla sciara si fa anche di notte, scirocco permettendo.
Su tutta l'isola il clima è rilassato e le stravaganze sono ammesse, se non incoraggiate: gli isolani convivono da decenni con aspiranti pittori, freak a piedi nudi, pellegrini cinefili sulle orme di Rossellini e della Bergman che qui di innamorarono. D'altronde, oltre al mare e al vulcano, sono le assenze che a Stromboli spingono alla contemplazione: l'assenza di auto e quella di illuminazione pubblica. La sera si cammina con le torce o alla luce della luna, sotto un cielo stellato che ci eravamo dimenticati, con solo il faro (a energia solare!) di Strombolicchio che gira poco lontano. Il lusso dell'essenziale.
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