segunda-feira, 12 de janeiro de 2015

Riforme e Quirinale, settimana decisiva per il governo e la legislatura


Giorgio Napolitano e Matteo Renzi in una foto d'archivio (Ansa.it)

Settimana clou per il governo e per l'intera legislatura. Le Aule di Senato e Camera saranno impegnate nell'esame di riforme e Italicum, una partita che viaggia parallella con quella per l'elezione del nuovo capo dello Stato con Giorgio Napolitano che il 14 dovrebbe formalizzare le sue dimissioni. Matteo Renzi - che è stato a colloquio con il capo dello Stato per circa un'ora oggi -  punta a incassare un voto su modifiche costituzionali e legge elettorale entro il 23 gennaio, prima, cioè, che i grandi elettori siano chiamati a esprimersi sul successore dell'attuale presidente della Repubblica. Una missione non certo scontata soprattutto se si considerano i numeri del Senato ma che sembra più abbordabile dopo l'ok alla clausola di salvaguardia caldeggiata da Fi che vedrebbe la nuova legge elettorale in vigore dal 2016. Intanto le diplomazie sono già al lavoro sul dossier del nuovo capo dello Stato che il premier punta a eleggere, con l'aiuto di Forza Italia, al quarto scrutinio dove è sufficiente la maggioranza assoluta (metà più uno) dei voti.
Riforme e legge elettorale - Da lunedì 12 gennaio in Aula alla Camera si riprenderà l'esame degli emendamenti della riforma costituzionale. Tra i nodi del testo sul bicameralismo la richiesta, avanzata dalla minoranza Pd e alla quale si oppone Fi, di una norma transitoria che affida alla Corte costituzionale un giudizio preventivo sull'Italicum. La legge elettorale torna, invece, all'esame dell'Aula del Senato dal 13 gennaio. Tra le questioni ancora aperte quella dei capilista bloccati (che la minoranza Dem vorrebbe eliminare). Forza Italia inoltre chiede di tornare al premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista vincente.
Addio di Napolitano - Il 13 gennaio il premier Matteo Renzi sarà a Strasburgo per la chiusura della presidenza italiana del semestre europeo. Questa data è stata a più riprese indicata come la dead line della presidenza di Napolitano. Il presidente della Repubblica dovrebbe infatti formalizzare il 14 gennaio le sue dimissioni già più volte annunciate. Subito dopo si apriranno le procedure per l'elezione del nuovo capo dello Stato con la prima seduta comune delle Camere che potrebbe esserci già il 23 gennaio. Intanto tutto è ormai pronto al rione romano di Monti per il rientro di Napolitano e della signora Clio nella loro casa. Tra l'addio di Napolitano e l'elezione del nuovo capo dello Stato le funzioni del presidente della Repubblica saranno in capo al presidente del Senato Pietro Grasso.
Grandi elettori al voto, Renzi punta sul quarto scrutinio - Sono 1008 i grandi elettori che, se Napolitano lascerà il 14 gennaio, saranno chiamati dal 23 a votare per eleggere il nuovo inquilino del Quirinale. Numeri alla mano il Pd può contare su 446 voti, quelli di Forza Italia sono 143, i grandi elettori grillini 136 (mentre sono 26 i fuoriusciti dal movimento che voteranno per il capo dello Stato), 63 sono gli elettori di Ncd; 39 quelli della Lega; 33 quelli di Scelta Civica; 34 quelli di Sel; 28 i grandi elettori di Per l'Italia-Udc; 28 quelli di Autonomie-Psi-Pli; 15 di Gal; 9 di Fratelli d'Italia e 8 gli indipendenti. La situazione è leggermente modificata rispetto al momento della rielezione di Napolitano perchè sono variati gli equilibri nei 58 delegati regionali dopo le ultime elezioni locali. Nei primi tre scrutini è richiesta la maggioranza dei due terzi dell'Assemblea (pari a 672 voti) mentre dal quarto si scende a 505, ovvero la maggioranza assoluta. E' a questa votazione che guarda Matteo Renzi che punta a eleggere il nuovo presidente con l'ausilio di Forza Italia. Per siglare un'intesa è probabile che a ridosso delle votazioni chiave Renzi torni a incontrare Silvio Berlusconi. 
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