quarta-feira, 15 de abril de 2015

Scoprire Leonardo uomo del suo mondo

Si apre la grande la mostra milanese. Un’immagine inedita del genio rinascimentale. Tra le perle la Belle Ferronière

Particolare dell’Annunciazione (1478-1480 circa) di Leonardo da Vinci (e Lorenzo di Credi?) dal Louvre


MILANO
La Belle Ferronnière, se è quella che volete, sta nella terza sala, e adesso che dal Louvre è tornata a casa trafiggerà anche voi con quell’elusivo sguardo di scorcio che fa vittime dal 1495. Ma il consiglio è di assaporare tutta intera e con calma questa gran mostra dedicata a Leonardo da Vinci dalla città in cui egli visse più a lungo (Il disegno del mondo, da domani al 19 luglio). Sarà infatti il punto di riferimento sul tema per i prossimi anni: perché riformula l’idea stessa che di Leonardo coltiviamo per tradizione, cioè quella di un genio isolato, una specie di extraterrestre sceso in terra, e lo riconsegna al suo tempo, alle sue radici e anche ai suoi dubbi. Per esempio sottolineandone la contraddizione fra molteplicità dei talenti e dispersione, da lui perfettamente percepito, preoccupato com’era di non riuscire a sistemare gli innumerevoli appunti «alli lochi loro».  

Stranieri generosi  
Per la cura di Pietro C. Marani e di Maria Teresa Fiorio, e sotto l’egida pubblico-privata dei coproduttori Comune di Milano e Skira, vanno in mostra più di 200 opere: 43 dipinti, 20 sculture, 108 disegni, 40 fogli di codice. Il Louvre ha prestato tre quadri: oltre alla Ferronnière (che era poi Lucrezia Crivelli amante di Ludovico il Moro e deve il soprannome al gioiello che le stringe la fronte) sono la piccola Annunciazione e il San Giovanni Battista. Dalla National Gallery di Washington è arrivata la Madonna Dreyfus, la Scapiliata da Parma, l’Uomo Vitruviano da Venezia, il San Girolamo dalla Pinacoteca Vaticana. Generosissimi sono stati Windsor con 30 disegni, il British Museum, il Metropolitan di New York. E hanno fatto la loro parte l’Ambrosiana di Milano, da cui arriva il sublimeRitratto di musico e, sempre in città, il Museo della Scienza e della Tecnologia che di Leonardo porta il nome. Non è arrivata l’Annunciazione più preziosa, e cioè quella degli Uffizi, con il presidente di Skira Massimo Vitta Zelman che depreca «la tiepidezza con cui il ministro ha appoggiato la nostra volontà di portarla a Milano», sottolineando come «apparentare questo caso e quello del trasferimento dei bronzi di Riace abbia creato una confusione pesantissima» e segnalando che, comunque la si rigiri, gli stranieri hanno concesso più volentieri degli italiani.  

L’app da scaricare  
Annunciazione o meno, il percorso che si delinea in 12 sale è in grado di soddisfare per intero l’acribia dello studioso e la curiosità del nativo digitale: per tutti, comunque, sono pronti a fine visita certi mirabolanti occhiali digitali che precipitano in una realtà «immersiva» (l’app relativa, Being Leonardo, è scaricabile per tablet). Il curatore Marani spiega che si è proceduto «per accostamenti » e invita il pubblico a muoversi per la mostra «con divertimento ma anche con attenzione». Ecco dunque le opere di Leonardo reagire con i maestri, i precedenti storici e i contemporanei: e se la Ferronnière dialoga con una squisita scultura del Verrocchio, la Dama col mazzolino, lo studio prospettico tratto dal Codice Atlantico per un mazzocchio, cappello toscano di forma geometrica, è giustapposto a un analogo mazzocchio attribuito a Paolo Uccello, e i disegni sul sogno di camminare sott’acqua al palombaro immaginato da un Anonimo senese del quindicesimo secolo. 

Il pessimismo finale  
Di analogia in analogia, ecco sfilare la Fortezza del Botticelli e la Pietà con San Girolamo e la Maddalena del Perugino, e Bellini, e Filippo Lippi, e Ghirlandaio, e Lorenzo Di Credi. Ovunque, un trionfo di matite rosse e inchiostri bruni. Orsi, granchi, serpi, scheletri, donne incinte, studi per la perduta Battaglia di Anghiarie per il distrutto monumento equestre a Francesco Sforza. Un ingrandimento dedicato ai «moti dell’animo», cioè all’analisi psicologica delle fisionomie che costituisce l’asse emotivo del Cenacolo, e alcune variazioni sul tema dellaGioconda. Fiori, compassi, macchine da guerra, braccia e mani e teschi e vene esplorate secondo le leggi dell’idraulica. Insomma la complessità del mondo, analizzata con lo strumento del disegno, nel tentativo di trovare i nessi fra micro e macrocosmo, comprendere la natura e insieme sfidarla prometeicamente. Fino a quella che Marani chiama «l’implosione», testimoniata dalla serie tarda deiDiluvi conservati a Windsor. Dove, si legge nell’ampio saggio introduttivo al catalogo, «un cataclisma provoca la caduta di montagne con vortici di polvere, fumo e acqua». Il pessimismo ha il sopravvento, «l’uomo non ha più il controllo degli elementi naturali». È la nascita dolorosa di una consapevolezza che diventa anche nostra. 

twitter@esantoli  
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