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MILANO - Per i francesi è un duro, doppio, colpo. Un mese fa il riconoscimento attraverso il premio internazionale "SparklingWine Producer of the Year",assegnato alle Cantine Ferrari, che le migliori bollicine al mondo sono italiane; oggi l'annuncio - arrivato direttamente da Parigi - che l'Italia torna, nel 2015, ad essere il primo produttore di vino al mondo. Scavalcando proprio la Francia che al secondo posto precede, sul gradino più basso del podio, la Spagna.
Insomma per i vignaioli francesi il momento non è dei migliori. Un anno fa, i cugini transalpini produttori di champagne hanno incassato il sorpasso in termini di consumi (320 a 307 milioni le bottiglie stappate nel 2014); un mese fa si sono visti costretti a cedere il passo sul fronte delle qualità e adesso che la vendemmia si avvia alla conclusione la presa d'atto che i tini italiani debordano d'uva.
"L'Italia - commenta il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina - si conferma la patria del vino, tornando ad essere leader anche nella produzione. Abbiamo una ricchezza straordinaria con oltre 500 vitigni coltivati e vogliamo valorizzare ancora di più il grande lavoro fatto dalle nostre aziende in questi anni. Per questo a Expo abbiamo dedicato al vino italiano un padiglione che ha mostrato a più di un milione e mezzo di visitatori la forza, la storia e il futuro di questo settore. Siamo pronti a sostenere con ancora più determinazione l'export che ormai supera stabilmente i 5 miliardi di euro all'anno".
Per stilare la nuova classifica i francesi hanno utilizzato le stime pubblicate a fine settembre da Bruxelles in base alle autodichirazioni degli Stati membre: l'Italia avrebbe raccolto 48,8 millioni d'ettolitri di vino, la Francia 46,45 millioni e la Spagna 36,6 millioni. Più staccate Germania e Portogallo. Non è una novità che il primo posto sia ogni anno una partita che si gioca sul filo di lana a cavallo delle Alpi, ma a condizionare il risultato è sempre il tempo. Basti pensare che la produzione d'uva in Italia è cresciuta quest'anno del 13%, mentre
il clima secco ha ridotto dell'1% quella francese. Di più, la vendemmia si preannuncia di ottima qualità anche se la Francia resta il campione del mondo nella valorizzazione dei propri prodotti.
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