Lampedusa , IlGiornale.it - Sembravano fantasmi, come ha raccontato uno degli operatori in servizio nel Centro di accoglienza. Cinque eritrei, tra cui una donna e due ragazzi minorenni che a fatica hanno ricostruito la loro odissea: "Siamo partiti oltre venti giorni fa dalla Libia, eravamo in 78. Noi siamo gli unici sopravvissuti. I nostri compagni morivano e noi gettavamo in mare i loro cadaveri". Venti giorni di traversata "Durante la traversata - ha raccontato Habeton, 17 anni, uno dei superstiti - abbiamo incrociato almeno dieci imbarcazioni, alle quali abbiamo chiesto inutilmente aiuto. Solo qualche giorno fa un pescatore ci ha offerto acqua e cibo". L’imbarcazione è stata intercettata al confine con le acque territoriali, in seguito a una segnalazione delle autorità maltesi a quelle italiane impegnate nell’operazione Frontex. Un allarme scattato solo all’alba di oggi, quando l’imbarcazione era ormai al limite delle acque di competenza del nostro Paese per quanto riguarda le operazioni Sar di ricerca e soccorso in mare. Una circostanza che rischia di fare esplodere un nuovo caso diplomatico tra Malta e l’Italia. Cei: offesa all'umanità E' una "grave offesa all’umanità e al senso cristiano della vita". È quanto ha detto all’Adnkronos monsignor Bruno Schettino, Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e arcivescovo di Capua. "È una morte assurda - ha aggiunto - donne bambini innocenti gettati in mare, è il senso dell’uomo che decade, urge l’impegno dei cristiani di attivarsi concretamente verso coloro che soffrono, il problema è umano prima che politico". Rispetto al problema dell’immigrazione così come esso si presenta oggi nel nostro Paese "come educatori di umanità e di umanesimo -afferma monsignor Schettino - dobbiamo essere propositivi, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, nel senso di una vera accoglienza verso i poveri. Davanti al povero bisogna inchinarsi. Il tema dell’accoglienza riguarda cristiani e non cristiani, l’umano è sempre umano". Avvenire: "L'Occidente tiene gli occhi chiusi" "L’Occidente a occhi chiusi" non vuole vedere i barconi di clandestini, così come durante il nazismo nessuno vedeva i treni pieni di ebrei diretti ai campi di concentramento. A paragonare l’indifferenza verso gli immigrati irregolari dispersi in mare con quella delle popolazioni al tempo della Shoah è l’Avvenire con un editoriale in prima pagina. C’è, per il quotidiano dei vescovi, "almeno un equivoco in cui non è ammissibile cadere. Nessuna politica di controllo dell’immigrazione consente a una comunità internazionale di lasciare una barca carica di naufraghi al suo destino. E questa legge ordina: in mare si soccorre". Il prefetto: "Avviate tutte le procedure" "La relazione che stiamo inviando al ministero dell’Interno fa parte delle normali procedure che vengono attivate ogni qual volta si verifica uno sbarco". Lo ha detto all’Agi il prefetto di Agrigento, Umberto Postiglione, interpellato sulla vicenda dello sbarco a Lampedusa di cinque eritrei che hanno raccontato della morte di 73 compagni durante la traversata. "Tutte le procedure -ha sottolineato il prefetto- sono state attivate. La segnalazione è arrivata da Malta al Gruppo aeronavale della Guardia di Finanza di Messina che l’ha subito girata a Lampedusa. Immediatamente sono uscite le motovedette che hanno soccorso i cinque, che sono stati subito portati al molo Favaloro e sottoposti al triage sanitario. Sulla barca -ha detto ancora il prefetto- i finanzieri non hanno trovato tracce di altre persone. Poi hanno raccontato della traversata durata tre settimane e della morte degli altri compagni e di questo sie sta occupando l’autorità giudiziaria".
sexta-feira, 21 de agosto de 2009
I 5 eritrei: "73 morti, nessun soccorso" Il prefetto: "Attivate tutte le procedure"
Lampedusa , IlGiornale.it - Sembravano fantasmi, come ha raccontato uno degli operatori in servizio nel Centro di accoglienza. Cinque eritrei, tra cui una donna e due ragazzi minorenni che a fatica hanno ricostruito la loro odissea: "Siamo partiti oltre venti giorni fa dalla Libia, eravamo in 78. Noi siamo gli unici sopravvissuti. I nostri compagni morivano e noi gettavamo in mare i loro cadaveri". Venti giorni di traversata "Durante la traversata - ha raccontato Habeton, 17 anni, uno dei superstiti - abbiamo incrociato almeno dieci imbarcazioni, alle quali abbiamo chiesto inutilmente aiuto. Solo qualche giorno fa un pescatore ci ha offerto acqua e cibo". L’imbarcazione è stata intercettata al confine con le acque territoriali, in seguito a una segnalazione delle autorità maltesi a quelle italiane impegnate nell’operazione Frontex. Un allarme scattato solo all’alba di oggi, quando l’imbarcazione era ormai al limite delle acque di competenza del nostro Paese per quanto riguarda le operazioni Sar di ricerca e soccorso in mare. Una circostanza che rischia di fare esplodere un nuovo caso diplomatico tra Malta e l’Italia. Cei: offesa all'umanità E' una "grave offesa all’umanità e al senso cristiano della vita". È quanto ha detto all’Adnkronos monsignor Bruno Schettino, Presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e arcivescovo di Capua. "È una morte assurda - ha aggiunto - donne bambini innocenti gettati in mare, è il senso dell’uomo che decade, urge l’impegno dei cristiani di attivarsi concretamente verso coloro che soffrono, il problema è umano prima che politico". Rispetto al problema dell’immigrazione così come esso si presenta oggi nel nostro Paese "come educatori di umanità e di umanesimo -afferma monsignor Schettino - dobbiamo essere propositivi, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni, nel senso di una vera accoglienza verso i poveri. Davanti al povero bisogna inchinarsi. Il tema dell’accoglienza riguarda cristiani e non cristiani, l’umano è sempre umano". Avvenire: "L'Occidente tiene gli occhi chiusi" "L’Occidente a occhi chiusi" non vuole vedere i barconi di clandestini, così come durante il nazismo nessuno vedeva i treni pieni di ebrei diretti ai campi di concentramento. A paragonare l’indifferenza verso gli immigrati irregolari dispersi in mare con quella delle popolazioni al tempo della Shoah è l’Avvenire con un editoriale in prima pagina. C’è, per il quotidiano dei vescovi, "almeno un equivoco in cui non è ammissibile cadere. Nessuna politica di controllo dell’immigrazione consente a una comunità internazionale di lasciare una barca carica di naufraghi al suo destino. E questa legge ordina: in mare si soccorre". Il prefetto: "Avviate tutte le procedure" "La relazione che stiamo inviando al ministero dell’Interno fa parte delle normali procedure che vengono attivate ogni qual volta si verifica uno sbarco". Lo ha detto all’Agi il prefetto di Agrigento, Umberto Postiglione, interpellato sulla vicenda dello sbarco a Lampedusa di cinque eritrei che hanno raccontato della morte di 73 compagni durante la traversata. "Tutte le procedure -ha sottolineato il prefetto- sono state attivate. La segnalazione è arrivata da Malta al Gruppo aeronavale della Guardia di Finanza di Messina che l’ha subito girata a Lampedusa. Immediatamente sono uscite le motovedette che hanno soccorso i cinque, che sono stati subito portati al molo Favaloro e sottoposti al triage sanitario. Sulla barca -ha detto ancora il prefetto- i finanzieri non hanno trovato tracce di altre persone. Poi hanno raccontato della traversata durata tre settimane e della morte degli altri compagni e di questo sie sta occupando l’autorità giudiziaria".
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