sábado, 5 de setembro de 2009

"Mai più banche che comandano governi"


Londra, Corriere della Sera - Il dibattito sui bonus dei banchieri «serve a dare un messaggio più generale: non è possibile che le banche comandino sui governi e sulla politica»: lo ha detto il ministro dell'Economia Giulio Tremonti al Tg1, a margine del G20 finanziario di Londra. «Non ha senso - ha insistito Tremonti - che le banche siano più grandi dei governi stessi, tanto che poi quando hanno problemi questi diventano anche problemi dei governi. Le banche devono essere al servizio della gente, non la gente al servizio delle banche». Una bozza del documento del G20 ha indicato un accordo sui limiti ai compensi dei manager che prevederebbe il recupero dei premi in caso di cattivo andamento della banca e l'obbligo di trasparenza sulle retribuzioni ai banchieri. L'obiettivo è di proseguire - in sede G20 - con passi graduali, nel tentativo di regolamentare le retribuzioni dei manager.

NO AI CONDIZIONAMENTI - Tremonti attribuisce molta importanza alla relazioni tra politica e banche. Dopo avere premesso di non riferirsi ad alcuna banca in particolare, il ministro ha indicato che gli istituti di credito «non possono essere troppo grandi da non poter fallire» (in linea con quanto asserito recentemente dalla cancelliera tedesca Angela Merkel) e che non possono trovarsi nella condizione proprio a causa della loro dimensione «di condizionare i governi». Il problema «è che devono essere al servizio dei cittadini perché hanno una funzione pubblica». Nella lettera firmata con altri sei ministri delle finanze europei Tremonti ha individuato nell'«avidità» dei banchieri uno dei fattori della crisi finanziaria. Gli stessi bond a sostegno del patrimonio bancario devono essere considerati «uno strumento al servizio delle imprese».

«ORA TOCCA ALLE BANCHE» - «Abbiamo da parte fondi assolutamente sufficienti, abbiamo stanziato ingenti risorse per gli ammortizzatori sociali», ha risposto Tremonti a chi lo interpellava sull'allarme disoccupazione lanciato da diversi istituti internazionali. «Il lavoro è oggetto fondamentale della nostra azione - ha proseguito il ministro - siamo assolutamente concentrati sul lavoro. Il governo su questo punto ha fatto la sua parte, ora tocca alle banche che devono fare di più sul fronte dei finanziamenti alle imprese». «Le banche hanno raccolto molti fondi pubblici, soprattutto all’estero, ma non danno sufficiente liquidità alle imprese. Hanno in mente i loro bilanci, e non il bilancio d’insieme. E’ un problema anche italiano», aveva anticipato Tremonti al Tg1. Il ministro ha aggiunto: «Noi abbiamo un’economia fatta di piccole e medie imprese e un eccesso di concentrazione in banche che hanno una dimensione industriale e vedono troppo poco il territorio, le famiglie, gli imprenditori e le persone. Questo è un altro punto che va risolto. Questa dimensione - ha aggiunto - non sempre si adatta alle dimensioni della nostra economia e alle piccole e medie imprese».

I TREMONTI-BOND - Al termine della riunione ministeriale del G20 a Londra, il ministro è intervenuto a proposito dei Tremonti-bond, dicendo che sono stati chiesti dalle banche e non imposti dal governo. Inoltre, ha sottolineato, devono essere considerati «uno strumento al servizio delle imprese» e non delle banche. «Quei bond sono stati chiesti dalle banche e dall’Ue e attuati dal governo», ha spiegato Tremonti, osservando: «Quando una banca dice che non servono, si scorda delle imprese». Il ministro ha inoltre osservato che i costi dei bond non sono elevati, in quanto «non sono strumenti di debito ma di patrimonio, ed in ogni caso non servono alle banche ma alle imprese».

PASSERA: «HA RAGIONE» - Tremonti «ha perfettamente ragione» quando dice che le banche non possono comandare i governi, commenta l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo Corrado Passera a margine dei lavori del Workshop Ambrosetti. Passera difende però le banche italiane dall'accusa di guardare troppo poco al territorio: il sistema bancario italiano è, a suo giudizio, tra quelli che «più sono stati vicini all'economia e alla società». E a proposito dei bonus: «Ci sono stati tali eccessi che la necessità di intervenire da parte della politica, e anche il risentimento sociale, che in alcune parti del mondo è cresciuto, sono più che giustificati».

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