Lampedusa - Nel giorno del rogo e delle tensioni, quando sembrava che la situazione a Lampedusa stesse per esplodere, e' arrivata improvvisa la notizia che i trasferimenti sarebbero ripresi, dopo tre giorni di vento e di snervante attesa che avevano bloccato gli extracomunitari in un angolo del molo, al freddo e con le speranze di partire ridotte al lumicino. La svolta e' arrivata nel pomeriggio, quando in una riunione dei corpi di polizia si e' deciso che non era piu' il caso di aspettare la volonta' di Eolo e cominciare i trasferimenti con l'unico mezzo che consentiva di farli anche in condizioni meteo avverse: la nave militare San Marco, in rada da giorni e pronta a caricare 500 dei quasi 4 mila stranieri presenti nell'isola. Ma a sera le tensioni sono riesplose: quando i migaranti, in fila per essere prelevati dai pullman, hanno capito che non tutti sarebbero partiti, e' cominciato un lancio d'oggetti e sassi contro le forze dell'ordine schierate in tenuta anti-sommossa. E' durato poco, ma la giornata ha insegnato che gli umori al molo cambiano repentinamente. Intanto, alle 19 la prima scialuppa e' uscita dalla ''pancia'' del mezzo militare, dove e' tornata con un carico di uomini prelevati al molo Favaloro. La San Marco fara' rotta verso Napoli, dove i migranti saranno prelevati e condotti a Santa Maria Capua Vetere. Non e' ancora la soluzione che liberera' Lampedusa, ma domani, quando le condizioni meteo miglioreranno, il ventre della ''Superba'', con ben altre capacita' di carico, inghiottira' altri duemila stranieri. E altri ancora troveranno posto sui traghetti che da stasera arriveranno a Lampedusa. Si dovrebbe cosi' concludere l'esodo, come oggi ha annunciato il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, che durante la sua visita di mercoledi' nell'isola aveva previsto che l'operazione di svuotamento sarebbe avvenuta entro 48-60 ore, ma poi ci si e' messo di mezzo il Maestrale. Il premier, che lunedi' sara' a Tunisi, ha parlato di ''intervento responsabile del governo'', sottolineando l'atteggiamento comprensivo e civile dell'Italia. Parole pronunciate mentre al porto vecchio un migrante, subito fermato dalla polizia, dava fuoco alla roulette di una compagnia di navigazione. L'episodio ha fatto scoppiare il caos, e per alcuni minuti si e' temuto il peggio. L'intervento del vicario della questura di Campobasso, Giancarlo Conticchio, in questi giorni nell'isola, ha placato gli animi convincendo i migranti che questo sarebbe stato l'ultimo giorno di sofferenza. La folla lo ha sollevato in aria, gridando ''liberta', liberta'''. Ma tensione ed euforia si sono alternate per tutto il pomeriggio: gli extracomunitari hanno prima rifiutato il cibo, respingendo il furgone che trasportava i pasti, e intorno alle 15, quando hanno deciso di mangiare, e' cominciata l'altra protesta, questa volta contro la scarsa qualita' dei pasti. Era un viavai di stranieri che mostravano i piatti di riso alle telecamere e invitavano chiunque si trovassero davanti ad odorare il riso o la pasta: ''basta maccaroni che puzzano''. L'hanno fatto anche con il questore di Agrigento Girolamo Di Fazio, che con aplomb britannico ha risposto: ''grazie, ho mangiato''. Chi disponeva di qualche spicciolo ha girato i tacchi e ha preferito comprare per due euro una vaschetta di chakchouka, una specie di minestrone piccante, cucinato apposta per i tunisini dal panificio ''La spiga d'oro''. Se la notte passera' senza tensioni, domattina le tre navi che raggiungeranno Lampedusa, e ''La Superba'', gia' in rada davanti al porto, potranno portare via i circa 3.400 rimasti. Le destinazioni sono state gia' decise: Trapani, Catania, Napoli e Livorno. Ma il tema di oggi non e' solo quelle delle partenze, ma anche dei nuovi arrivi: un barcone attracchera' in serata a Lampedusa; era stato avvistato nella tarda mattinata a 50 migli dall'isola, probabilmente partito dalla Libia. E la bonaccia che si prevede per i prossimi giorni lascia supporre un'altra ondata di sbarchi. I migranti oggi hanno inaugurato anche un'altra rotta: 92 tunisini sono sbarcati nell'isola di Favignana, nelle Egadi.
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