segunda-feira, 6 de janeiro de 2014

Le ipotesi sulla stella dei Magi: cos’era in realtà?

Il primo a parlane fu Matteo nel suo Vangelo. Origene di Alessandria nel III secolo è il primo che accenna a una cometa

L’affresco di Giotto nella Cappella degli ScrovegniL’affresco di Giotto nella Cappella degli ScrovegniUn astro che aveva guidato i Magi verso il luogo della Natività si fermò improvvisamente nel cielo, come a indicare: siete finalmente arrivati. Era il dodicesimo giorno dopo Natale, quello che noi celebriamo come l’Epifania. Secondo la tradizione cristiana, grazie a quell’apparizione, i sacerdoti-astronomi venuti dall’Oriente rintracciarono la capanna di Gesù Bambino, a Betlemme, un villaggio poco a sud di Gerusalemme, e diedero corso al rito dell’Adorazione. 

SIMBOLO ASTRONOMICO - Ai nostri tempi, quando con l’aiuto dei nostri figli o nipoti onoriamo la tradizione, collocando una scintillante stella di plastica nel presepe o sulla punta dell’abete natalizio, non ci sfiora nemmeno l’idea che sulla natura di quel simbolo astronomico si è acceso un dibattito filosofico e scientifico che va avanti da duemila anni, arricchendosi continuamente di nuove ipotesi. Un dibattito fondato sulla convinzione che la stella dei Magi non sia stata un’apparizione soprannaturale, ma un reale e finora indeterminato fenomeno astronomico, avvenuto in concomitanza della Natività. Tanto meno potremmo immaginare che la ricerca su questo fenomeno abbia potuto mettere in discussione l’esattezza della data della nascita di Gesù, cioè l’inizio del calendario cristiano. Che cosa fu, dunque, la stella dei Magi: la comparsa di una nuova stella, il passaggio di una cometa, un accostamento fra i maggiori pianeti? Le speculazioni si rincorrono da secoli, coinvolgendo dotti e scienziati, senza ancora portare a una soluzione condivisa.
 
SAN MATTEO - A dare l’avvio alla discussione, parlando di un fenomeno astronomico associato alla nascita di Gesù, è stato San Matteo, autore del primo Vangelo, nel I secolo dopo Cristo. Egli scrisse che i Magi, giunti a Gerusalemme, chiesero: «Dov’è il neonato re dei Giudei? Poiché vedemmo la sua stella nell’Oriente e siamo venuti per adorarlo». Dopo un incontro con il re Erode, il quale «si informò minutamente da loro circa il tempo dell’apparizione della stella», i Magi ripresero il cammino «ed ecco la stella, che avevano vista in Oriente, andar loro innanzi finché, arrivati sopra il luogo dov’era il bambino, si fermò». Secondo il testo di San Matteo, la stella della Natività («aster» nella versione originale), sembra animata da un moto diverso rispetto alle altre, tanto che alla fine appare immobile, proprio come fanno i pianeti e le comete quando invertono il loro moto apparente rispetto alle cosiddette stelle fisse. Per quanto il racconto evangelico sia dettagliato, Matteo non fa riferimento ad altri particolari che permettano di definire la natura dell’«aster».
 
LA COMETA - Quanto ai testi degli altri evangelisti (Marco, Luca e Giovanni), in essi non c’è alcun cenno a fenomeni astronomici contemporanei della Natività. Chi associò, per primo, l’aster di Matteo a una luminosa cometa fu, nel III secolo dopo Cristo, Origene di Alessandria, uno dei maggiori apologeti del cristianesimo. Nel suo libro Contro Celso, scagliandosi contro le superstizioni popolari che indicano le comete come astri portatori di sventura, Origene affermava che, al contrario, esse possono presagire buone novelle, come quella che annunciò la nascita di Gesù. Nel VII secolo d. C. un altro padre della Chiesa, il bizantino Giovanni Damasceno, confermò, nella Esposizione della Fede, che la stella apparsa ai Magi, considerato il suo corso, non poteva che essere una cometa.
 
ILLUSTRAZIONE - Fin qui il dibattito resta limitato a dotti uomini di fede. Sarà necessario l’intervento di un grande artista come Giotto di Bondone (1267-1337) per radicare nella tradizione popolare la leggenda della cometa di Natale. Infatti, nell’Adorazione dei Magi, uno degli stupendi affreschi realizzati da Giotto all’interno della Cappella degli Scrovegni di Padova, l’artista raffigura, per la prima volta, l’astro di cui parla il Vangelo di San Matteo come una luminosa cometa. Da allora, sia nell’iconografia artistica, sia nelle rappresentazioni sacre e popolari, il presepe sarà accompagnato da una vistosa cometa con la coda. È da notare che, prima di Giotto, altri artisti, ispirandosi al testo evangelico di Matteo, avevano raffigurato la Natività inserendo un astro luminoso nel cielo di Betlemme, ma era una semplice stella, senza la coda tipica delle comete. Per esempio, in un mosaico del VI secolo che si trova nella Basilica di S.Apollinare Nuovo a Ravenna, sulla capanna di Gesù Bambino campeggia una piccola stella gialla contornata da una sagoma otto punte.
 
LA COMETA DI HALLEY - Secondo alcuni storici dell’astronomia, la scelta della cometa da parte di Giotto fu ispirata, più che dalla conoscenza dei testi di Origene e Giovanni Damasceno, dal fatto che l’artista stesso fu testimone oculare dello spettacolare passaggio della cometa di Halley nel 1301 e ne rimase talmente impressionato da prenderla a modello per il suo affresco.
 
CONGIUNZIONE PLANETARIA - All’inizio del 1600, il mistero della stella della Natività fu affrontato da un autorevolissimo riformatore delle scienze astronomiche: Giovanni Keplero, lo scopritore delle leggi sul moto dei pianeti, il quale formulò un’ipotesi, anche in questo caso, innovativa. L’astro di San Matteo poteva essere una congiunzione planetaria, ossia un accostamento fra i pianeti più luminosi, fenomeno cui egli aveva assistito qualche anno prima. Fatti un po’ di calcoli, Keplero aveva potuto determinare che tra il 7 e il 6 avanti Cristo c’era stata una successione di rare congiunzioni planetarie, prima Giove e Saturno, poi anche Marte. L’effetto di questi pianeti stretti insieme nel cielo doveva essere stato molto suggestivo, tanto da dare l’impressione di un unico astro luminoso. Per fare quadrare i conti, il grande Keplero non esitò a sostenere, nel suo libro De anno natali Christi (1614), che gli storici del cristianesimo avevano fatto male i conti e che la data della Natività doveva essere anticipata.
 
L’ANNO DELLA NASCITA - Ad assegnare alla Natività l’anno 753 dopo la fondazione di Roma, diventato l’anno 1 del nostro calendario, era stato il monaco e astronomo Dionigi il Piccolo, nel VI secolo. Ma, oltre a Keplero, numerosi storici hanno poi messo in dubbio l’attendibilità di Dionigi, rilevando una sfasatura fra la data della Natività indicata dal monaco e un preciso evento citato nel Vangelo di San Luca: «In quel tempo [attorno alla nascita di Gesù] fu emanato un editto da Cesare Augusto per il censimento di tutto l’Impero». Ebbene, le più recenti ricerche storiche, compresa quella relativa a un’antica iscrizione su una stele rinvenuta presso la città di Ankara, confermano che quel censimento impegnò i funzionari romani in Oriente dal 7 fino al 6 avanti Cristo, dando così ragione a Keplero. 

ALTRE IPOTESI - Data ormai per scontata questa correzione, che ha rilanciato l’identificazione della stella dei Magi con congiunzione planetaria calcolata da Keplero, negli ultimi anni non sono mancate altre ipotesi alternative. La più originale è stata formulata dal fisico e cosmologo americano Frank Tipler, noto al grande pubblico per i suoi studi avveniristici sui viaggi nel tempo, il quale ritiene di avere individuato la stella dei Magi in una supernova o una ipernova esplosa nella galassia di Andromeda. Supernove e ipernove sono stelle che subiscono un fenomeno catastrofico: mentre il loro nucleo collassa, le parti periferiche si espandono, liberando energie milioni di miliardi di volte quelle emesse dal nostro Sole. Il risultato visibile può materializzarsi in prolungato lampo di luce che dura per alcuni giorni per poi estinguersi. Tipler sostiene che la super/ipernova culminava allo zenit, quando i Magi raggiunsero Betlemme e ha proposto di studiarne i resti, che sarebbero ancora captabili con i più avanzati strumenti astronomici, dopo oltre duemila anni dall’evento.
 
TORNA LA COMETA - I sostenitori della cometa però non demordono. Colin Humphreys, fisico inglese dell’Università di Cambridge, studiando i fenomeni astronomici citati nelle antiche cronache cinesi della dinastia Han, ha trovato la descrizione di una cometa apparsa il 5 avanti Cristo che era molto luminosa e dotata di una evidente coda: per lui l’evento è perfettamente compatibile con la stella dei Magi. L’astronomo italiano Giovan Battista Baratta ha proposto, invece, di prendere in considerazione il passaggio della celebre cometa di Halley del 12 avanti Cristo, ma in questo caso bisognerebbe retrodatare ancora di più l’anno della nascita di Cristo. Di fronte a tanti studi e ricerche bisogna anche registrare lo stupore di alcuni teologi i quali si domandano perché accanirsi con gli strumenti della scienza a tentare di spiegare un fenomeno che, per loro, è esclusivamente soprannaturale.

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