quinta-feira, 31 de julho de 2014

Ebola, ora è emergenza sanitaria «Nessun rischio per l’Italia»


La Sierra Leone, uno degli Stati più colpiti dalla terribile epidemia di Ebola che piange ancora la morte del medico Sheik Umar Khan, ha dichiarato l’emergenza sanitaria pubblica e metterà in quarantena gli epicentri della malattia. Una misura simile è stata presa anche dalla Liberia. E mentre il timore di una potenziale esportazione del virus arriva in Europa e negli Usa - che comunque si dicono preparate a fronteggiare l’eventuale arrivo di persone infette -, l’Organizzazione mondiale della sanità aggiorna il tragico bollettino: 729 morti (57 solo negli ultimi quattro giorni) e 1.323 contagi (122 negli ultimi quattro giorni). In testa la Guinea con 460 casi (336 confermati, 109 probabili e 15 sospetti) e 339 decessi; seguono la Sierra Leone con 533 casi (473 confermati, 38 probabili e 22 sospetti) e 233 decessi, la Liberia con 329 casi (100 confermati, 128 probabili e 101 sospetti) e 156 vittime, la Nigeria con un caso (che corrisponde a un decesso). Ma l’Oms ribadisce: non sono necessarie restrizioni nei voli aerei perché il rischio di contatto tra passeggeri - nella remota ipotesi che un malato dovesse imbarcarsi - è molto basso. Non la pensano così i responsabili della compagnia aerea panafricana Asky, con sede nel Togo, che ha sospeso i suoi voli da e per Monrovia e Freetown, capitali di Liberia e Sierra Leone, «a causa della crescente preoccupazione per il diffondersi del virus Ebola», spiega la compagnia in una nota ufficiale. Che ha anche interrotto la fornitura di cibo da Conakry (Guinea) e stabilito che i passeggeri in partenza dalla capitale guineana saranno visitati prima della partenza. Decisioni prese dopo che, nei giorni scorsi, un uomo è morto di Ebola dopo aver preso un volo internazionale dalla Liberia alla Nigeria passando per Lomé, capitale del Togo.

«Nessun rischio per l’Italia»

Nel nostro Paese il rischio di ingresso del virus - nonostante i continui sbarchi di migranti - è considerato praticamente nullo. Lo ribadisce il Ministero della Salute in una nota: «L’Italia è attrezzata per valutare e individuare ogni eventuale rischio di importazione della malattia e contenerne la diffusione - si legge -. Il Ministero ha dato per tempo, e continua ad aggiornare in tempo reale, disposizioni per il rafforzamento delle misure di sorveglianza nei punti di ingresso internazionali (porti e aeroporti presidiati dagli Uffici di Sanità Marittima, Aerea e di Frontiera - USMAF) e sono state date indicazioni affinché il rilascio della libera pratica sanitaria alle navi che nei 21 giorni precedenti (periodo massimo di incubazione, ndr) abbiano toccato uno dei porti dei Paesi colpiti avvenga solo dopo verifica, da parte dell’USMAF, della situazione sanitaria a bordo». Per quanto riguarda i voli aerei, continua la nota, «è stata richiamata la necessità dell’immediata segnalazione di casi sospetti a bordo per consentire il dirottamento dell’aereo su uno degli aeroporti sanitari italiani designati ai sensi del Regolamento Sanitario Internazionale 2005».

Immigrati in arrivo via mare

Il Ministero della Salute ammette l’esistenza di «un rischio remoto di importazione dell’infezione», ma ricorda che «l’Italia, a differenza di altri Paesi europei, non ha collegamenti aerei diretti con i Paesi affetti e che altri Paesi europei stanno implementando misure di sorveglianza negli aeroporti». «Riguardo le condizioni degli immigrati irregolari provenienti dalle coste africane via mare - si legge ancora -, la durata di questi viaggi fa sì che persone che si fossero eventualmente imbarcate mentre la malattia era in incubazione manifesterebbero i sintomi durante la navigazione e sarebbero, a prescindere dalla provenienza, valutati per lo stato sanitario prima dello sbarco, come sta avvenendo attraverso l’operazione “Mare Nostrum”». Infine, una nota per i turisti, viaggiatori e residenti nelle zone colpite: per costoro, scrive il dicastero, «il rischio è considerato molto basso se si seguono alcune precauzioni elementari quali evitare il contatto con malati e/o i loro fluidi corporei ed evitare il contatto con i corpi e/o fluidi corporei di pazienti deceduti, oltre alle altre semplici e generiche precauzioni sempre consigliate in caso di viaggi in Africa Sub-sahariana: evitare contatti stretti con animali selvatici vivi o morti, evitare di consumare carne di animali selvatici, lavare e sbucciare frutta e verdura prima del consumo, lavarsi frequentemente le mani».


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