domingo, 13 de dezembro de 2009

Senato, per salvare Berlusconi il Pdl presenta una super-legge


ROMA - Regalo di Natale per Silvio Berlusconi. Garantito per la prossima settimana. Un anticipo dei botti di Capodanno. Con la "sorpresa" che il premier ha sempre desiderato e tante volte annunciato: un nuovo scudo congela-processi per le alte cariche, l'immunità parlamentare con il ritorno al vecchio articolo 68 della Carta, la separazione delle carriere dei giudici e la conseguente riforma del Csm. Una sola legge, d'iniziativa parlamentare, per non coinvolgere direttamente il governo. Con l'obiettivo finale di andare a un unico referendum in cui giocare la faccia del presidente del Consiglio. Fuori dal pacchetto, attraverso una legge ordinaria, un inasprimento delle attuali norme, che risalgono all'88 dopo il referendum, sulla responsabilità civile dei giudici, e la riforma elettorale del Csm, per la quale i tempi sono ormai strettissimi, al punto che si scoglie un certo scetticismo nel Pdl sull'effettiva possibilità di farcela in vista della consultazione tra le toghe (luglio 2010).

L'"editto di Bonn" del Cavaliere si traduce subito in una zampata parlamentare, in una sfida all'opposizione, in una manovra sulle riforme che straccia, sin dal suo esordio, ogni possibilità di dialogo con il centrosinistra. C'è già, in nuce, una sfida al Quirinale che, a ogni occasione, raccomanda "riforme condivise". Ma nel pacchetto prenatalizio non c'è nulla che può far presagire possibili intese con il Pd, visto che Bersani e Violante hanno chiuso le porte a riforme che non siano "complessive". Il no di Di Pietro è scontato. L'unico margine resta con l'Udc su scudo e immunità. Tra i berluscones l'ordine è mettere da parte gli indugi e lanciare un segnale molto forte, "inondando il Parlamento con una raffica di riforme".

Il lavorio in corso tra gli esperti giuridici del Pdl di Camera e Senato lascia intendere che il "pacco dono" arriverà a metà settimana. Al Senato la riforma costituzionale, alla Camera il resto. Con un intreccio a tenaglia con il processo breve e il legittimo impedimento. Una strategia ben chiara. Andare avanti, subito dopo le feste, con le due leggi ordinarie e iniziare il confronto su quelle costituzionali. Al premier, per via dei due processi milanesi aperti (Mills e Mediaset), sta soprattutto a cuore la norma che può bloccare le sue convocazioni a palazzo di giustizia. Sarà la "legge ponte" che apre la via al nuovo lodo Alfano bis, rimodellato dal vice capogruppo al Senato Gaetano Quagliariello, sulla sentenza della Consulta. Un testo che, per evitare uno stop dal Quirinale e dalla stessa Corte, conterrà le indicazioni puntuali degli impegni istituzionali che possono giustificare di saltare un'udienza ma con l'obbligo di una certificazione da parte degli uffici. Dovrà essere un testo inappuntabile quello che rivede l'articolo 420 del codice di procedura penale soprattutto in rapporto al processo breve. Perché, se da un lato il governo sponsorizza un dibattimento rapido per tutti i cittadini, dall'altro non può costruire una norma irragionevole per allungare a dismisura i tempi del processo per premier, ministri, parlamentari.

Il pacchetto costituzionale, almeno stando per il momento alla pagina dell'indice, non riserva sorprese. Il nuovo lodo, dopo la bocciatura di quello firmato da Alfano, è una necessità imprescindibile per Berlusconi. Prevederà il congelamento dei dibattimenti per le alte cariche. Con l'immunità il premier si augura di acchiappare il pieno consenso dei suoi parlamentari che non potranno più dire quanto lamentano adesso, che si lavora ormai solo per lui. La separazione delle carriere e del Csm è il leit motiv di questa e della precedente legislatura di Berlusconi. Il quale dovrà comunque fare i conti con Fini e con la Bongiorno. Anche se ormai il suo input è raggiungere comunque il risultato.

Come dimostra il caso delle intercettazioni: mentre la legge è ormai bloccata da mesi al Senato, ecco che il Pdl ricorre a un escamotage per legare lo stesso le mani dei pm. Crea un capitolo di bilancio ad hoc, il 1363, "spese di giustizia per l'intercettazione di conversazioni e comunicazioni", che toglie a quello abituale, il 1360 ("spese di giustizia"), gli ascolti. Peccato che con il primo i magistrati potevano mettere un telefono sotto controllo tutte le volte che era necessario farlo. D'ora in avanti dovranno prima chiedere se ci sono ancora fondi a disposizioni. Di fatto un colpo all'azione penale obbligatoria perché, pur di fronte a un reato, i pm non potranno far nulla per mancanza di soldi.

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