quarta-feira, 29 de junho de 2016

Storia e arte nel cuore rurale del Molise

La chiesa di san Giorgio martire, a Petrella Tifernina, uno dei migliori esempi di architettura romanica in Molise

CAMPOBASSO - Dai monti del Matese, in provincia di Campobasso, parte una valle che attraversa il Molise e che, a tratti, è bella e struggente come un dipinto: campi di girasole e meleti spaziano con i loro colori che toccano tutte le sfumature del giallo e del verde; in lontananza spuntano abbazie solitarie, torri d’avvistamento, santuari e borghi arroccati sull’Appennino, diviso dal letto del fiume Biferno, che scorre tra le antiche vie della transumanza di Puglia, Abruzzo e Molise. 
Per un’ottantina di chilometri lungo la statale 647 la generosa valle del Biferno regala scorci bucolici di selve fitte e scure e di borghi ricchi di storia, dove un tempo i briganti spadroneggiavano sui pochi pastori che vivevano nella valle e sui pellegrini che la percorrevano a piedi; oggi restano boschi, camminamenti, torri, abbazie e case aggrappate alle colline e al monte Miletto, alto 2mila metri. Dalla strada principale Bifernina partono vie secondarie, tortuose e panoramiche, che nella bella stagione esplodono di colori: dal verde brillante dei prati al rosa pallido dei fiori dei meleti, dal giallo dei campi di grano al rosso dei papaveri e al verde cupo dei querceti.
Se vicino alla costa ci si imbatte in vigneti e in campi coltivati a ulivi e a girasoli, all’interno si trovano boschi di querce e faggeti; ovunque spuntano edicole votive, cappelle e abbazie, come quelle di santa Maria di Casalpiano, a Morrone del Sannio, che risale all’anno Mille, e la chiesa di san Giorgio martire, fondata a Petrella Tifernina nel XIII secolo, uno dei migliori esempi di architettura romanica in Molise. Sono la testimonianza dei popoli che hanno vissuto in queste terre, dai Sanniti ai Romani, e dai numerosi pellegrini che nei secoli l’hanno attraversata. Anche i borghi medievali, centri storici scolpiti nella pietra, testimoniano i tanti passaggi: Oratino, a 9 chilometri da Campobasso, dominato da una rocca millenaria abbarbicata a un precipizio, inserito tra i “Borghi più belli d’Italia”, e Castropignano con il castello d’Evoli, costruito a strapiombo sul Biferno in epoca normanna. Lungo il fiume si trovano piccole centrali idroelettriche, alcune delle quali ancora funzionanti, e antichi mulini come quello di Colle d’Anchise, trasformato in una struttura ricettiva – La Piana dei Mulini - per la pesca sportiva e il birdwatching.
Tanti sono i borghi: Bojano, centro medievale aggrappato alla roccia; Roccamandolfi, borgo-presepe in provincia di Isernia, caratterizzato da viuzze, scalinate, passaggi ad arco e da un castello fondato dai Longobardi, con scorci panoramici suggestivi; Campochiaro con i resti del santuario di Ercole, fondato dai Sanniti, e Sepino, antica città romana con resti del foro, del teatro e della basilica, anch’esso entrato nei circuito dei “Borghi più belli d’Italia”. Qui il tempo sembra non essersi mai fermato, proprio come a Ripalimosani, nella cui chiesa di santa Maria Assunta è conservata una delle poche copie al mondo della Sacra Sindone; come a Civitacampomarano, borgo piccolissimo che vanta un castello angioino, e tra i vicoli di Casalciprano, museo a cielo aperto della memoria contadina molisana con sculture, murales e ambientazioni tradizionali. La storia regionale è raccontata anche nel museo civico di Baranello, con terrecotte e bronzi dalla preistoria all’epoca romana, reperti etruschi, vasi italioti e greci, statue, maioliche e porcellane.
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segunda-feira, 27 de junho de 2016

San Marco Cavoti, il paese dei centenari sotto la lente degli scienziati


LA CASA dei "matusalemme" italiani è un paesino del Beneventano di poco più di 3.500 anime a qualche passo dalla più nota Pietrelcina. Si chiama San Marco dei Cavoti e da tempo si riscontra nella popolazione un alto numero di centenari. E' proprio sui suoi abitanti che un team di ricercatori italiani ha puntato lo sguardo, a caccia dei segreti della longevità. Quali fattori permettono a questi super anziani di tagliare un traguardo così ambito? Il Crei, Collegio dei reumatologi italiani, sotto la guida del presidente Stefano Stisi, ha deciso di indagare e ha dato avvio al primo studio osservazionale nazionale sui fattori che incidono sulla qualità dell'invecchiamento della popolazione. La pista battuta dagli esperti porta sulle tracce della vitamina D e del gene recettore nucleare per questa vitamina (Vdr), ma anche degli stili di vita degli over 90.

La ricerca porta il nome dell'enofora Hebe, la dea greca dispensatrice del nettare dell'eterna giovinezza, e durerà circa 4 mesi. Verrà condotta su due gruppi di sammarchesi, composti da circa 150 persone ciascuno. Da una parte saranno studiati gli ultranovantenni e i loro figli con più di 60 anni, dall'altra gli ultrasessantenni che da tre generazioni non annoverano novantenni in famiglia. "Oltre ad analizzare i livelli nel sangue di vitamina D e del polimorfismo del gene Vdr di questi abitanti, il recettore nucleare che si correla alla longevità e alla qualità di vita, è fondamentale guardare alla loro relazione con uno stile di vita ancora a misura umana, senza quei problemi di sovraffollamento che caratterizzano le grandi città, e all'impatto psicofisico positivo di una maggiore capacità di percezione di felicità, grazie alla semplicità sociale", dichiara Stisi.

A tutti gli 'arruolati' nello studio verrà sottoposto un questionario con domande sulle abitudini alimentari, relazionali, sulle caratteristiche socio-economiche e culturali.
Infine, ai membri di entrambi i gruppi verrà prelevato un campione di sangue che sarà analizzato dai laboratori di genetica dell'ospedale Rummo di Benevento, con l'obiettivo di conoscere il sottotipo di recettore nucleare per la vitamina D (Vdr) oltre che misurare i livelli ematici di Vitamina D. "Analizzeremo anche il rapporto tra le comorbilità con altre malattie dell'invecchiamento", continua Stisi. "Ci auguriamo di confermare quanto emerso già dai lavori di altri gruppi di ricerca negli Usa, europei e iraniani, ossia che la longevità è strettamente correlata al gene Vdr con polimorfismo FF".

Se la ricerca confermerà "che il polimorfismo del gene Vdr-Ff è più efficiente nei longevi, potremo fare molto di più per le malattie reumatiche dell'invecchiamento che riguardano l'apparato locomotore, come osteoporosi o artrosi, e per quelle neurodegenerative, come l'Alzheimer per esempio", dice Stisi. "Studiare se possiamo modificare la risposta genetica ai meccanismi d'invecchiamento, con l'introduzione di una dose adeguata di un antiossidante come la vitamina D, potrebbe aiutarci


a offrire una migliore qualità di vita ai pazienti che hanno a che fare con il dolore e ai futuri anziani. Questa ipotesi potrebbe essere d'aiuto per la prevenzione delle patologie degenerative dell'apparato locomotore, visto che sulle cure siamo fermi a 30 anni fa", conclude.
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Dani Alves a Torino, visite e firma

Brasiliano alla Juve per due anni con opzione per un terzo


 TORINO, 27 GIU - Primo giorno a Torino per Dani Alves. L'ex difensore del Barcellona ha lasciato da poco l'albergo del centro in cui ha trascorso la notte per recarsi al JMedical, la nuova struttura sanitaria della Juventus. Dopo le visite mediche di rito, il brasiliano si recherà nella sede bianconera per firmare il contratto con la sua nuova società. Il giocatore, che si è concesso ai selfie e agli autografi di alcuni tifosi, si legherà alla Juventus per due anni. Il contratto prevede anche una opzione per una terza stagione, fino al 2019.

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sexta-feira, 24 de junho de 2016

Alfa Romeo festeggia il 24 giugno i suoi 'primi' 106 anni


ROMA - Come si conviene ad una 'vecchia' signora, oggi in perfetta forma e proiettata, anzi, verso un nuovo importante futuro, sulla data di nascita dell'Alfa Romeo - e quindi sulla sua reale età - esistono pareri diversi. Per alcuni il compleanno, con 106 candeline sulla grande torta, cade domani in quanto il 24 giugno 1910 venne ufficialmente creata a Milano l'ALFA (Anonima Lombarda Fabbrica Automobili) un nome scelto anche per richiamare la prima lettera dell'alfabeto greco a sottolineare l'inizio di un nuovo tipo di attività nelle costruzioni automobilistiche. Per altri, invece, la vera età anagrafica dell'Alfa Romeo è di 110 anni, in quanto nell'aprile del 1906 l'imprenditore francese Alexandre Darracq diede vita a Napoli ad un'azienda automobilistica 'locale' che avrebbe assemblato le vetture prodotte fin dal 1896 in Francia dall'omonima marca. Dopo pochi mesi di attività in Campania Darracq, per far fronte alle difficoltà nel trasporto dei materiali dalla Francia, trasferì la Società Italiana Automobili Darracq a Milano costruendo uno stabilimento nell'area del Portello, dove si era appena conclusa l'Expo del 1906. Le vicissitudini di questa fase dell'attività della Darracq collegano le due date: nel 1909 a causa dello scarso successo di queste auto, l'azienda viene chiusa e nella stessa sede - quella che diventerà il celebre stabilimento del Portello dell'Alfa Romeo - venne costituita, il 24 giugno dell'anno successivo, per iniziativa di un gruppo di industriali la Anonima Lombarda Fabbrica Automobili. Ne era presidente Ugo Stella, che era stato sindaco e consigliere della Società Italiana Automobili Darracq.

L'ALFA, nonostante un buon inizio industriale promettente e al debutto, grazie al contributo del progettista Giuseppe Merosi, della 24 HP e della 12 HP, la nuova società entrò in crisi alla vigilia del primo conflitto mondiale tanto che il 28 settembre 1915 fu messa in liquidazione. A salvare l'azienda provvide la Banca di Sconto, guidata dal finanziere Angelo Fogliami e fu proprio fra i clienti di questa banca che Fogliami scelse l'ingegnere napoletano Nicola Romeo - che aveva costituito nel 1911 nei pressi del Portello, la società in accomandita semplice Ing. Nicola Romeo & C che si occupava di meccanica pesante - come 'guida' della nuova ALFA. Ed ecco spuntare una nuova data nel passato di questa 'vecchia' e nobile signora dell'industria automobilistica: il 2 dicembre 1915 quando l'ingegner Romeo rileva gli stabilimenti ex Darracq e ex Anonima Lombarda Fabbrica Automobili e li incorpora nella propria società, creando la Anonima ing. Nicola Romeo & C. Dopo un periodo di attività legata alle commesse belliche del Governo è solo nel 1920 che le auto tornano nelle linee di montaggio del Portello, con il debutto in quell'anno della nuova denominazione Alfa Romeo entrata nel precedente logo circolare con le parole Alfa e Milano che era stato ideato dal progettista Merosi.

Tra i sette figli dell'ingegner Nicola Romeo - tre maschi e quattro femmine - una era stata chiamata Giulietta, e fu proprio lei a ispirare il nome scelto per il modello che nel 1954 servì a guidare il successo della Casa milanese (con forti radici napoletane) negli anni del boom economico italiano.


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La passerella galleggiante sul lago d'Iseo vista dallo spazio

La passerella galleggiante sul lago di Iseo vista dallo spazio: quattro immagini, catturate in tempi diversi, dal satellite per l'osservazione della Terra, Sentinel-2A dell'Agenzia Spaziale Europea (Esa), mostrano le diverse fasi dell'installazione, in modo da ottenere anche un'animazione che ne racconta la costruzione.


La prima foto scattata il 19 aprile mostra il lago e al centro Monte Isola senza il molo galleggiante. Ma con il passare dei giorni la passerella prende forma: come mostrano le foto del 22 maggio e dell'8 giugno, fino ad arrivare all'ultima, del 21 giugno, quando l'installazione è coperta con il tessuto giallo. La passerella 'The Floating Piers', che il boom di visitatori (80 mila finora) ne ha costretto per ora la chiusura notturna, è stata realizzata dall'artista bulgaro-americano Christo.

Inaugurata il 18 giugno, l'opera è lunga 3 chilometri e permette di 'camminare sulle acque' del lago, dalla sponda orientale a Monte Isola, fino al 3 luglio. I moli sono larghi 13 metri e alti circa 35 centimetri e coperti di un tessuto giallo, che giochi di luce e l'acqua trasformano col passare dei giorni in tonalità rosso e oro. La passerella, come si vede anche nelle foto del satellite, prosegue sulla terraferma, per altri 2,5 chilometri di strade pedonali, in riva al lago nei territori di Sulzano e Peschiera Maraglio.


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Cattedrali del vino, la cantina si fa arte

Sono sempre più numerose le aziende vinicole che affidano la realizzazione delle proprie cantine a grandi artisti e archistar internazionali - da Mario Botta a Renzo Piano, da Massimiliano Fuksas a Arnaldo Pomodoro e a Gae Aulenti – come segno di prestigio e per unire il buon vino alla bellezza estetica del luogo dove produrlo, con soluzioni architettoniche sempre più ardite e originali. Le nuove cattedrali del vino sono edifici pensati per sperimentare, per valorizzare il territorio e per attirare consumatori e visitatori. Ecco le più belle cantine presenti sul nostro territorio, firmate da grandi architetti, che promuovono il turismo enogastronomico.
Cantina Petra
Spunta tra i vigneti della Maremma livornese di Suvereto la maestosa e geometrica azienda vitivinicola toscana Cantina Petra, disegnata dall’architetto svizzero Mario Botta nel 2003, che si è ispirato ai templi precolombiani. Rivestita di marmo di Verona, la cantina si inserisce sul pendio di una collina per circa trecento metri, nel cuore della Val di Cornia, tra boschi di sughero, uliveti e macchia mediterranea. Il corpo centrale della cantina, esternamente tagliato da una lunga scalinata, ospita i serbatoi per la vinificazione e, al piano terra e nel sottosuolo, le botti per l’invecchiamento. Per organizzare le visite alla struttura, funzionale ed ecosostenibile: www.petrawine.it

Tenuta Castelbuono
E’ la cantina più fotografata dell’Umbria: la Tenuta Castelbuono della famiglia Lunelli, che in Trentino produce il celebre Ferrari, sorge su un antico vitigno tra le dolci colline del territorio di Montefalco, dove si produce il Sagrantino. La cantina si trova all’interno di una gigantesca e suggestiva opera d’arte premiata dall’Unesco, progettata nel 2012 da Arnaldo Pomodoro. Si tratta di un carapace - l’altro nome della cantina - un gigantesco guscio di tartaruga in rame, inciso da crepe che ricordano i solchi della terra e con zampe rosse, simbolo di longevità e di unione tra cielo e terra. E’ la prima scultura al mondo in cui è possibile vivere e lavorare, un’opera che sfida i confini tra scultura e architettura e che accoglie per visite e degustazioni davvero panoramiche. 
Per prenotazioni: www.tenutacastelbuono.it

Distilleria Nardini
Avveniristiche “bolle”, realizzate da Massimiliano Fuksas nel 2004, ospitano la storica distilleria Nardini a Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. L’originale struttura, composta dalle due bolle elissoidali a vetri e da una parte sommersa illuminata da bocche di luce naturale, è nata come un laboratorio di ricerca e come spazio per promuovere la cultura della grappa con visite guidate, degustazioni, eventi e mostre. Informazioni e prenotazioni al sito: www.nardini.it

Cantina dei Domini Castellare 
L’azienda vitivinicola toscana della tenuta Rocca di Frassinello, a Castellina in Chianti, è stata disegnata dall’archistar Renzo Piano nel 2006: l’alta torre svetta tra i filari e cattura la luce grazie a tre specchi posti sulla sua cima che controllano la temperatura dell’enorme barriccaia – 2.500 botti di quercia - posta all’interno. La struttura, semplice e lineare, ricorda le forme dell’architettura industriale in netto contrasto con la potenza e la bellezza della natura che la circonda, punteggiata dai vigneti e dai boschi di Bolgheri, a nord, e di Scansano, a sud. Per prenotare le visite e le degustazioni: www.castellare.it

Cantine Antinori
Si fonde con il terreno delle dolci colline di Bolgheri la cantina di Lodovico Antinori di Campo al Sasso, nel Chianti. Firmata da Gae Aulenti nel 2007, la struttura si trova interrata nel cuore di una collina a 20 chilometri da Firenze, con il minimo impatto ambientale. E’ un progetto minimalista e non invasivo che prevede 4 enormi onde di cemento armato che formano lunghe volte sotterranee, sotto le quali ci sono tini, botti, ristoranti, un auditorium, un museo e alcune sale da degustazione. I piani sono collegati da scale elicoidali di grande bellezza.

Cantina Alois Lageder 
“Facciamo entrare la natura in cantina”: questo fu l’intento di Alois Lageder nella progettare nel 1995 la cantina della tenuta Lowengang, in località Magré, realizzata poi dagli architetti bolzanini Abram & Schnabl. La cantina rispetta i criteri della biosostenibilità con materiali e sistemi energetici all’avanguardia: è funzionale e luminosa, costruita in legno e vetro, con un grande tetto raggiunto da una rampa larga come una strada e con vasche, ascensori, uffici e scale collocati al livello inferiore. Le mura hanno un altissimo isolamento termico e la cantina più profonda, che si trova a sud, confina con una parete in roccia naturale, sempre climatizzata. L’uso della forza di gravità per trasportare l’uva vendemmiata e la torre di vinificazione circolare, profonda 17 metri, eliminano lunghi tragitti di trasporto, conservando intatta la qualità. Gli impianti fotovoltaici della struttura, inoltre, ne coprono una gran parte del fabbisogno di elettricità. Per prenotare le visite e le degustazioni: www.lageder.com


Cantine Tramin
La progettazione dell’azienda vitivinicola sociale Tramin di Termeno, in provincia di Bolzano, nasce dal tralcio della vite: avviluppante e intrecciata come in una vigna, la struttura della cantina, disegnata nel 2007 dall’architetto Werner Tscholl, si mimetizza con l’ambiente e attraverso una rete metallica verniciata di verde diventa una scultura che simboleggia il vigneto. La cantina, inoltre, è pensata anche come monumento da visitare: al primo piano della struttura, infatti, si scoprono la tradizione, la lavorazione e la storia del territorio e si degustano i vini Gewürztraminer più prestigiosi dell’azienda. Per organizzare le visite:www.cantinatramin.it

Feudi di San Gregorio
Fortemente legata al territorio, l’Irpinia, e alla tradizione enologica campana, la cantina Feudi di San Gregorio è innovativa e sperimentale. La nuova struttura, progettata nel 2004 da Hikaru Mori e Maurizio Zito con la collaborazione dei designer Massimo e Lella Vignelli, ha una struttura dalle linee semplici ed essenziali inserita in un mondo fatto di luoghi d’acqua, giardini di spezie e roseti in fiore. All’interno la cantina, per lo più interrata, è armoniosa ed equilibrata con spazi dove incontrarsi e confrontarsi come in un laboratorio di idee. Per prenotare le visite e le degustazioni: www.feudi.it

Alla scoperta dei 300 giardini più belli d'Italia

Camminare lungo i viali, tra siepi e sculture classiche, e scoprire geometrie, disegni tridimensionali creati con piante e fiori. Respirare i profumi, ammirare gli scenari dall'alto dei terrazzamenti, vivere la bellezza. "Tutti dovrebbero diventare giardinieri", secondo Paolo Pejrone, presidente dell'Associazione parchi e giardini d'Italia, per provare cosa vuol dire "avere la pazienza di sognare, non aver paura di mettere le mani nella terra, avere un contatto diretto con quello che si ha intorno".
    La guida "L'Italia dei giardini. Viaggio attraverso la bellezza tra natura e artificio", realizzata dall'associazione e da Touring Club Italiano, racconta, con immagini e parole, trecento paradisi floreali che fanno parte del patrimonio culturale italiano e illustra itinerari turistici tra architettura e natura. Un atlante "ricco di conoscenza e di serietà, - ha detto Pejrone, durante la presentazione nella Sala della Biblioteca del Quirinale a Roma - che non vuole essere portatore di messaggi speciali ma racconta la realtà": spazi verdi italiani, selezionati da specialisti, descritti nei dettagli estetici e storici e corredati da mappe regionali e da approfondimenti su stili, architetti, mode, particolarità botaniche, curiosità. "Non a caso - ha sottolineato il vice segretario generale del Quirinale Lucrezia Ruggi D'Aragona - il significato di giardino è legato alla parola 'paradiso'".
Dal sistema delle residenze sabaude ai giardini esoterici della Liguria, dai parchi termali del Trentino alla musica delle acque nelle Ville Tuscolane: il libro è un invito alla visita di giardini pubblici e privati in tutta Italia, che si distinguono per la maestria con cui l'uomo ha saputo realizzarli.
"Una prima rassegna delle bellezze di questo Paese - lo ha definito Franco Iseppi, presidente Touring Club italiano - non solo naturali ma frutto del lavoro dell'uomo, della sua creatività, della sua intelligenza, della sua capacità inventiva, perché siamo convinti che la bellezza sia l'espressione delle distintività di questo Paese". "Li abbiamo considerati un lusso, un di più, ma sbagliavamo - ha aggiunto Francesco Scoppola, dirigente generale decano Mibact - perché anche i giardini non valorizzati ci danno le tre condizioni essenziali dell'uomo: aria da respirare, acqua da bere, cibo da mangiare. Noi consideriamo lusso ciò che è davvero necessità".
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terça-feira, 21 de junho de 2016

Austria, incidente a bus di pellegrini: 46 italiani coinvolti, 4 feriti gravi


ROMA - Un pullman che trasportava 46 pellegrini friulani è rimasto coinvolto in un grave incidente stradale a circa 70 km da Vienna. Lo fa sapere la Farnesina. "Dieci sono incolumi, gli altri hanno riportato ferite di vario livello di gravità e sono attualmente ricoverati in diverse strutture ospedaliere nei dintorni di Vienna", riferiscono dal ministero degli Esteri aggiungendo che l'ambasciata d'Italia è in contatto con le autorità locali e si è immediatamente attivata per prestate tutta l'assistenza necessaria.

L'incidente è avvenuto intorno a mezzogiorno. I passeggeri del pullman, udinesi, goriziani e cividalesi, tutti tra i 40 e i 50 anni, erano partiti stamane all'alba da Gorizia diretti in Polonia. Il pullman ha raggiunto l'Austria attraversando la Slovenia, poi si è immessa sulla A2, in un tratto dove poco prima si era verificato un altro incidente stradale. La notizia viene riportata sulla home page del Messaggero Veneto di Udine. "Il bilancio è di 4 persone ferite in modo grave e 42 in modo lieve", ha sintetizzato al termine delle operazioni di soccorso la portavoce della Croce Rossa est, Sonja Kellner.

Il pullman, secondo una prima ricostruzione avrebbe tamponato un mezzo pesante fermo per un'avaria. Il portavoce dei vigili del fuoco, Franz Resperger, ha riferito che anche l'autista del tir, sbalzato fuori dal veicolo, è rimasto gravemente ferito. Alcuni testimoni hanno detto che la guida del gruppo nell'urto sarebbe stata sbalzata fuori dall'abitacolo e tre persone sono rimaste intrappolate nell'autobus. Soltanto l'intervento dei vigili del fuoco è riuscito a liberarle. Altre tre persone che avevano subito lesioni abbastanza leggere sono state medicate sul posto da una squadra di soccorsi specializzata.

L'incidente

è avvenuto a Grimmenstein/Seebenstein nella zona della diga. Sul posto oltre 24 ambulanze e l'elicottero che ha trasportato i feriti più gravi negli ospedali di Vienna. La strada è rimasta interrotta per diverse ore.

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Paella al quarto posto nel mondo per ricerche su Internet


ROMA - La ricetta della Paella, piatto tradizionale della cucina spagnola e in particolare di quella di Valencia, è una delle quattro più ricercate al mondo su Internet. E' quanto emerge dallo "Estudio Internacional de la Paella", realizzato, con la collaborazione di diversi blog e diversi siti web specializzati, dalla Escuela de Arroces y Paella Valenciana e dal sito www.originalpaella.com. Al livello mondiale le ricerche in Internet della Paella occupano il quarto posto con 5,4 milioni di ricerche nel 2015, proprio dietro la pizza (con 26,8 milioni di ricerche), sushi (con 12 milioni di ricerche) e il risotto e ben prima di icone gastronomiche, come l'hamburger, il hot dog, gli spaghetti ed il roast beef.

Per quanto riguarda le ricerche condotte in Italia, i primi tre posti li occupano la pizza, le crepes ed il sushi. La paella occupa il sesto posto, pur essendo la più ricercata tra le ricette spagnola (325,200 ricerche nel 2015, +22,3% rispetto al 2014).

La profonda cultura gastronomica del riso che esiste in Italia, secondo lo studio, spiega in gran parte l'interesse per la Paella Valenciana. La ricetta della paella più ricercata dagli italiani è la Paella mixta con 48.28%, seguita dalla tradizionale Paella valenciana con il 34.48% e la Paella di pesce con 17,24%.

Per quanto riguarda le esportazioni di ingredienti e gli utensili, l'Italia è il secondo paese al mondo che importa più prodotti e utensili per cucinare la Paella, dopo la Francia, seguita da Gran Bretagna, Australia e Stati Uniti. Secondo la Escuela de Arroces, infine, l'Italia è il anche quarto paese al mondo per numero di studenti interessati ad imparare a preparare la paella, dietro Stati Uniti, Brasile e Paesi Bassi.


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Rinascimento in tavola a Leonessa dal 24 al 29 giugno

ROMA - Un vero e proprio viaggio all'indietro nel tempo tra rievocazioni storiche, spettacoli di fuoco e accese sfide fra i Sesti: dal 24 al 29 giugno Leonessa (Rieti) celebra la ventesima edizione dell'era moderna del "Palio del Velluto", una tradizione che affonda le sue radici nel lontano 1464. Nelle 6 taverne aperte per l'occasione - che proporranno particolarissime ricette rinascimentali e piatti tipici della tradizione reatina - si potrà pagare solo con il carlino: nel centro storico saranno aperti i banchi del cambiavalute dove si potranno convertire gli euro in carlini, unica moneta spendibile nelle taverne.

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25 e 26 giugno cibo tipico a Città della Pieve per Infiorata

ROMA - Lumache al pizzico, cinghiale al dragoncello e carni cotte all'interno di uno spettacolare focolare. Sono solo alcune delle specialità che si potranno gustare a Città della Pieve, nell'incantevole scenario degli Orti del Palazzo Vescovile, il 25 e il 26 giugno. La cittadina in provincia di Perugia si trasformerà in un tripudio di colori e profumi grazie alla cinquantunesima edizione dell'Infiorata: da Porta Sant'Agostino sino ai piedi della Cattedrale in piazza del Plebiscito, uno splendido tappeto floreale di oltre 900 metri quadrati riproporrà le più belle opere delle passate edizioni.

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Pizzaioli,un albo per riconoscere 100 mila professionisti


ROMA - Istituire un albo per il riconoscimento ufficiale della qualifica di pizzaiolo professionista. A proporlo è un disegno di legge presentato oggi da 22 senatori a palazzo Madama, volto a sanare il vuoto legislativo che si è creato nel corso degli anni che riguarda i 100 mila pizzaioli che lavorano oggi in Italia. Anche perchè il mondo della pizzeria in Italia rappresenta il 50% del fatturato della ristorazione tradizionale.

Il provvedimento parte dal Veneto, primo firmatario il senatore Bartolomeo Amidei (Fi), ed è stato accolto con entusiasmo dalle maggiori associazioni del settore. Per diventare pizzaiolo, si legge tra i 10 articoli che compongono il ddl, occorrerà frequentare un corso di 120 ore e superare un esame teorico-pratico. Con questa proposta si vuole mettere al bando ogni tipo di improvvisazione, per garantire la bontà e la qualità della pizza, tutelando i consumatori.


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Le mante giganti più 'pendolari' che grandi viaggiatrici

Non intraprendono lunghe migrazioni oceaniche ma sono più "pantofolaie" del previsto: la scoperta di alcuni ricercatori dell'Università di California - San Diego riguarda le mante giganti, specie marina che può raggiungere un'apertura "alare" anche di 7 metri e vivere oltre 40 anni, per lo più nuotando in oceano aperto fra montagne marine e isolotti alla ricerca della loro principale fonte di cibo: il plancton. I ricercatori americani, come spiegato in un articolo pubblicato su Biological Conservation, hanno applicato dei sensori e raccolto campioni di tessuto su alcuni esemplari di 4 diversi siti dell'Indo-Pacifico lontani fra loro tra i 600 e i 13 mila chilometri. Le rilevazioni sono durate sei mesi. L'obiettivo era capire se questi gruppi "locali" di mante fossero o meno tra loro connessi. Gli scienziati hanno scoperto che gli esemplari monitorati tendevano a rimanere vicino al luogo in cui erano stati individuati e che facevano parte di sottopopolazioni con legami molto limitati tra una regione e l'altra. Questi animali, spiega il ricercatore Joshua Stewart "mostrano un grado significativo di comportamento 'residenziale' rispetto alle migrazioni che ci aspettavamo". Le mante intraprendono viaggi su lunghe distanze occasionali, aggiunge, ma a quanto pare il comportamento abituale è più stanziale. La scoperta ha delle importanti implicazioni ai fini della conservazione della specie: questa caratteristica rende da un lato le mante giganti più vulnerabili alla pesca e ad altre attività umane. Dall'altro però potrebbe semplificarne la conservazione con accordi e strategie mirate a livello regionale. Azioni "locali" che invece per specie migratorie come squali e tonni non sarebbero efficaci.

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quarta-feira, 15 de junho de 2016

Blush, tra sunstripping e chroming


Chroming è il termine da segnare in agenda alla voce trucco o make up questa estate. Che tradotto significa “cromatura” e che è una nuova tecnica inventata di recente dal Senior Make Up Artist Mac Cosmetics, Dominic Skinner. Parlare di “nuova tecnica” è improprio poiché si tratta di utilizzare il rossetto al posto del fard ma su zigomi, guance e tempie. Skinner, in pratica, ha utilizzato il rossetto “All I Want” di Mac Cosmetics creando un velo impercettibile ma visibile in controluce, un effetto finale più vicino allo strobing che al sunstripping, che poi è la vera novità di stagione per zigomi e guance.

SUNSTRIPPING
È la vera novità di stagione in fatto di face make up e in particolare è il nuovo modo di applicare il blush o un bronzer, perfetto per la stagione estiva perché simula l’effetto sunkissed che si ottiene dopo una giornata trascorsa sotto il sole, all’aria aperta. «Basta applicare il bronzer o il fard da guancia a guancia, passando sul naso, in pratica occorre dare colore a quei punti, sul viso, solitamente più colpiti dal sole e che si abbronzano prima. Il mio consiglio è aggiungere delle lentiggini finte e si è pronti a partire! Chi ha bisogno di una settimana al sole quando si può fingere così bene?», spiega Lisa Poter-Dixon, make up artist Benefit. È dunque il nuovo bronzing di stagione ma quello che davvero cambia è l’applicazione dei prodotti, che mira a ricreare un effetto più naturale, “più atletico e men o cosmetico” lo definisce Michele Magnani, Senior Make Up Artist Italia Mac Cosmetics. «Simula l’effetto che si ottiene quando si fa una passeggiata all’aria aperta, sotto il sole ma senza scottarsi. Un uso del blush, dunque, perfetto per la donna moderna alla ricerca di soluzioni facili e sempre meno artefatte nel make up». Per ottenerlo, si va a scaldare con un blush o un bronzing, in polvere o in crema, la parte centrale del viso, che va da tempia a tempia, passando sul naso ma evitando la fronte. Per quel che riguarda il colore, dipende dall’effetto che si vuole ottenere, un blush in crema rosato per un risultato più delicato o tendente all’arancione per un look più atletico. Caramello e mattone perfetti invece per un look bronze.

EFFETTO BELLE MINE
Se si desidera invece un effetto più naturale, il segnale arriva dalle passerelle e suggerisce un trucco delicato, belle mine come si dice in termini tecnici che tradotto significa un colorito sano come quello ottenuto dopo una giornata trascorsa all’aria aperta ma senza farsi bruciare o colpire troppo dal sole. Naturale ed etereo insieme, costruito su nuance quasi impercettibili nel colore ma presenti nel dare struttura e valore al volto e una luce particolare, eterea e radiosa. Come sostiene la truccatrice Hannah Murray: «Non c'è niente di più affascinante di un colore sano sulle guance». Protagonista ovviamente il fard che si applica prevalentemente sulle gote, come spiega Giorgio Forgani, make up artist Pupa: «Per creare l’effetto “bonne mine” dovremo andare a fare un piccolo sorriso. Sorridendo si vanno ad individuare più facilmente le gote, e con un movimento circolare si applica il fard nella parte centrale del viso». Per quanto riguarda i colori, Forgani consiglia per le pelli chiare il rosa fino all’albicocca, per gli incarnati medi albicocca e pesca e per le pelli più scure dal pesca al corallo.

I NUOVI PRODOTTI
Ideali per l’estate le palette che racchiudono due tonalità, ma anche due prodotti, ovvero fard e terra insieme per dare colore e scolpire il viso contemporaneamente. Come Blush & Bronze di Pupa, il prodotto due in uno per un viso dal colorito perfetto. La terra assicura un incarnato naturalmente abbronzato e uniforme “effetto pelle baciata dal sole”. Il blush, applicato su guance e zigomi, sublima il viso abbronzato con un delicato velo di colore. O come la nuova Terra ‘Belle Mine’ Effetto Naturale di Collistar che racchiude una terra e un fard in due sfumature complementari, la prima mat e l’altra impercettibilmente perlata che, mischiate a piacere, si trasformano, di volta in volta, per sublimare l’incarnato. Il consiglio è quello di applicarla sugli zigomi e sull’angolo esterno dell’occhio. Il blush come inno alla libertà, all’evasione e alla sensazione di benessere è quello che suggerisce Chanel con Harmonie Poudre Belle Mine, che rende ancora una volta l’effetto naturale protagonista di uno stile, lo stile ormai iconico di Les Beiges. Duo N.2 contiene un rosa corallo, da applicare sugli zigomi e un beige avorio luminoso per illuminare il colorito. Infine, per chi ama le texture creamy, Lip & Cheek Bloom di Burberry, ispirato alle tonalità dei giardini di campagna inglesi, regala un tocco di colore leggero e setoso alle guance ma anche alle labbra. A prova di errore, è facile da modulare, grazie alla formula leggera come una piuma con particelle sottili di madreperla che offrono diversi risultati. Applicata con le dita, la texture liscia ed elastica rimane impercettibile sulla pelle, eliminando le piccole imperfezioni e donando una sensazione di idratazione. O come Les Saisons Mister Radiant Blush di Givenchy, il fard bonne mine dalla consistenza gel a base di acqua e microsfere rosa perlate per una luminosità satinata sulle guance. E per chi non sapesse decidere, Rosy Glow di Christian Dior è il prodotto ideale poiché reagisce al tasso di umidità della pelle per far rinascere delicatamente il colore delle guance. Dopo l'applicazione, dona un colore fresco e luminoso che s'illumina in base al colorito di ogni donna, per un effetto bonne-mine su misura che dura tutta la giornata.


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Artrose era doença mais comum do Império Romano, diz estudo


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ArtroseEra a artrose que colocava "de joelhos" os moradores do Império Romano, curvando as costas e maltratando os antigos romanos com uma dor que ninguém conhece atualmente antes dos 30 anos. Isso é o que revelou um estudo com mais de dois mil esqueletos encontrados na Roma Antiga.


A pesquisa, publicada em um livro chamado "Bones: Orthopaedic Pathologies in Roman Imperial Age", a maior do gênero sobre o tema, mostrou que as articulações dos cidadãos romanos sofriam muito com os trabalhos manuais realizados na época e que, para as dores geradas desse trabalho, não havia nenhuma prevenção ou cura.

Caso houvesse uma fratura causada pela doença, ela era "consertada" sem nenhum tipo de cirurgia. O mais comum era a colocação dos doentes sobre uma tábua de madeira, onde ali permaneciam e aguardavam imóveis a diminuição das dores.

"Algumas descobertas nos aparentaram ser tão particulares que não podíamos deixar de pressupor que eles tinham bons conhecimentos sobre as técnicas de cura óssea. Nos pareceu, então, importante procurar a colaboração com especialistas em medicina para entender e analisar a evolução dos conhecimentos médicos e ortopédicos da Roma imperial", disse o médico ortopedista, Andrea Piccioli, que liderou o estudo.

Para chegar aos resultados finais, a equipe contou com a presença de dois ortopedistas, três antropólogos, dois radiologistas e duas historiadoras da medicina.

O trabalho representa uma possibilidade sem precedentes na leitura científica por causa do alto número de sujeitos examinados - encontrados em necrópoles suburbanas da capital italiana -, analisados com exames fotográficos integrados com modernas técnicas de imagem como, por exemplo, a Tomografia Axial Computadorizada (TAC), capaz de avaliar lesões impossíveis de serem descobertas anteriormente.

"Nós conseguimos obter uma fotografia de uma época longínqua, que nos mostrou histórias de homens e de doenças que nos surpreenderam e, às vezes, nos emocionaram. Eram mulheres e homens habituados a viver e trabalhar com doenças dolorosas e invalidantes. Hoje, é impossível apenas pensar em viver com esses sofrimentos físicos", conclui Piccioli. (Ansa)

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Berço de Dante Alighieri, Florença irá sediar estreia de 'Inferno'

CINGAPURA (Reuters) - A cidade italiana de Florença, o berço do poeta Dante Alighieri, irá sediar a estreia mundial de "Inferno", terceiro filme adaptado dos romances de Dan Brown protagonizados pelo simbologista Robert Langdon.

"Fico contente de dizer que será na linda Florença, na Itália", disse Ron Howard, diretor dos três filmes, à Reuters em Cingapura nesta terça-feira, acrescentando que a locação é apropriada por ser a "peça central do filme".

A estreia irá acontecer no dia 8 de outubro.

"Inferno" mostra Langdon, professor da Universidade Harvard interpretado por Tom Hanks, em uma caçada humana na tentativa de deter um complô concebido para controlar a população mundial através da disseminação de uma praga artificial mortífera.

A aventura é a mais recente da franquia bem sucedida de livros e filmes iniciada em 2003 com "O Código Da Vinci", e tem Hanks novamente no papel que ele já descreveu como "o cara mais esperto do pedaço".

O título do filme e muitos dos símbolos examinados por Langdon se inspiram em larga medida na vida e nas obras de Alighieri, cujo maior feito literário é a trilogia do século 14 "A Divina Comédia", em que primeira parte se intitula "Inferno".

A produção também conta com a atriz britânica Felicity Jones e o ator indiano Irrfan Khan, e Ben Foster encarna o cientista determinado a deflagrar o vírus fatal.

(Por Pedja Stanisic)



Leia mais: http://extra.globo.com/tv-e-lazer/berco-de-dante-alighieri-florenca-ira-sediar-estreia-de-inferno-19503549.html#ixzz4BeXrGyas


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terça-feira, 14 de junho de 2016

Curiosidades - O café na Itália

Os italianos são grandes bebedores de café. Assim como nós brasileiros é um tal de vamos tomar um cafezinho pra cá e pra lá. O café aqui se toma em pé nos balcões dos bares a qualquer hora do dia ou ao final de uma refeição nos restaurantes, mas pedir e degustar um café aqui é quase uma ciência.
Para mim o café é a melhor parceria Itália-Brasil: nós um dos maiores produtores de café de grande qualidade e os italianos grandes torrefadores e vendedores dos melhores cafezinhos.
Mas como esse é um assunto que para mim é muito “delicado” (sou uma apreciadora/bebedora incondicional de café e só tomo café expresso e de preferência de uma só marca) vou avisando que o tal do cafezinho aqui não agrada a maioria dos brasileiros.
É difícil tomar um café ruim nos milhares de bares espalhados pelo país, a média é bem alta mas a principal diferença com o cafezinho brasileiro está na torrefação e na quantidade do famoso expresso.
Se você entra em um bar e pede um “caffè normale” vai se deparar com uma xicarazinha cheia até a metade com um café cremoso e uma espuma densa por cima (melhor o café mais tempo a espuma permanece). É o café para ser tomado em um único gole e muitos italianos tomam até sem açucar.
Para os brasileiros fanáticos que não queiram se aventurar na tradição italiana a melhor coisa é pedir um “caffé lungo”. Aí sim a sua xicarazinha vai vir cheia quase até a boca, mas o café é sempre forte e cremoso.
Mas a variações vendidas nos bares são muitas e pedir um café pode ser um pouco mais complicado do que dizer apenas normale ou lungo.
Aqui algumas variedades:
-Caffè: pedido assim é o expresso, o café normale
-Caffè decaffeinato: é o café sem cafeina, descafeinado.
-Caffè ristretto: expresso muito curto, no máximo um dedo da xícara.
-Doppio: duas vezes o expresso (não confundir com o longo).
-Lungo: café expresso com um pouco mais de água.
-Caffè macchiato: café com uma um pouquinho de leite (“mancha”). O leite pode ser frio (macchiato freddo) ou quente (macchiato caldo).
-Caffè corretto: café com um pouquinho de grappa ou outra bebida alcoolica.
-Caffè shakerato: ideal no verão, é o café com gelo agitado na coqueteleira.
-Americano: um expresso servido em xícara grande junto com um bulê de água quente para “alongar” ou melhor, americanizar o café.
-Marrochino: café expresso com espuma cremosa de leite e por cima chocolate em pó. E sempre servido em uma xícara de vidro.

Café lungo, normale e ristretto
E depois ainda tem o cappuccino e o caffé latte, que não são a mesma coisa. Mas isso, já é uma outra história…
Entre em um bar, escolha a sua versão e bom café!!
As variedades