autoritratto di Leonardo da Vinci
Un pastore nell'atto di tosare una pecora sullo sfondo di un paesaggio collinare punteggiato da architetture. Proprio nelle settimane in cui a Londra viene applaudita come evento dell'anno la grande mostra dedicata a Leonardo, spunta in Italia un nuovo dipinto attribuito al geniale artista toscano. A firmare l'attribuzione è Luciano Buso, pittore e studioso trevigiano che da tempo rivendica la scoperta di una tecnica di scrittura nascosta usata dai pittori dell'antichità e tramandata di bottega in bottega fino quasi ai giorni nostri come sorta di incancellabile autentica delle opere. Autore di un lungo studio sulle firme celate nei dipinti (tra questi anche la Gioconda) di cui è stata pubblicata all'inizio del 2011 una prima anticipazione ("Firme e date celate nei dipinti da Giotto ai tempi nostri", a cura di Luciano Buso, Duck Edizioni), Buso sottolinea di aver ritrovato copiose scritte anche in questa tela rinascimentale, insieme con quella che sarebbe la data di composizione, il 1508. Di più: nei tratti del pastore "vista anche la straordinaria somiglianza con il volto sinora conosciuto di Leonardo da Vinci", lo studioso riconosce un "probabile autoritratto" del Maestro.
La tela è di proprietà di un privato di cui non viene diffuso il nome. Inserito in una bella cornice coeva, precisa lo studioso nella sua relazione, il dipinto appare purtroppo in condizioni non buone. La tela è integra, premette, senza "alcuna caduta di materiale originale", esaminata all'ultravioletto presenta "pochi ritocchi pittorici , tra cui un rinforzo del colore nero degli occhi". Ha però "probabilmente subito in epoche precedenti delle puliture non testate, tali per cui risulta essere impoverita delle velature e delle lacche". In particolare, argomenta Buso, il cielo appare "totalmente ridipinto", una ridipintura eseguita senza togliere la tela dalla cornice e che "rende il cielo privo della preziosa profondità creata dal maestro". L'impoverimento delle velature sarebbe evidente anche nell'incarnato dell'anziano pastore. Cionondimeno Buso è certo che si tratti di un'opera autografa di Leonardo. Lo dimostrano, dice, "le tantissime scritte celate emerse nell'intera superficie dell'opera". Nelle "chiare scritte criptate", sostiene , ricorre molte volte la data 1508, oltre a svariate iniziali del nome e anche il nome per intero "Leonardus'. "Una grande lettera L risultata essere originale come le altre scritte-aggiunge- appare in basso a sinistra, del tutto simile a quella apparsa nella Gioconda, semivisibile anche ad occhio nudo, seguita poi dalle lettere 'da' e 'V'". L'intero nome Leonardus sarebbe nascosto invece tra i riccioli della pecora. Sulla testa del pastore diverse L, che secondo Buso comproverebbero l'intenzione di Leonardo di indicare nei tratti dell'uomo il suo autoritratto. E ancora: diverse date e iniziali sarebbero state vergate "da sinistra verso destra", particolarità che il restauratore ricorda di aver ravvisato anche nelle lettere identificate nella Gioconda e che comproverebbe la caratteristica di ambidestro del pittore. La scoperta, anticipa, verrà inclusa in un grande dossier sulle 'firme celate da Giotto ai giorni nostri'' di prossima pubblicazione. A questo proposito, dal pittore veneto anche una polemica con Chiara Frugoni, la studiosa italiana che qualche settimana fa ha annunciato di aver scoperto in un affresco di Giotto la presenza del volto di un demone,una scoperta di cui Buso rivendica la primogenitura, ricordando di aver pubblicato un analogo studio in un capitolo del primo volume sulle scritte celate.
La tela è di proprietà di un privato di cui non viene diffuso il nome. Inserito in una bella cornice coeva, precisa lo studioso nella sua relazione, il dipinto appare purtroppo in condizioni non buone. La tela è integra, premette, senza "alcuna caduta di materiale originale", esaminata all'ultravioletto presenta "pochi ritocchi pittorici , tra cui un rinforzo del colore nero degli occhi". Ha però "probabilmente subito in epoche precedenti delle puliture non testate, tali per cui risulta essere impoverita delle velature e delle lacche". In particolare, argomenta Buso, il cielo appare "totalmente ridipinto", una ridipintura eseguita senza togliere la tela dalla cornice e che "rende il cielo privo della preziosa profondità creata dal maestro". L'impoverimento delle velature sarebbe evidente anche nell'incarnato dell'anziano pastore. Cionondimeno Buso è certo che si tratti di un'opera autografa di Leonardo. Lo dimostrano, dice, "le tantissime scritte celate emerse nell'intera superficie dell'opera". Nelle "chiare scritte criptate", sostiene , ricorre molte volte la data 1508, oltre a svariate iniziali del nome e anche il nome per intero "Leonardus'. "Una grande lettera L risultata essere originale come le altre scritte-aggiunge- appare in basso a sinistra, del tutto simile a quella apparsa nella Gioconda, semivisibile anche ad occhio nudo, seguita poi dalle lettere 'da' e 'V'". L'intero nome Leonardus sarebbe nascosto invece tra i riccioli della pecora. Sulla testa del pastore diverse L, che secondo Buso comproverebbero l'intenzione di Leonardo di indicare nei tratti dell'uomo il suo autoritratto. E ancora: diverse date e iniziali sarebbero state vergate "da sinistra verso destra", particolarità che il restauratore ricorda di aver ravvisato anche nelle lettere identificate nella Gioconda e che comproverebbe la caratteristica di ambidestro del pittore. La scoperta, anticipa, verrà inclusa in un grande dossier sulle 'firme celate da Giotto ai giorni nostri'' di prossima pubblicazione. A questo proposito, dal pittore veneto anche una polemica con Chiara Frugoni, la studiosa italiana che qualche settimana fa ha annunciato di aver scoperto in un affresco di Giotto la presenza del volto di un demone,una scoperta di cui Buso rivendica la primogenitura, ricordando di aver pubblicato un analogo studio in un capitolo del primo volume sulle scritte celate.
di Silvia Lambertucci