È una delle più grandi riserve della biosfera, tra Toscana, Liguria, Principato di Monaco e Francia. Allarme di Legambiente. La scoperta è stata casuale, favorita da una gara di off shore.
LIVORNO – È ancora un parco marino. Ma pare sia sparita la direzione. E come conseguenza, nessuno controlla che vengano rispettate regole e limiti all'impatto umano su quello che è uno dei più interessanti habitat protetti del Mediterraneo. Il Santuario dei Cetacei, enorme bacino marino tra Toscana, Liguria, Principato di Monaco e Francia, è a rischio. Sono a rischio, soprattutto i cetacei che vivono in questa straordinaria riserva. Almeno 32.800 esemplari di stenelle (mammiferi della famiglia dei delfini) e 830 balenotteri, secondo le stime dei ricercatori dell’Università di Barcellona, di Greenpeace e dell’Istituto Tethys. La decapitazione della struttura di controllo del parco, sostengono gli ambientalisti, era destinata a passare in silenzio. E la dinamica con cui è avvenuta è paradigmatica di quanto sta succedendo e potrà succedere ad altri parchi e aree protette. Oggi il Santuario dei Cetacei, almeno nella sua parte italiana, sembra un’entità fantasma. Il segretariato (l’organismo esecutivo che aveva sede a Genova) non esiste più. Se ne sono accorti, quasi per caso, i dirigenti nazionali di Legambiente.
DIREZIONE FANTASMA - La spia d'allarme è stata una gara di offshore annunciata nelle acque protette del santuario. Vietatissma, secondo le norme create apposta per proteggere le aree naturali, come qualsiasi altra attività che possa generare disturbo o mettere in pericolo l'ambiente e la vita degli animali del parco. I dirigenti nazionali di Legambiente, per denunciare e la violazione del divieto si sono rivolti a Philippe Robert, segretario della "parte italiana" del parco. Robert, ha risposto che non era più in carica. «Dal gennaio 2010 non ricopro più questo incarico e lavoro in Francia nell'Agenzia delle Aree Marine Protette», ha risposto sconsolato Robert via mail. La decapitazione del parco è avvenuta senza annunci ufficiali. Nè da parte del ministero dell'Ambiente, nè da parte di altri organismi. «Significa che nella più grande area marina protetta del Mediterraneo nessuno oggi può dettare regole e far rispettare regolamenti», spiega Sebastiano Venneri, vice presidente nazionale di Legambiente . «Un paradosso e uno scandalo, almeno per quanto riguarda le competenze italiane». In pratica significa, come sta appunto avvenendo, che a chiunque può venire in mente di organizzare un evento senza chiedere permessi. È il caso delle gare di motoscafi offshore, organizzate controllo. Il "parco " non ha più la direzione. E di conseguenza le violazioni possono essere all'ordine del giorno. «Una vergogna ambientale», tuona Legambiente.
ATTACCHI AL LARGO - La gara, che ha provocato polemiche ed ha portato alla scoperta della defenestrazione dei vertici del Santuario, si chiama Primatist Trophy 2010 ed è stata annunciata dal 27 al 30 luglio nel mare compreso tra la Toscana, Sardegna, Corsica e Provenza. «Ma la gara è solo l’ultimo attacco e neppure il peggiore contro l’ormai decapitato Santuario – continua Veneri di Legambiente -. Da tempo quest’area protetta è sotto assedio. Trivellazione per la ricerca di petrolio, lavaggio delle cisterne delle petroliere, pesca illegale con le rete spadare e container dal contenuto sospetto, probabilmente tossico, gettati in mare».
Marco Gasperetti
mgasperetti@corriere.it
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