Mappa tettonica semplificata della Pianura Padana che mostra le faglie dell’Appennino settentrionale (fonte: G: Toscani et al., Italian Journal of Geoscience)
Arriva da una ricerca italiana il primo identikit delle faglie presenti nella porzione di Appennino "sepolta" sotto la Pianura Padana. E' pubblicata sull'Italian Journal of Geoscience e si deve alla collaborazione fra Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), università di Pavia e dipartimento della Protezione civile. "E' l'analisi della struttura dei fronti sepolti sotto la Pianura Padana", ha spiegato il coordinatore della ricerca, Gianluca Valensise, dell'Ingv. "La catena appenninica è più ampia di come ci appare" e "il motivo per cui ne vediamo solo una porzione è che è stato in parte sollevato su un ordine di grande scala, ossia, 100-150 chilometri, e forma la catena montuosa che conosciamo, mentre una porzione non si è mai sollevata e giace ancora al di sotto del livello del mare". In pratica, se si scavasse sotto la Pianura Padana eliminando mille metri di sedimenti, comparirebbero le strutture dell'Appennino sepolte e vedremmo la dorsale ferrarese, ossia la struttura che ha generato il terremoto del 20 maggio. Questa, ha detto ancora Valensise, è costituita dalle "strutture più avanzate dell'Appenino, che nelle ultime centinaia di migliaia di anni hanno continuato ad avanzate verso Nord-Est", ha detto l'esperto. Questo movimento genera un meccanismo per cui la parte anteriore della catena montuosa crea strutture compressive, mentre alle spalle si crea distensione. Il movimento distensivo (che avviene sulla cima della catena) è quello che, ad esempio, ha dato origine al terremoto di Colfiorito del 1997. I ricercatori hanno scoperto che all'altezza di Ferrara esistono almeno tre sistemi, posti l'uno davanti all'altro a distanza di 10-15 chilometri l'uno dall'altro: il più arretrato e più antico è ai piedi dell'Appennino, nella zona di Bologna, il più avanzato e recente è sul versante Nord-Est della dorsale ferrarese, associato il terremoto del 20 maggio. Strutture come queste, nel loro movimento continuo e costante, possono generare terremoti così come influenzare, modellandolo, il corso dei grandi fiumi della Pianura Padana, primo fra tutti il Po.
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