(ANSA) - Una storia d'amore tenera come tante tra
ragazzini, una città che ha convissuto con la mafia facendo finta che
non esistesse fin quando le stragi di Capaci e via d'Amelio l'hanno
presa a schiaffi di brutto, un artista che è stato una Iena tv prima di
essere Il testimone per Mtv e che ha sempre sognato il cinema. Con La mafia uccide solo d'estate, Pierfrancesco Diliberto, conosciuto come Pif, fa il suo esordio alla regia.
Il personaggio, è talmente noto (non meno di qualche giorno fa è stato tra i più applauditi alla renziana Leopolda a Firenze) da fare una masterclass a Lucca Comics domani per parlare del suo lavoro. Il 28 novembre, prodotto dalla Wildside (la società di Fausto Brizzi, Lorenzo Mieli, Marco Martani e Mario Gianani) uscirà in sala distribuito da 01 il film che, si sente dire negli ambienti cinematografici, potrebbe andare al festival di Torino.
''Ho sempre voluto fare il cinema, ho sempre giocato con gli attrezzi di questo mestiere perchè mio padre ha una società di produzione, ma fare cinema a Palermo così come in Italia non è una cosa facile. La mia strada ha preso qualche anno fa un'altra direzione, fortunata. Ho frequentato il corso Mediaset come autore televisivo e da lì ho conosciuto Davide Parenti e Le Iene'', racconta in un'intervista all'ANSA Pif.
Dal programma cult di Italia 1 ad una trasmissione tutta sua, Il Testimone, su Mtv che va avanti dal 2007 e che racconta con semplicità e curiosità storie comuni, piccole cose, accanto a personaggi famosi con l'attenzione al diverso, a quello che non arriva sulle prime pagine. ''Stiamo preparando la nuova stagione - aggiunge Pif - va in onda da marzo, con una puntata speciale il 27 novembre dedicata al mio film''.
Un'autocelebrazione addirittura? ''Cerco di stare attento, parlo del mio film ma in un modo spero diverso da come ci si può aspettare. Dico che per le riprese non ho pagato il pizzo e che se ti organizzi bene puoi non pagarlo, se fai le cose senza ambiguità. Una testimonianza insomma che ci avvicina agli 800 esercizi di AddioPizzo, un'iniziativa nata da un gruppo di giovani per reagire ad un certo status quo ma che ha contagiato meravigliosamente questa città''.
In La mafia uccide solo d'estate, il 41enne Pif che ne è anche il protagonista con Cristiana Capotondi (e Ninì Bruschetta e Claudio Gioè), pesca nel suo vissuto, ''di quelli che come me sono nati e cresciuti a Palermo senza pensare alla mafia perchè quella riguardava 'altri', come se non esistesse. Una reazione per salvarsi, che oggi mi viene in mente quando leggo i commenti agli omicidi a Milano a Quarto Oggiaro 'finchè si ammazzano tra loro...'. A Palermo si diceva 'l'hanno ammazzato per debiti di gioco o perchè era un femminaro e invece era la guerra scatenata dai corleonesi. Avevo 10 anni all'epoca dell'omicidio di Dalla Chiesa ma la 'sveglia' a me come a quelli della mia generazione ce l'hanno data le stragi del '92, le morti di Falcone e Borsellino e oggi ad esempio una realtà come AddioPizzo io la considero una delle eredità di quei magistrati sacrificati.
Senza voler farsi prendere dall'entusiasmo perchè la mafia esiste ancora, il cambio culturale di mentalità, specie nelle giovani generazioni nella mia città si percepisce''.
Il film ''una commedia con lati drammatici e comici'', proprio con i fatti storici di mafia si va a misurare raccontando l'educazione sentimentale e civile di un bambino, Arturo, che nasce a Palermo lo stesso giorno in cui Vito Ciancimino, mafioso di rango, è stato eletto sindaco.
E' una storia d'amore che racconta i tentativi di Arturo di conquistare il cuore della sua amata Flora, una compagna di banco di cui si è invaghito alle elementari che vede come una principessa. ''Ma ogni volta che la cosa sta lì lì per concretizzarsi accade un fatto di mafia che li condiziona e li blocca''. Pif ha immaginato, con effetti speciali, che il suo protagonista sia anche nel bel mezzo di eventi tragici 'entrando' nelle immagini d'archivio che si vedranno nel film.
Ragazzo come tanti altri dell'Italia degli anni '70, è costretto a fare i conti con la mafia nella sua città
Il personaggio, è talmente noto (non meno di qualche giorno fa è stato tra i più applauditi alla renziana Leopolda a Firenze) da fare una masterclass a Lucca Comics domani per parlare del suo lavoro. Il 28 novembre, prodotto dalla Wildside (la società di Fausto Brizzi, Lorenzo Mieli, Marco Martani e Mario Gianani) uscirà in sala distribuito da 01 il film che, si sente dire negli ambienti cinematografici, potrebbe andare al festival di Torino.
''Ho sempre voluto fare il cinema, ho sempre giocato con gli attrezzi di questo mestiere perchè mio padre ha una società di produzione, ma fare cinema a Palermo così come in Italia non è una cosa facile. La mia strada ha preso qualche anno fa un'altra direzione, fortunata. Ho frequentato il corso Mediaset come autore televisivo e da lì ho conosciuto Davide Parenti e Le Iene'', racconta in un'intervista all'ANSA Pif.
Dal programma cult di Italia 1 ad una trasmissione tutta sua, Il Testimone, su Mtv che va avanti dal 2007 e che racconta con semplicità e curiosità storie comuni, piccole cose, accanto a personaggi famosi con l'attenzione al diverso, a quello che non arriva sulle prime pagine. ''Stiamo preparando la nuova stagione - aggiunge Pif - va in onda da marzo, con una puntata speciale il 27 novembre dedicata al mio film''.
Un'autocelebrazione addirittura? ''Cerco di stare attento, parlo del mio film ma in un modo spero diverso da come ci si può aspettare. Dico che per le riprese non ho pagato il pizzo e che se ti organizzi bene puoi non pagarlo, se fai le cose senza ambiguità. Una testimonianza insomma che ci avvicina agli 800 esercizi di AddioPizzo, un'iniziativa nata da un gruppo di giovani per reagire ad un certo status quo ma che ha contagiato meravigliosamente questa città''.
In La mafia uccide solo d'estate, il 41enne Pif che ne è anche il protagonista con Cristiana Capotondi (e Ninì Bruschetta e Claudio Gioè), pesca nel suo vissuto, ''di quelli che come me sono nati e cresciuti a Palermo senza pensare alla mafia perchè quella riguardava 'altri', come se non esistesse. Una reazione per salvarsi, che oggi mi viene in mente quando leggo i commenti agli omicidi a Milano a Quarto Oggiaro 'finchè si ammazzano tra loro...'. A Palermo si diceva 'l'hanno ammazzato per debiti di gioco o perchè era un femminaro e invece era la guerra scatenata dai corleonesi. Avevo 10 anni all'epoca dell'omicidio di Dalla Chiesa ma la 'sveglia' a me come a quelli della mia generazione ce l'hanno data le stragi del '92, le morti di Falcone e Borsellino e oggi ad esempio una realtà come AddioPizzo io la considero una delle eredità di quei magistrati sacrificati.
Senza voler farsi prendere dall'entusiasmo perchè la mafia esiste ancora, il cambio culturale di mentalità, specie nelle giovani generazioni nella mia città si percepisce''.
Il film ''una commedia con lati drammatici e comici'', proprio con i fatti storici di mafia si va a misurare raccontando l'educazione sentimentale e civile di un bambino, Arturo, che nasce a Palermo lo stesso giorno in cui Vito Ciancimino, mafioso di rango, è stato eletto sindaco.
E' una storia d'amore che racconta i tentativi di Arturo di conquistare il cuore della sua amata Flora, una compagna di banco di cui si è invaghito alle elementari che vede come una principessa. ''Ma ogni volta che la cosa sta lì lì per concretizzarsi accade un fatto di mafia che li condiziona e li blocca''. Pif ha immaginato, con effetti speciali, che il suo protagonista sia anche nel bel mezzo di eventi tragici 'entrando' nelle immagini d'archivio che si vedranno nel film.
Ragazzo come tanti altri dell'Italia degli anni '70, è costretto a fare i conti con la mafia nella sua città
www.ansa.it
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