sexta-feira, 23 de julho de 2010

La pesca in Sicilia, una risorsa preziosa da salvaguardare


La Sicilia crede in una pesca sostenibile: al centro del Mediterraneo la scommessa del futuro è coniugare la tutela dell'ecosistema marino con lo sviluppo socioeconomico della sua marineria. Missione impossibile? "No, ce la faremo. E' una partita in cui crediamo e che vogliamo vincere a tutti i costi, per tutelare i nostri mari e dare il giusto rilievo a una tradizione millenaria, quella dei nostri pescatori, che sono una risorsa economica e sociale". Ha le idee chiare Titti Bufardeci, assessore regionale alla pesca della Sicilia. L'Europa chiede regole severe e misure drastiche per i pescatori e per la loro sicurezza a bordo.

"Verissimo - commenta Bufardeci - ma non ci scoraggiamo. Anzi, da questa crisi usciremo più forti. E salveremo la nostra tradizione, anche grazie alle risorse del Fondo europeo della Pesca, il programma comunitario di sostegno al settore". La Sicilia è una delle regioni più virtuose d'Italia: i vecchi stereotipi vanno in soffitta. Per il periodo 2007/2013 la Sicilia ha a disposizione oltre 150 milioni di euro. E vengono spesi con raziocinio e tempestività. "Abbiamo già messo a bando quasi 90 milioni di euro dello stanziamento finanziario complessivo, di cui dispone la Sicilia", spiega Bufardeci. Risorse che sono state utilizzate, e lo saranno ancor di più nei prossimi tre anni, per migliorare la professionalità dei pescatori, elevare le performance tecnologiche del settore, mettere in sicurezza e rendere moderni i porti. Anche per fare fronte alle misure draconiane che l'UE impone alla marineria.

Con l'entrata in vigore del Regolamento Mediterraneo sulla Pesca dettato dalla Commissione europea, arrivano nuove regole per la pesca che prevedono l'utilizzo di maglie più larghe nelle reti. Una procedura che rende impossibile la cattura di parecchie specie ittiche particolarmente diffuse nella marineria siciliana. Per rispondere con argomentazioni scientifiche alle prescrizioni del nuovo regolamento, il dipartimento Pesca della Regione siciliana avvierà con ISPRA e Cnr - in collaborazione con le marinerie locali - una campagna di ricerca per provare l'inefficacia delle norme contenute nel regolamento comunitario. "In un momento così delicato di crisi economica - afferma Titti Bufardeci - stiamo lavorando per garantire un futuro alla nostra flotta peschereccia.

Le regole dell'Unione Europea vanno rispettate, ma possiamo rassicurare i nostri pescatori. In autunno, a Bruxelles si riaprirà la discussione sul regolamento. Ci presenteremo con forti argomentazioni scientifiche per spiegare le nostre ragioni e modificare queste regole estremamente penalizzanti per la nostra marineria". Le ragioni della ricerca sono chiare: "Vogliamo salvare - continua Bufardeci - la tradizione legata ad alcune specie ittiche che sono anche patrimonio della gastronomia siciliana come il cappuccetto, il calamaricchio e il cicirello. Si tratta di tre specie, vale la pena ricordarlo, che vengono catturate già adulte". La campagna di ricerca finanziata dalla Regione siciliana costerà circa 300 mila euro e si baserà su studi compiuti da Sciacca a Trapani. In prima linea con i pescatori è sceso anche il Ministero delle Politiche Agricole, che ha costituito l'Unità di crisi con il compito di redigere le linee di intervento a sostegno del settore. Per Bufardeci "il Ministro Galan sta lavorando bene.

Con il decreto anticrisi si prevedono ammortizzatori sociali a favore dei marittimi e per le imprese. In pratica, saranno possibili compensazioni anche per gli armatori, che in una Regione come la nostra spesso sono riuniti in cooperativa e rappresentano un sistema di microimprenditorialità che va tutelato". Le misure previste da Galan verranno rafforzate a livello regionale dall'unità di crisi che si è costituita alla fine di giugno. La partita per il futuro della pesca si gioca soprattutto a livello europeo. "Vogliamo essere decisivi nelle scelte - continua Bufardeci - perché la Sicilia rappresenta un terzo della flotta nazionale". I regolamenti UE dettano, con inusitato dettaglio, norme che, nel dare indicazioni comportamentali rigide, prevedono sanzioni pesantissime per i trasgressori. E vale la pena osservare che spesso l'inapplicabilità della norma non dipende dalla volontà del pescatore, ma da una complessiva strutturazione del settore. Sempre in tema di regole, ricorda Bufardeci - "abbiamo chiesto alla Commissione europea - in questa primavera è stata ricevuta nella sede del parlamento siciliano - un impegno a essere «più elastica» nell'applicazione delle norme, anche a fronte della nostra specificità territoriale".

Infatti, la pesca in Sicilia è connotata da una massiccia presenza di piccolissime imprese a conduzione familiare, che spesso hanno una scarsa capacità organizzativa anche se sono rinomate per la loro perizia. "Aver pensato, conclude Bufardeci, nell'ambito del Fondo europeo della pesca, a contributi individuali per accompagnamento sociale, proteso alla diversificazione dello sforzo di pesca, è stato opportuno e condivisibile. Purtroppo, riscontriamo anche difficoltà di tipo attuativo per la scarsa scolarizzazione degli addetti e per la conseguente impreparazione a svolgere attività diverse anche se forse più vantaggiose economicamente. Occorre quindi graduare la tempistica degli interventi precedendoli con appropriate azioni formative. In questo senso, per la prima volta, la Regione ha avviato un piano formativo per il settore a valere sul Fondo sociale europeo con un primo stanziamento pari a 36 milioni di euro da condividere con il settore mercantile".


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