domingo, 2 de janeiro de 2011

Frattini: «Su Battisti l'Italia non cede Siamo pronti al ricorso all'Aia»

«Basta con le dottrine che difendono i latitanti. L'Europa fermi gli aiuti a chi perseguita i cristiani»

Roma  - Allo sgarbo di Lula, il governo risponderà «con ogni mezzo possibile», sul piano politico, giuridico, parlamentare, sapendo bene però che «un governo sovrano e forte come quello brasiliano non è condizionabile da azioni di ritorsione». E sulla tragedia delle minoranze cristiane perseguitate, l'Italia chiederà all'Europa di passare «dalle parole ai fatti», anche subordinando gli aiuti economici ai Paesi che li richiedono alla verifica della tutela del diritto alla libertà religiosa. Lo dice Franco Frattini, ministro degli Esteri, sicuro di rappresentare nell'anno delle celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia «l'interesse nazionale». Che non dovrebbe essere disperso «in polemiche politiche misere, come qualche volta in questi giorni è accaduto: sulla scia delle parole del capo dello Stato, le forze politiche devono mostrarsi unite e concordi su questioni cruciali per il nostro Paese».

Cesare Battisti (Ansa)

Partiamo dal caso Battisti. Al di là delle proteste, come avete intenzione di muovervi adesso?

«Intanto, fedeli all'impegno che tutte le istituzioni hanno sempre dimostrato per risolvere questo caso -, da quello anche personale del capo dello Stato, a quello del governo, della diplomazia - faremo ricorso al Tribunale Supremo contro la decisione di Lula, che ha sorpreso perfino giudici brasiliani di fama. Perché è impensabile che si possa derogare ad un trattato bilaterale adducendo come motivazione che per Battisti il ritorno in Italia comporterebbe l'aggravamento della sua posizione o rischi personali: ma scherziamo? Con tutto il rispetto, non è l'Italia il Paese dei desaparecidos, non è qui che in galera si tortura, si uccide o vengono fatti sparire i detenuti».

Appunto, la portata dell'accusa all'Italia è tale che qualcuno pensa che servano passi più decisi.

«E infatti stiamo pensando di portare il caso dinanzi alla Corte Internazionale dell'Aja. Non vogliamo lasciare nulla di intentato. Il no all'estradizione è un precedente gravissimo che potrebbe influire sui destini di tanti latitanti: non può passare il segnale che il Brasile è il Paese dove si può ripetere un nuovo caso Battisti. Non è accettabile che, dopo la dottrina Mitterrand, si diffonda l'idea che esiste una dottrina Lula...».

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