Francesco Monchiero, titolare ed
enologo della ditta, e sua moglie Lucrezia, Sales Manager, nell'azienda
vitivinicola Monchiero Carbone
ROMA - Barbaresco,
Barolo, Barbera, Gavi, Arneis, Moscato. Per la seconda tappa del tour
ideato dalla società fiorentina Business Strategies, le giornaliste
cinesi della rivista Revue du Vin de France, in Italia per sondare le
eccellenze di casa nostra ai fini della promozione sul mercato
orientale, hanno idealmente navigato il fiume Tanaro per degustare il
miglior Piemonte vinicolo. Sei grandissime denominazioni per sei
grandissimi vini che hanno fatto, e fanno tuttora, l'immagine
dell'Italia nel mondo; rinomati e altisonanti anche i nomi delle aziende
visitate che rappresentano il loro territorio con etichette e calici
estremamente rappresentativi. Ecco il Barolo, 'il re dei vini e il vino
dei re', proveniente dalle colline intorno a Castiglione Falletto
(Cuneo) dove Vietti da generazioni fa la storia dei grappoli tra i più
importanti del mondo, secondi per importanza solo a quelli della
Borgogna. Regina del regno è la Barbera, nata come vitigno rustico e
diventato nobile col tempo; grazie al lavoro dell'azienda Braida di
Rocchetta Tanaro, è passato da calice dissetante per i contadini della
zona, all'essere presente sulle più blasonate tavole internazionali.
Altro splendido rosso è il Barbaresco, figlio del Nebbiolo delle Langhe
cuneesi; il miglior Crù per questo straordinario vitigno è considerata
la Martinenga, dove hanno sede le Tenute Cisa Asinari dei Marchesi di
Grésy. Nel cuore del Roero, tra due colline Renesio e Mombirone, si
trova l'azienda Monchiero Carbone, punto di riferimento per quella bacca
bianca che anticamente veniva chiamata 'Nebbiolo bianco', oggi Arneis;
dai morbidi rilievi a 300 metri sopra il livello del mare, si coltivano
le viti per produrre un vino profumato, con una buona struttura acida e
grande freschezza. Grande avventura biodinamica poi tra le vigne di La
Raia, nella denominazione Gavi, dove si coltivano uve Cortese; metodo
naturale di fertilizzazione, lieviti autoctoni, una bassissima quantità
di anidride solforosa, per un vino in grado non solo di competere ma
anche di superare in qualità le etichette tradizionali. A chiudere il
bel viaggio in Piemonte ecco il Moscato dell'azienda Saracco, sita a
Castiglione Tinella nelle Langhe cuneesi:un calice in cui la dolcezza
del frutto si unisce ad una grandissima espressività aromatica, eleganza
e freschezza.
www.ansa.it/terrae gusto
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