CASTIGLIONE FALLETTO (CUNEO) - Il suo nome incute un certo rispetto:
Barolo. Per poterlo degustare il disciplinare obbliga ad almeno 38 mesi
d’affinamento ma ovviamente l’attesa premierà con gli interessi chi ha
avuto pazienza. Tra le colline delle Langhe, nei nove comuni che
appartengono alla Denominazione DOCG Barolo, si è fatta la storia di
questo nettare austero e le aziende che lo realizzano sono impegnati da
generazioni nella coltivazione del Nebbiolo. Carlo Vietti fondò a
Castiglione Falletto la sua azienda alla fine del 1800 e ora il suo
discendente Luca Corrado prosegue la tradizione, realizzando vini che
portano con sé la memoria della tradizione e la giusta sensibilità
moderna. “Tanto è importante la Denominazione tanto è piccola la zona
geografica a cui è dedicata; – dice Luca Vietti - noi ci troviamo al
centro di questo luogo magico, che la mia famiglia ha acquistato in
tempi non sospetti con sguardo davvero lungimirante. Oggi un ettaro di
vigne di Barolo costa circa un milione e cinquecento mila Euro; è la
seconda zona più costosa al mondo dopo la Borgogna, più cara addirittura
dello Champagne. Questa per noi rappresenta ovviamente una garanzia
d’eccellenza ma anche una limitazione, perché rende impossibile
l’espansione. La nostra è una delle aziende più vecchie della zona del
Barolo e da sempre il nostro stile è molto tradizionale; i vini fanno
una lunga macerazione, hanno un lungo contatto con le bucce, tra i 30 e i
40 giorni, invecchiano prima in piccole botti per la malolattica e poi 3
anni in botti tradizionali di rovere di Slavonia prima di essere
imbottigliati. Come per le grandi etichette di tutto il mondo,
consigliamo di farli sostare un po’ in cantina, ma quando andremo ad
aprirli avremo le nostre soddisfazioni: grandissima eleganza,
complessità e finezza. Sono vini tridimensionali: secondo me il Barolo è
un vino per il cervello prima ancora che per il palato, perché ti
invita sempre a pensare, devi sempre rincorrerlo nel bicchiere, cambia
continuamente da quando è stato versato. Un’evoluzione che pochi vini
nel mondo hanno, con un finale lunghissimo”. Impossibile raccontare
tutte le vicende della famiglia Vietti, un pezzo della storia del
Barolo: “Basti pensare che una delle nostre vigne, Lazzarito, è datata
1700 e che la cantina storica appartiene al periodo napoleonico. Proprio
qui, tra i cunicoli sotterranei delle nostre cantine, sono state
trovate diverse bottiglie di 9 litri del tardo 1700, che per tanto tempo
sono state chiamate le ‘Bottiglie di Napoleone’; poi in realtà pochi
anni fa è stato scoperto che erano bottiglie che Napoleone dava ai
soldati come razione per 5 giorni”. Queste storie hanno affascinato le
tre giornaliste cinesi della più importante rivista del settore, la
Revue du Vin de France, invitate in Italia dalla società Business
Strategies per sondare le eccellenze di casa nostra ai fini della
promozione sul mercato orientale. Noto come ‘il re dei vini, il vino dei
re’, il Barolo è conosciuto e apprezzato fuori dai nostri confini:
“Siamo sempre stati orientati all’export – prosegue Luca Corrado Vietti –
e per i nostri vini di punta, che non hanno di certo prezzi economici,
il mercato estero è davvero importante. La prima piazza è stata il Nord
America, seguita dall’Europa; la nostra azienda è una piccola boutique
ma essendo un’eccellenza riusciamo ad essere presenti in tutto il mondo.
Il mercato asiatico sta crescendo davvero tantissimo: i vini da
collezione, i grandi Crù di Barolo, le etichette-icone sono le più
richieste, con numeri che noi non riusciamo neanche ad esaurire
completamente. Per nostra fortuna la ‘moda’ dei grandi vini italiani,
come Barolo, Barbaresco e Brunello, sta veramente esplodendo”.
www.ansa.it/terraegusto
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