Per far comprendere quale sia l'origine di quel prodotto
''Per la salvaguardia della qualità e dell'immagine dei nostri migliori prodotti caseari, è essenziale una etichettatura semplice, ma completa che faccia subito comprendere quale sia l'origine di quel formaggio e di quel prodotto in generale. E qui la strada da fare è ancora lunga.
Non bisogna poi dimenticare e sottovalutare l'enorme mole di formaggi (quelli sì, ottenuti con latte in polvere) propinati nelle pizzerie e in molti ristoranti di cui non si conosce minimamente l'origine''. Così il presidente dell'Accademia Italiana della Cucina Paolo Petroni, interviene sulla querelle del formaggi con latte in polvere dopo che la Commissione europea ha inviato una diffida all'Italia per chiedere la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari, previsto storicamente dalle norme italiane.
Premesso che i nostri migliori formaggi tutelati dai marchi europei Dop e Igp, dovranno comunque essere prodotti con latte fresco, secondo i rispettivi disciplinari, ''debbono continuare ad essere tutelati e valorizzati - chiede il presidente dell'Accademia italiana della Cucina - i 487 formaggi tradizionali (di cui ad esempio 63 lombardi, 51 piemontesi, 45 campani, 40 laziali, 35 toscani, 33 veneti) censiti dalle Regioni italiane, ottenuti secondo metodi mantenuti inalterati nel tempo da generazioni. L'Accademia Italiana della Cucina ribadisce che il buon formaggio si produce con il latte fresco, unico sistema che garantisce la migliore qualità e la ricca biodiversità delle nostre produzioni''.
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