quinta-feira, 31 de dezembro de 2009

Le parole di una Repubblica 60 anni di messaggi presidenziali


Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante il messaggio 2008

Dal 1949 al 2008, dieci presidenti, sessant'anni di messaggi di fine anno dal Quirinale a tutti gli italiani: li abbiamo raccolti qui, mettendo in evidenza le parole più frequenti di ogni discorso, per rivivere il periodo dal dopo guerra ad oggi attraverso quei termini che hanno segnato la nostra storia.


Il messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica agli italiani è un appuntamento immancabile, nelle case degli italiani, da ormai 60 anni. E ogni 31 dicembre, le parole che escono dalla tv o dalla radio descrivono l'Italia, con le sue paure e le sue speranze. Per questo abbiamo deciso di riprendere in mano quei discorsi uno per uno, dal messaggio di Luigi Einaudi del 31 dicembre 1949 fino a quello di dodici mesi fa di Napolitano, e ne abbiamo analizzato le parole più utilizzate.

Sono discorsi che fanno rivivere la storia del nostro paese attraverso le parole e i concetti che ne hanno segnato il tessuto culturale e sociale, e che rileggendoli oggi raccontano - anche con una certa nostalgia - un'Italia che non c'è più. Ci sono delle costanti, ovviamente. "Augurio", "anno", "patria", "popolo", "Italia" e "italiani" sono sempre presenti, ma è il resto che descrive e spiega un intero Paese.

Si inizia con i primi, brevi messaggi di Luigi Einaudi in cui si può ritrovare la "tragedia" della guerra, in cui ci sono i "casolari" e i "borghi" dell'Italia contadina, in cui non mancano le "speranze" di un paese che rinasce democratico. Nel 1955 al Quirinale arriva Giovanni Gronchi, nel pieno del boom economico: "progresso", "fiducia" e "lavoro" sono le parole chiave di questi anni. Ed è in questo momento che compaiono e assumono maggior valore termini come "Europa", mentre si discute di Cee e si arriva alla firma dei trattati di Roma.

Antonio Segni tenne due discorsi, nel '62 e nel '63, fino alla malattia che lo costrinse alle dimissioni. Nelle sue parole continua la fiducia nel "progresso" e nello "sviluppo", e nel discorso del 1963 si legge il "commosso pensiero" per la scomparsa di Papa Giovanni XXIII e per l'omicidio di John Fitzgerald Kennedy.

La seconda metà degli anni '60 è segnata dall'incrinarsi del boom economico e dalla guerra del Vietnam. Così nei messaggi di fine anno di Giuseppe Saragat compaiono sempre più importanti le parole "lavoro", "disoccupazione" e "pace". Nel '67 la Comunità Europea si allarga, e con la "Gran Bretagna" si arricchisce di nuove risorse e importanza. "Lavoratori", "operai", "violenza" segnano il messaggio augurale del 31 dicembre '69, al termine dell'autunno caldo e dopo la strage di Piazza ontana.

Il settennato di Giovanni Leone è nel segno delle difficoltà economiche e del terrorismo, come segnalato dal ripetersi delle parole "crisi" e "sicurezza". Con Sandro Pertini compaiono per la prima volta nel messaggio di fine anno i termini "P2" ('81), "mafia", "camorra" ('82); e ritorna con forza maggiore la parola "terrorismo". Senza dimenticare che la parola chiave per Pertini fu "giovani": solo "italiani" e "popolo" furono ripetute più frequentemente nei suoi messaggi.

Si corre veloce nei ricordi, verso la seconda metà degli anni ottanta e la presidenza di Francesco Cossiga, al tramonto della Guerra Fredda e della prima Repubblica. Nell'89 le parole più importanti non possono che essere "Europa", "Est" e "Libertà". Poi gli anni di Oscar Luigi Scalfaro, degli scandali, di Tangentopoli e della nascita della seconda Repubblica: in primo piano i "partiti", il "parlamento", la "politica" e le "responsabilità".

Con Carlo Azeglio Ciampi, eletto nel 1999, si chiude il "secolo" e, visto il quadro internazionale, alla ribalta tornano i termini "mondo", "pace", "fiducia". Siamo ai giorni nostri: nei discorsi di Giorgio Napolitano è la "crisi" a farla da padrone, accompagnata da "lavoro", "politica", "istituzioni". Con un avverbio dominante, "ancora": quasi a sottolineare che la speranza di una società migliore non è alle nostre spalle. Sono queste le parole chiave di questi anni, che fra mezzo secolo racconteranno ai nostri nipoti qualcosa dei sentimenti e della vita dell'Italia di oggi.

E il Quirinale sbarca su Youtube. E le parole del Presidente avranno un nuovo canale ufficiale: Youtube. L'ultimo dell'anno, anche in occasione del messaggio 2009 agli italiani, sarà lanciato il canale ufficiale della Presidenza della Repubblica, raggiungibile all'indirizzo youtube. com/presidenzarepubblica. Qui saranno raccolti i filmati degli interventi più significativi dell'attività del capo dello Stato. Il canale, in occasione del lancio, sarà aperto da un messaggio di benvenuto del Presidente Napolitano: "Apriamo le porte del Quirinale ai tanti utenti dei nuovi media non solo per ampliare e rendere sempre più efficienti e moderni gli strumenti della nostra comunicazione ma anche per promuovere e favorire un rapporto sempre più stretto e trasparente con i cittadini. Le nuove tecnologie non conoscono né barriere né frontiere. Ci incontreremo in questo spazio per costruire, insieme, occasioni di partecipazione alla vita democratica".

Il Presidente della Repubblica non è la prima istituzione che ha deciso di aprire un canale ufficiale su Youtube: la Casa Bianca e la Regina Elisabetta II, ad esempio, sono già presenti sul sito di videosharing. "Siamo entusiasti che il Presidente abbia lanciato un canale su YouTube", ha commentato Chad Hurley, fondatore del sito di video sharing: "Riteniamo che YouTube rappresenti un eccezionale strumento per promuovere democrazia e dialogo tra cittadini e istituzioni. Sempre più figure istituzionali nel mondo si sono affidate a YouTube come strumento di comunicazione, dal Vaticano alla Regina Rania di Giordania e la Regina d'Inghilterra. Oggi per noi è un grande passo in avanti poter aggiungere a questa lista il Presidente Napolitano".

http://www.repubblica.it/

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